Il gaio ministro che
sposa la linea di Repubblica anche senza aver letto il libro della Mazzucco.
«La scuola
deve affrontare il tema della diversità» dice il ministro dell’Istruzione
Giannini. Che candidamente ammette di non sapere nemmeno cosa c’è scritto nel
romanzo al centro del caso
Ma quanto è
piccola Roma. Basta che Repubblica, il quotidiano del villaggio,
suoni la campanella che il ministro si catapulta a raccontare quel che la signora
di Corso Indipendenza vuole sentirsi dire.
Dunque, signora Stefania Giannini,
ministra dell’Istruzione pubblica, come la vede questa vicenda di delicata
educazione e rigurgito fascista al liceo Giulio Cesare?
«Anche il papa ha parlato di omosessualità dicendo: chi sono io per giudicare».
E vabbé, la signora ministra ha un argomento. Ma quante volte ha già cantato il
pappagallo di Pietro? E poi, che c’entrano i «troppi ragazzi che si sono uccisi
in questi anni perché gay»? È sicura di questa balla? Signora, lei legge troppo Repubblica.
Eh sì, la
tecnica del quotidiano debenedettiano e la parata di commedianti messi in scena
per difendere l’indifendibile (un liceo classico che istruisce i suoi
15enni ginnasiali con l’Harmony gay) è la
solita conta della bufala, contala bene e vedrai che chi legge giurerà di
averla vista pascolare insieme all’agnello e al leone.
Si prende una
storia che al primo che passa potrebbe suggerire addirittura domande,
dubbi, perplessità, e la si strizza torcendola fino a trasformarla in una
spugna per l’indignazione di gente altolocata. Il
sindaco, il preside, lo psicoanalista, il ministro. E già, signora la marchesa,
“come mai il ministro tace?”, si chiedeva Repubblica solo il
giorno prima dell’intervista.
Lo schema è
quello usato da sempre con la bestia nera berlusconiana e che di consueto si
limita a plasmare il pensiero del lettore con la nota arguzia della carta
giudiziaria e la fascinosa cavalleria di pagine culturali.
Nella vicenda del liceo Giulio Cesare,
al netto dei benintenzionati che hanno calato un due di picche di querela
quando si sa che la briscola è cuori (do you remember “loveislove”?); e
soprassedendo sui cretini che per fare un assist agli avversari hanno esposto
lo striscione fascista, Repubblica ha rovesciato la
frittata di un caso di docenza asinina per
nascondere l’asino nella notizia di un’offensiva omofobica.
La Mazzucco,
autrice dell’Harmony gay promosso nell’Olimpo della letteratura greco-saffica,
è vittima di un femminicidio letterario. La scuola è assediata dai nazi.
E così, scatta
anche il ricatto ai palazzi del potere di cui Repubblica conosce
ogni andito e ogni andito conosce Repubblica. Ministra Giannini,
vuole che la commissaria politica batta e ribatta il chiodo, dopo di che, le
toccherà difendersi a Ballarò piuttosto che a Piazza Pulita, da Lilli Gruber
piuttosto che da Lucy Annunziata?
«La scuola
deve affrontare il tema della diversità». E così l’asino di un brutto
romanzetto laziale dato in pasto a ragazzini perché c’è dentro il bel
siparietto di una fellatio omosex, diventa per la ministra lieto annuncio «che
in tutta la letteratura dai greci in poi, da Platone a Saffo, il tema
dell’amore omosessuale è stato trattato in tutte le sue declinazioni».
Declinazioni, soprattutto. Ma con la Pravda come si fa, specie
se il ministro dice «ammetto di non aver letto la Mazzucco»? Non si fa. Ci si
informa, signor ministro.
luigi Amicone, tempi.it
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