Don Giussani «Il cammino al
vero è una esperienza», a pag. 123-4,
«Strumento della convivenza
con tutta la realtà umana fatta da Dio è il dialogo. Perciò il dialogo è lo
strumento della missione. […] L'apertura senza limite, che è propria del
dialogo come fattore evolutivo della persona e creativo di una società nuova,
ha una gravissima necessità: non è mai vero dialogo se non in quanto io
porto coscienza di me. È dialogo, cioè, se viene vissuto come paragone tra la
proposta dell'altro e la coscienza della proposta che rappresento io, che sono
io: non è dialogo, cioè, se non nella misura della mia maturità nella coscienza
di me.
Per questo se la
"crisi", nel senso di impegno per un vaglio della propria tradizione,
non precede logicamente il dialogo con l'altro, in quella misura io resto
bloccato dall'influsso dell'altro, oppure l'altro che respingo provoca un
irrigidimento irrazionale nella mia posizione. Quindi è vero che il dialogo
implica un'apertura verso l'altro, chiunque sia - perché chiunque testimonia o
un interesse o un aspetto che si sarebbe messo da parte, e perciò chiunque
provoca a un paragone sempre più completo -, ma il dialogo implica anche una
maturità di me, una coscienza critica di quello che sono.
Se non si tiene presente questo, sorge un pericolo grande: confondere il dialogo con il compromesso.
Se non si tiene presente questo, sorge un pericolo grande: confondere il dialogo con il compromesso.
Partire da ciò che si ha in comune con l'altro non significa infatti dire necessariamente la stessa cosa, pur usando le stesse parole: la giustizia dell'altro non è la giustizia del cristiano, la libertà dell'altro non è la libertà del cristiano, l'educazione nella concezione dell'altro non è l'educazione come la concepisce la Chiesa. C'è, per usare una parola della filosofia scolastica, una "forma" diversa nelle parole che usiamo, cioè una forma diversa nel nostro modo di percepire, di sentire, di affrontare le cose. Ciò che abbiamo in comune con l'altro non è tanto da ricercare nella sua ideologia, quanto in quella struttura nativa, in quelle esigenze umane, in quei criteri originari per cui egli è uomo come noi. Apertura di dialogo significa perciò saper partire da ciò cui l'ideologia dell'altro o il nostro cristianesimo fanno proposta di soluzione, perché fra ideologie diverse ciò che è in comune è proprio l'umanità degli uomini che portano quelle ideologie come vessilli di speranza o di risposta.»
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