di Robi Ronza
02-01-2016 tratto da lanuovabussola
Con Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica e con Matteo Renzi
alla presidenza del Consiglio (e insieme al vertice dell’attuale partito di
maggioranza relativa, primo erede del Pci), il cosiddetto cattolicesimo-sociale, a suo tempo organizzato nelle
varie correnti della sinistra democristiana, presidia entrambi i culmini del
potere politico del nostro Paese. Anche se per ragioni anagrafiche non ha
fatto in tempo a essere democristiano, di un certo ambiente della sinistra Dc
fiorentina Renzi è senza dubbio un erede evidente e consapevole. Diventa perciò
di immediato interesse soffermarsi su questo tipo di cultura politica (ma non
solo) per meglio comprendere i motivi del suo successo e dell’accoglienza che
ha trovato a trova nell’ordine costituito del nostro tempo.
Discorsi o conferenze stampa (come avviene in questi casi) di una certa lunghezza, accessibili per
intero e non rimontati cinematograficamente, sono documenti importanti che
meritano di venire visti e rivisti con attenzione. E oggi è facile farlo dal
momento che sul web li si possono ritrovare senza difficoltà in archivi
telematici. Se allora combiniamo le notizie che abbiamo su queste personalità
con quanto ci stanno venendo a dire ciò che
colpisce è il carattere del tutto “secolare” delle loro petizioni di principio,
dei loro giudizi e delle loro preoccupazioni. Si capisce bene il motivo per
cui trovano così facile consenso in ambienti laici: abbinano infatti un certo rigore personale di matrice cristiana, che
suscita comunque stima, con progetti, priorità e obiettivi che sono in
sintonia, o comunque risultano del tutto compatibili con il nichilismo senza
dramma della cultura progressista del nostro tempo. Per loro il fatto cristiano non è una visione del mondo bensì una
morale, senza tuttavia una sua cultura. Quest’ultima viene attinta dalla
cultura laica-progressista, ossia dalla cultura della tarda modernità al
suo tramonto, ciononostante immaginata come culmine definitivo della civiltà
umana, di cui far quadrare a posteriori gli esiti nobilitandoli con l’etica
cristiana.
Un bell’esempio di tutto questo è l’accenno che nel suo discorso più sopra ricordato il presidente
della Repubblica fa al giubileo della Misericordia indetto da papa Francesco.
“E' un messaggio forte che invita alla convivenza pacifica e alla difesa della
dignità di ogni persona”, osserva Mattarella, che quindi aggiunge: “Con una
espressione laica potremmo tradurre quel messaggio in comprensione reciproca,
un atteggiamento che spero si diffonda molto nel nostro vivere insieme”. In quattro e quattr’otto insomma l’idea di
misericordia messa dal Papa alla base del giubileo viene staccata dalla sua
radice cristiana, secolarizzata e ricollegata a un’idea di concordia
civile così come se la sognavano i filosofi dell’Età dei Lumi. Più in
generale – come chiunque può vedere andandoselo a rileggere o a riascoltare sul
sito web della presidenza della Repubblica - l’orizzonte del discorso è quello
definito dalla cultura laica dominante. Non vi si notano tracce di alcuna altra
fonte. All’interno di tale orizzonte il Presidente si muove poi con sensibilità
diversa, ma come il pesce rosso che guizza nel suo acquario. Persino l’augurio
a coloro che sono nati nel 2015 non gli suggerisce il minimo accenno al valore
della maternità e della famiglia, e nemmeno una parola per i circa 100 mila che
non hanno potuto nascere essendo stati abortiti a termini di legge e a spese
del Servizio sanitario nazionale.
Più interessante ancora è tuttavia il caso di Renzi, al quale comunque si deve riconoscere,
come buona eredità della sua attenzione per gli ideali di La Pira, un
orientamento spesso positivo in politica estera. A parte questo però l’uomo ha una visione del mondo radicalmente
remota da quella cristiana, come appare in modo lampante nella sua lunga
conferenza teletrasmessa di fine anno. Per mettersi in onda con la cultura
laica-progressista Mattarella deve talvolta impegnarsi in processi di
secolarizzazione del suo pensiero. Renzi non ne ha bisogno; va già bene così,
come bene si è vista dalla sua risposta sulla questione delle unioni civili. Né
si vede in lui eco alcuna a risposte alla domanda, “Chi sono io?”. E’ sempre e
soltanto un “Che cosa devo fare? Come devo muovermi per andare dove voglio
tenendomi buoni tutti quanti in tutta la misura del possibile?”.
Questo
post-illuminismo tardo e più che mai subalterno non è però in grado di dare
alcuna risposta efficace alle urgenze del nostro tempo. La situazione è dunque seria, tanto più considerando che, con il
centro-destra allo sbando, non c’è finora alternativa a Renzi e al suo Pd, se
non quella davvero preoccupante del Movimento 5 Stelle: ovvero della ricomparsa
del fascismo in forma adeguata all’epoca del Web.
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