CARLO GIOVANARDI
Non c’è dubbio che la
classica goccia che ha fatto traboccare il classico vaso, provocando la
decisione di uscire, prima dall’NCD e poi dal Gruppo
NCD-Area Popolare, sia stata la scelta del Premier Matteo Renzi, con l’attiva partecipazione del Ministro Boschi e
del Sottosegretario Scalfarotto (che ha fatto addirittura lo sciopero della
fame), di imporre, con i voti determinanti dei 5 Stelle al Senato, la
calendarizzazione del Disegno di legge Cirinnà, nello stesso pomeriggio e pochi minuti dopo che il gruppo NCD-AP aveva
votato a favore della seconda lettura della Riforma costituzionale.
IL GOVERNO DELLE LARGHE INTESE. Il Governo delle larghe intese, promosso e voluto da Silvio Berlusconi,
era nato infatti dopo le elezioni politiche del febbraio 2013, sulla
constatazione che nessuna forza politica era in grado di governare, ed una
intesa PDL-PD si rendeva necessaria per raggiungere due precisi obiettivi il
più largamente condivisi: la riforma della legge elettorale e dell’Assetto
istituzionale.
L’incomprensibile
successiva decisione di Berlusconi di cancellare il PDL, ricostituire Forza Italia ed uscire dal Governo Letta, aveva determinato la
giusta decisione di continuare quella politica straordinaria e contingente sino
al raggiungimento dei due obiettivi: questa fu la ragione sociale sulla quale
nacque il Nuovo Centro Destra, sin dal nome chiarissimo sulla sua collocazione politica e parlamentare
alternativa alla sinistra non appena si fosse esaurita la fase dell’emergenza.
Ma purtroppo con il
Governo Renzi le cose sono cambiate sino al punto che il PD, che aveva
conquistato nelle elezioni del 2013 appena il 25% dei voti, pretende di imporre
in questa legislatura punti del suo programma incompatibili e contrari a quelli
del Centro Destra, a cominciare da quella vera e propria rivoluzione
antropologica delle Unioni Civili targata Cirinnà, in realtà un
simil-matrimonio gay, incostituzionale alla luce dell’articolo 29 della Carta,
che aprirebbe la porta alle adozioni e alla aberrante pratica dell’“utero in affitto”.
FORZATURE SENZA RISPOSTA. Se l’NCD fosse stato un
Partito serio avrebbe dovuto, per rispetto di se stesso, dei suoi elettori e di
un’opinione pubblica maggioritaria che si è espressa nella oceanica manifestazione
del 20 giugno a Piazza San Giovanni, fare a Renzi un discorso chiaro: quando
vincerai le elezioni politiche potrai legittimamente imporre i tuoi programmi
ma non puoi pretendere adesso che noi continuiamo a votarti la fiducia mentre
impegni il Governo in una battaglia epocale, cambiando in corsa maggioranza.
Andava poi aggiunta una
logica conclusione con un limpido aut aut: o rinunci o ti toglieremo la
fiducia, valuta tu se vorrai assumerti la responsabilità di sacrificare l’iter
delle riforme, una possibile ripresa economica, la credibilità internazionale
dell’Italia sull’altare della Cirinnà e dell’Arcigay, sapendo oltretutto che
con le elezioni anticipate torneranno 315 senatori, eletti con la vecchia legge, in base alla quale è
certo che di nuovo nessuna forza politica raggiungerà la maggioranza dei seggi.
Ma le unioni civili sono
state soltanto la famosa goccia che si è assommata ad una serie di
comportamenti prevaricatori ed arroganti di Renzi e del PD, tali da far
assumere al Nuovo Centro Destra, davanti all’opinione pubblica, lo scomodo
ruolo dell’“utile Idiota”, o “servo sciocco” che dir si voglia.
TRATTATI COME ASCARI. Il PD ha trattato gli alleati di Governo
come degli ascari a cui si potrebbe applicare il famoso verso di Ungaretti: “si
sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. Sono stati infatti abbandonati e
costretti alle dimissioni dal Governo il Ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo e delle Infrastrutture Maurizio Lupi, il sottosegretario Antonio Gentile, sostituiti da esponenti del PD, non per aver
commesso reati ma per ragioni di opportunità; votata l’autorizzazione
all’arresto in Giunta del Senato per il Presidente della Commissione BilancioAntonio Azzollini, costretto alle dimissioni, e per il senatore Giovanni Bilardi: poco importa se poi la stessa Magistratura in
entrambi i casi ha riconosciuto essere inconsistenti le motivazioni di
richiesta di una misura cautelare.
Ho personalmente
sperimentato, per una querela sul caso Aldrovandi, di cui mi ero interessato in Parlamento, riferendo
all’Aula a suo tempo come Ministro e intervenendo poi come Senatore, di essermi
trovato in Giunta davanti ad una sorta di plotone di esecuzione PD-5Stelle, con
motivazioni surreali addotte per dichiarare sindacabili le mie affermazioni, salvo
voltare la frittata quando si è trattato di un collega PD, che diversamente da
me non aveva mai trattato l’argomento della sua querela in Parlamento.
Devo ringraziare a
proposito alcuni colleghi PD della Giunta, che mi hanno espresso vergogna e disappunto
per questi comportamenti, imposti da ordini arrivati dall’alto (dalla
Presidenza del Gruppo e dal Segretario-Presidente Matteo Renzi), anche se
questo oggettivamente peggiora e non migliora il quadro.
Sarebbe troppo facile a
questo punto citare la difesa ad oltranza di Renzi rispetto al Ministro Maria Elena Boschi impelagata in una storia ben più grave e imbarazzante
di quella dei membri di Governo NCD. Voglio solo ricordare, a proposito della
politica dei due pesi e delle due misure, che stava per concludersi una causa
civile per diffamazione nei confronti di Franco Corleone, leader degli
antiproibizionisti, promossa dall’ex responsabile del dipartimento antidroga
Giovanni Serpelloni, per pesantissime e false accuse nei confronti suoi,
miei e delle istituzioni, relative all’epoca in cui avevo la delega in
materia dal Governo Berlusconi. Nella causa il Governo
era rappresentato direttamente dall’Avvocatura di Stato, con la prescritta
autorizzazione della Presidenza dei Consiglio ai tempi del Governo Letta.
Nell’imminenza della
sentenza è stato pubblicato un appello degli amici di Corleone perché il
Governo, in quanto parte lesa, abbandonasse la causa che appariva sicuramente
vincente. Malgrado il mio tempestivo e diretto intervento sul sottosegretario
De Vincenzi (Governo Renzi) per segnalare l’assurdità di tale richiesta che
avrebbe privato il Governo (e non il sottoscritto) del risarcimento del danno, Corleone & Co sono stati prontamente soddisfatti con l’ordine
all’Avvocatura di abbandonare la causa.
ROTTAMATI CAI, DIPARTIMENTO FAMIGLIA E ANTIDROGA. Quando nel 2011 ho abbandonato la Presidenza
della Cai (Commissione Adozioni Internazionali), ruolo che esercitavo come
Sottosegretario su delega del Presidente del Consiglio, eravamo arrivati a superare
le 4.000 adozioni annuali.
A fine 2015 il numero
delle adozioni si è pressoché dimezzato, con la Commissione che vede la stessa
persona, l’ex senatrice del PD Silvia Della Monica, svolgere contra legem il ruolo di Presidente (riservato ad un membro
del Governo), di vice Presidente (che dovrebbe essere un magistrato con
esperienza minorile) senza che le sue decisioni, che hanno messo in grave crisi
famiglie ed enti di adozione, siano state mai approvate o ratificate
dall’organo collegiale che in teoria dovrebbe presiedere, e cioè la Commissione
Adozioni Internazionali.
Peggio ancora è la
situazione del Dipartimento Antidroga: non è stato rinnovato il Direttore Giovanni Serpelloni, sono state
abbandonate significative esperienze di contrasto e prevenzione delle
tossicodipendenze, interrotti i rapporti scientifici internazionali, mentre un
altro membro del Governo, il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della
Vedova, imitando Scalfarotto, si è messo alla testa dei Parlamentari che hanno
presentato un disegno di Legge per la legalizzazione della cannabis.
Smantellato e disperso è
stato anche il Dipartimento Famiglia e del Piano Nazionale della Famiglia, costato anni di lavoro ed approvato nella scorsa legislatura, si sono
perse le tracce.
UNAR SUPERSTAR. Ma come al solito c’è l’eccezione che
conferma la regola: la conferma alla guida dell’Unar, presso la Presidenza del
Consiglio, di Marco De Giorgi, proprio quello che venne censurato dal Vice
Ministro Guerra (Governo Letta) per aver introdotto nelle scuole i famosi
libretti sul gender, all’insaputa del
Ministero dell’Istruzione.
Sotto la direzione di De
Giorgi, l’Unar, che dovrebbe per legge contrastare le discriminazioni razziali
ed etniche, è diventata la Cassa di risonanza delle associazioni LGBT, fra cui
il Circolo Mario Mieli, intitolato ad un signore che inneggiava alla
pedofilia e alla pederastia.
Su tutti questi
argomenti le dettagliatissime interpellanze presentate, rintracciabili agli
atti del Senato, hanno avuto risposte fantozziane da parte di membri del
Governo incompetenti sulla materia e mandati allo sbaraglio in aula a leggere
risposte surreali.
GIUSTIZIA A TRAZIONE PD–5 STELLE. Una delle battaglie più coerenti del Centro Destra è sempre stata quella
sul contrasto agli atteggiamenti forcaioli e manettari di una parte della
sinistra, che hanno determinato il crollo dei partiti della Prima
Repubblica e condizionato pesantemente la seconda.
Purtroppo, malgrado
l’intelligente opera di riduzione del danno da parte del collega Nico D’Ascola, valoroso e raffinato penalista, dal recente reato di
omicidio stradale a quello di tortura, dall’inasprimento delle pene per i reati
contro la Pubblica Amministrazione al tentativo di portare a oltre i 30 anni la
prescrizione, mentre in Legge di Bilancio è stato dimezzato l’importo del
risarcimento per l’ingiusta lentezza dei processi da 1500 a 800 Euro per ogni
anno di ritardo, il Governo Renzi risulta essere a rimorchio di una Commissione Giustizia a trazione PD-5 Stelle.
La Commissione è condizionata
da una cultura che vede nell’indagato comunque un colpevole da perseguire,
magari per tutta la vita prima di una sentenza definitiva, come se la non
colpevolezza prevista dalla Costituzione, fino a sentenza passata in giudicato,
fosse soltanto una superflua clausola di stile.
Nel valutare poi i
reati, introdotti dalla nuova legislazione sull’ambiente, che riguardano
eventuali danni all’acqua, all’aria, al suolo, al sottosuolo, all’ecosistema,
alla biodiversità, anche agraria, alla flora e alla fauna, c’è da domandarsi
non quando un imprenditore agricolo o industriale commetta un delitto colposo o
doloso, ma quando possa essere sicuro di non commetterlo.
VINCOLI E DIVIETI PER ATTIVITA’ PRODUTTIVE.Si potrebbe pensare a questo punto che norme così
rigorose si inseriscano in un quadro di politica economica di sviluppo tutelato
da regole ferree ma con grande libertà di intraprendere.
Senza scomodare la
vicenda dell’Ilva, bisogna riconoscere che purtroppo sta avvenendo il
contrario: nel mese di dicembre è stato infatti inserito all’ultimo momento nel
collegato ambientale una norma che proibisce in Italia lo stoccaggio del gas in
acquifero profondo, come avviene in tutta Europa e in tutto il mondo, mentre
nella Legge di stabilità è stata stralciata una parte importante del cosiddetto “Sblocca Italia” con la proibizione di effettuare trivellazioni di
gas a meno di dodici miglia dalla costa (circa 20 chilometri) con un
regalo di incalcolabile valore a Croati e Montenegrini che sfrutteranno da
monopolisti le risorse di gas dell’Adriatico.
Nomisma ha calcolato in
5 miliardi di Euro il danno diretto per le concessioni messe a rischio dalla
nuova norma, una Caporetto per il Mezzogiorno d’Italia e per le imprese italiane, quelle piccole e
medie, ma anche l’Eni, che potranno utilizzare solo all’estero
una tecnologia inventata e perfezionata proprio dagli italiani, mentre il
nostro Paese sarà sempre più dipendente per l’energia da Paesi che avranno
sempre e comunque il coltello dalla parte del manico.
Siamo arrivati al punto
che in Italia è a rischio persino la ricerca scientifica con l’introduzione di
norme che proibiscono addirittura la sperimentazione sui topi, in nome di un animalismo fondamentalista che vede uniti la Brambilla e le pasdaran del PD,
mentre tutta la filiera economica fondata sull’allevamento animale è sotto
attacco da parte di chi vuol affossare questo elemento fondamentale del made in
Italy.
L’OPPOSIZIONE E' UN DOVERE POLITICO E MORALE. I generosi tentativi di evitare questa deriva si sono
scontrati con un imperativo categorico sempre più chiaro: questi provvedimenti
andavano comunque votati pur di non mettere a rischio gli equilibri
governativi. Ma non si può dimenticare la propria storia, le proprie
convinzioni, la partecipazione attiva a Governi di Centro-Destra legittimati
dal voto popolare, per adeguarsi ad una posizione a rimorchio del PD.
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