Alfredo
Mantovano
NON UN PARTITO, MA UN MOVIMENTO PER UN CARTELLO ELETTORALE
Per chi
avverte l’urgenza, i tempi sono stretti: chi ha alternative le prospetti. Nella
futura legislatura potrebbe non esserci più nessuno a difendere certi temi in
parlamento
Prima o
poi si voterà. Più poi che prima: non c’è accordo sulla legge elettorale,
ciascuno dei partiti punta a una riforma che si adatti alla propria attuale
consistenza e alle proprie prospettive. È facile prevedere tempi non brevi,
seguiti, a legge approvata, da ulteriori settimane per ridisegnare
circoscrizioni e collegi. Se va bene si arriva all’autunno, altrimenti alla
scadenza naturale.
Nel frattempo.
Il voto sul referendum costituzionale ha confermato che il No al 60 per cento
non coincide con la sommatoria dei simpatizzanti di M5S, Lega, di una parte di
Forza Italia e della minoranza Pd; ha
fatto emergere ulteriori componenti, fra cui quella costituita dalle tante
famiglie italiane che hanno protestato contro la loro mortificazione avvenuta
negli ultimi tre anni sul piano normativo, dell’azione di governo, delle
crescenti difficoltà nella vita quotidiana. Sono quelle famiglie che per due
volte in pochi mesi, con scarso preavviso e a proprie spese, hanno riempito piazza San Giovanni e il Circo Massimo. È
una forza elettorale che, tradotta in voti, non va al di sotto dei due milioni,
ma potrebbe anche raggiungere i quattro milioni.
Alla prossima chiamata alle urne, chi darà
rappresentatività a questa forza? Vi è un rischio concreto. Fino alla
legislatura conclusa nel 2013 la presenza in Parlamento di deputati e senatori
sensibili a vita, famiglia ed educazione era cospicua: non maggioritaria ma
tale da condizionare le scelte, sia per bloccare il varo di norme ostili a
queste voci, sia per leggi di segno positivo, dalla fecondazione artificiale
del 2004 a quella sulla droga del 2006. Nella legislatura in corso, in virtù di
una rinuncia – non si sa quanto consapevole della posta in gioco – da parte del
mondo cattolico, quelle presenze si sono ridotte ai minimi termini: hanno svolto testimonianza, senza avere la
forza di impedire riforme pessime, dal divorzio breve al divorzio facile, dalle
unioni civili alla droga. Se non cambia nulla, al prossimo turno, quale che
sia la legge elettorale, non ci sarà più nessuno.
Può darsi che
qualcuno lo valuti positivamente: da presidente della Cei il cardinale Ruini
per i cattolici italiani coniò – e praticò – il motto “meglio contestati che
ininfluenti”. Oggi il motto sembra
“ininfluenti per aver scelto di non essere contestati”. Come potrebbe
essere diversamente, quando, per esempio, si è accuratamente evitato di
prendere posizione su una riforma costituzionale che aggrediva in via diretta
il principio di sussidiarietà (quando non si è fatto l’occhiolino al Sì)?
Per chi invece
ritiene che l’abbandono della politica e delle istituzioni rappresenti una grave omissione – soprattutto in un tempo che mette
in discussione i fondamentali – porsi il problema non è fuori luogo.
È immaginabile
dare rappresentatività diretta con la costruzione di un cartello elettorale? Non un partito ma un gruppo identificabile,
espressione delle associazioni e dei movimenti che – senza perdere identità
e autonomia né trasformarsi in qualcosa d’altro rispetto a ciò che si è –
accettino di contribuirvi per quota e per delega. Il che presuppone piena
condivisione del Magistero sociale e altrettanta consapevolezza che la gravità
del momento esige un passo impegnativo.
Va messo nel
conto che non tutti ci staranno: se la
nomina di un ministro dell’Istruzione portabandiera
di quel gender che papa Francesco ha qualificato «colonizzazione ideologica» ha
trovato come immediata e incredibile risposta l’offerta di collaborazione da
parte di talune realtà ecclesiali italiane, è evidente che qualcuno preferisce
altro.
Per chi
avverte l’urgenza dell’ora, i tempi sono veramente stretti: chi ha delle
alternative le prospetti. La Provvidenza nel frattempo ci ha dato una mano:
poco più di due mesi fa pochi dubitavano dell’elezione della Clinton a
presidente americano e della vittoria del Sì.
Diamo per
scontato che dovesse andare così o pensiamo sia il caso di corrispondere
all’aiuto ricevuto, e di darci una mossa?
16 GENNAIO 2017
Leggi di Più: Cattolici tornino a rappresentarsi in Parlamento | Tempi.it
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