L’AVVENTURA DEL CROCEVIA
Proponiamo come chiave di lettura del nostro lavoro nel 2017
il testo che segue, appunti sintetici raccolti durante un incontro di don Luigi
Giussani con un gruppo di responsabili dei centri culturali , tenuto a Milano
nel 1989.
L’ESPERIENZA, ORIZZONTE E SORGENTE DELLA CULTURA
Un Centro culturale
concepito come opposizione ad altre posizioni non ci interessa affatto. Qui sta
l’origine di un certo disagio con persone pur amiche.
Perché possiamo dire
che noi non abbiamo nessun problema culturale? Perché la cultura è inerente e
coestesa all’esperienza che facciamo, ed è proprio l’esperienza che facciamo
l’orizzonte e la sorgente culturale.
La nostra
problematica culturale non si risolve aggiungendo all’esperienza ciò che sembra
mancarle, ma
imparando ciò che già è. Infatti l’origine, la genesi di questo qualcosa che
mancherebbe e che
bisognerebbe aggiungere a quello che già abbiamo imparato, sarebbe un’altra.
Perciò si
instaurerebbe una divisione dentro l’io, come è per tutti e sarebbe eterogeneo
il prodotto culturale. C’è una espressione sintetica che è metodologicamente
capitale: «Ciò che non è unito all’origine, non può essere unito dopo». È
un’identica forma originale, infatti, che permette l’unità della pianta; ci può
essere un innesto, ma in questo caso non è naturale, è un miracolo.
La mia
preoccupazione nasce dall’osservazione che una posizione culturale dipende
totalmente dal soggetto esistenziale che in tale operazione si esprime.
Varigotti, chiesa di San Lorenzo |
1. Il soggetto esistenziale è definito dal
contenuto dell’autocoscienza, dal contenuto
dell’autocoscienza
che il soggetto ha.
Il contenuto della
coscienza di noi stessi, del nostro soggetto umano (e soggetto umano e
soggetto culturale
sono la stessa cosa, perché non ci può essere un soggetto umano che non si
esplicita in soggetto culturale) è un fatto presente nella storia, cioè è
Cristo.
«Sono venuto tra voi
non conoscendo altro che Cristo e Cristo crocifisso». Si vedano la I Corinti e
1° e 2° capitolo ai Romani e 3° e 8° capitolo.
Tutto oggi è contro
questo. Fuori e dentro la Chiesa, come ha detto Giovanni Paolo II.
Un tale soggetto è
esule in terra ostile e noi siamo estranei anche ai nostri fratelli cristiani.
2. Questo soggetto deve essere consapevole di
essere in lotta con una realtà che è ostile a ciò che lui è.
Quando ci si trova
in un ambiente ostile, ci si difende. Se non si facesse in questo modo,
vorrebbe dire che o
si è ignoranti dell’ambiente o non si ha coscienza di sé.
Questa seconda cosa
è il punto di verifica della prima cosa che ho detto: il soggetto esistenziale,
cioè il nuovo soggetto della storia, prende totalmente consapevolezza di quello
che è (cioè che da soggetto esistenziale diventa soggetto storico), solo se
prende consapevolezza che la realtà che lo circonda è diversa e ostile. Se si è
sdraiati su un letto di piume e tra le piume un avversario ha messo un coltello
aguzzo, su centomila piume si sente il coltello. Si è, insomma, astratti e
irrealisti, se non si ha il senso di se stessi.
Questo è ciò che manca a tanto ecumenismo odierno, in cui tutti
sono d’accordo, ma solo sulla lotta all’ambiente e all’inquinamento. Noi non siamo così. Il soggetto esistenziale diventa soggetto
storico prendendo coscienza dell’estraneità dell’ambiente in cui è: per il popolo
ebraico è successo esattamente così, infatti ha incominciato a fare storia
quando ha incominciato a distinguersi dal faraone.
3. Il contenuto dell’autocoscienza che crea il
soggetto nuovo come protagonista della storia, e perciò si oppone, rende più potente
il giudizio sulla realtà e la valorizza.
Non c’è niente che
non ci interessa, non c’è nulla che noi censuriamo o eliminiamo, neanche il
male, perché il male non esiste, perché il male è non fare il bene.
Per sintetizzare la
posizione di un soggetto di fronte a una realtà che è concepita e vissuta come
ostile, ricorro a una frase di san Paolo: «Tutto coopera al bene». Per chi
riconosce Cristo, tutto coopera al bene. Per questo non sentiamo nemico
nessuno.
Questo non è
contraddittorio con quanto detto al secondo punto, ma è paradossale. Il secondo
punto ci mette in lotta contro la cultura dominante, il terzo, invece, ci mette
simpateticamente in rapporto con tutto, con gli uomini, le cose e gli eventi
(anche con la morte).
Quindi, riassumendo:
1. La cultura è
fatta da un soggetto esistenzialmente vivente, da un’autocoscienza vivente; è
un’identità inconfondibile;
2. il soggetto
esistenziale diventa soggetto storico per l’urto contro un tipo di coscienza
diversa;
3. si crea una
missionarietà del soggetto.
Varigotti, targa alla chiesa di San Lorenzo |
Per questo motivo
nasce un centro affettivo come punto organizzatore di un centro culturale. (La
dottrina sociale della Chiesa rappresenta l’amplesso di un sistema di cose e di
dinamismi nelle più vaste realtà, decisive per l’uomo. Noi ci interessiamo alla
dottrina sociale perché il soggetto che siamo potenzia il giudizio sulla realtà
e la valorizza interamente.)
Concludendo, vorrei
ringraziarvi del vostro impegno e aizzarvi a continuare perché l’esperienza di
Cl non ha bisogno di apporti culturali, ma ha bisogno di esprimere quella
profondità culturale che è inerente il suo dato originale. In altro caso gli
apporti culturali nascono da altro. I criteri per giudicare l’esperienza sono,
sempre e solo, immanenti all’esperienza stessa.
Il lavoro del CROCEVIA per il 2017
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La seconda parte del Percorso Elementare di
Cultura (Gennaio – Marzo)
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Mostra sulla LIBERTA’ RELIGIOSA (Ottobre)
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Presentazione di libri
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Incontri di giudizio sulla realtà cesenate
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Nuova comunicazione informatica
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