Che cosa penseranno di The
Donald i nuovi alleati strategici italiani degli Stati Uniti (Fabio Fazio, Laura
Boldrini, Crozza, Scalfari, …)?
Non sono riusciti a «esportare Mani pulite
nel mondo», come voleva Tonino Di Pietro buonanima quando pensava alla sua
guerra senza quartiere contro corrotti e corruttori come a una sorta di
McDonald's giudiziario in franchising. Ma
gli strateghi immaginifici della nostra sinistra giustiziera sono riusciti in
compenso a influenzare la lotta politica in America con l'esempio del loro
inesausto agit-prop antiberlusconiano e delle loro perenni «campagne di fango» (così le chiamano i figli della
luce, che ne sono i massimi specialisti e virtuosi, quando i figli delle
tenebre, antropologicamente inferiori, osano rendere loro pan per focaccia).
Incalzato da un partito democratico che
ricorda da vicino la nostra Ditta, mascariato da un web dedito a bufale, fakes
e post verità («la rete, la rete») e da una stampa che sembra fondata da
Eugenio Scalfari e diretta da Ezio Mauro, braccato infine da tutti i cacciatori
di taglie dei talk show politically correct, il neopresidente degli Stati Uniti
è finito sotto la stessa nuvola di sputi che per oltre vent'anni ha costretto
il nostro leader di plastica a non uscire mai di casa senza un ombrello (negli
ultimi tre anni anche Matteo Renzi si è portato sempre dietro un paracqua).
Stessi sputi e stesse accuse: affari
loschi con Putin e tovarisch, noglobalismo de destra, sfrenatezze sessuali da
Dvd porno che per la loro esuberanza farebbero arrossire uno psicanalista
reichiano, troppi soldi, conflitto d'interessi, evasione fiscale continuata e
molesta, nessun rispetto per le icone
della sinistra caviar a cominciare dal presidente uscente (di cui «The
Donald» s'appresta a revocare le decisioni, antiche e recenti, dall'«Obamacare»
in materia sanitaria alla dichiarazione di guerra fredda a Russia e Israele).
Come Berlusconi, inoltre, anche Trump è
un Caimano: vuole un muro per tenere fuori i messicani dalla terra dei
liberi, da quel razzista che non è altro, mentre Obama, con un provvedimento
dell'ultimo minuto, ha giustamente e caritatevolmente provveduto ad abolire
l'accoglienza automatica dei profughi cubani (un po' come Peppone in un vecchio
racconto di Giovannino Guareschi, quando due russi si rifugiano nella canonica
di Don Camillo chiedendo asilo politico e lui, Peppone, piomba in chiesa
strepitando che i due profughi devono essere immediatamente restituiti ai «loro
padroni»).
Trump è un nemico del liberismo, urlano
scandalizzati i nemici del liberismo: si batte, il maledetto statalista, contro
la grande finanza sans frontières e contro la delocalizzazione delle aziende
americane. Sempre come l'ex Cavaliere, e al pari di tutti i nemici del popolo,
anche il nuovo presidente degli Stati Uniti porta il parrucchino e ha un debole
per le biondone. Ulteriore somiglianza: sia Trump che Berlusconi sono stati dei
palazzinari, di volta in volta favoriti o sfavoriti dalla sorte, prima di
diventare delle icone pop grazie alla televisione, di cui sono stati entrambi
due grandi protagonisti. Come
Berlusconi, infine, e come Renzi, Trump non piace a Maurizio Crozza, coscienza
morale degl'italiani sciccosi. Cosa penseranno di «The Donald» i nuovi alleati
strategici degli Stati Uniti (Fabio Fazio, Laura
Boldrini)?
Nei prossimi quattro
anni, fino alla scadenza del mandato, i giornali progressisti, non soltanto
americani ma anche (e soprattutto) italiani, continueranno a battere sempre lo
stesso chiodo: impeachment, dimissioni, al rogo il nemico del popolo.
Da noi, come ricorderete, ogni volta che
il centrodestra vinceva le elezioni, oppure a vincerle era un centrosinistra
ostile alla Ditta, c'era subito chi saltava su a dire di vergognarsi d'essere
italiano. Be', anche nei quartieri alti e progressisti di New York e Chicago
oggi risuonano le stesse insulsaggini. Ma in Italia, vedrete, si oserà di più.
Si pretenderà che Donald Trump venga travolto dai report tarocchi di agenzie
d'Intelligence private e che si lasci correre quando le mezze pippe si rendono
platealmente ridicole in Italia e all'estero.
di
Diego Gabutti ITALIA OGGI
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