giovedì 19 gennaio 2017

THE DONALD (ONE)

Che cosa penseranno di The Donald i nuovi alleati strategici italiani degli Stati Uniti (Fabio Fazio, Laura Boldrini, Crozza, Scalfari, …)?

Non sono riusciti a «esportare Mani pulite nel mondo», come voleva Tonino Di Pietro buonanima quando pensava alla sua guerra senza quartiere contro corrotti e corruttori come a una sorta di McDonald's giudiziario in franchising. Ma gli strateghi immaginifici della nostra sinistra giustiziera sono riusciti in compenso a influenzare la lotta politica in America con l'esempio del loro inesausto agit-prop antiberlusconiano e delle loro perenni «campagne di fango» (così le chiamano i figli della luce, che ne sono i massimi specialisti e virtuosi, quando i figli delle tenebre, antropologicamente inferiori, osano rendere loro pan per focaccia).

Incalzato da un partito democratico che ricorda da vicino la nostra Ditta, mascariato da un web dedito a bufale, fakes e post verità («la rete, la rete») e da una stampa che sembra fondata da Eugenio Scalfari e diretta da Ezio Mauro, braccato infine da tutti i cacciatori di taglie dei talk show politically correct, il neopresidente degli Stati Uniti è finito sotto la stessa nuvola di sputi che per oltre vent'anni ha costretto il nostro leader di plastica a non uscire mai di casa senza un ombrello (negli ultimi tre anni anche Matteo Renzi si è portato sempre dietro un paracqua).

Stessi sputi e stesse accuse: affari loschi con Putin e tovarisch, noglobalismo de destra, sfrenatezze sessuali da Dvd porno che per la loro esuberanza farebbero arrossire uno psicanalista reichiano, troppi soldi, conflitto d'interessi, evasione fiscale continuata e molesta, nessun rispetto per le icone della sinistra caviar a cominciare dal presidente uscente (di cui «The Donald» s'appresta a revocare le decisioni, antiche e recenti, dall'«Obamacare» in materia sanitaria alla dichiarazione di guerra fredda a Russia e Israele). Come Berlusconi, inoltre, anche Trump è un Caimano: vuole un muro per tenere fuori i messicani dalla terra dei liberi, da quel razzista che non è altro, mentre Obama, con un provvedimento dell'ultimo minuto, ha giustamente e caritatevolmente provveduto ad abolire l'accoglienza automatica dei profughi cubani (un po' come Peppone in un vecchio racconto di Giovannino Guareschi, quando due russi si rifugiano nella canonica di Don Camillo chiedendo asilo politico e lui, Peppone, piomba in chiesa strepitando che i due profughi devono essere immediatamente restituiti ai «loro padroni»).

Trump è un nemico del liberismo, urlano scandalizzati i nemici del liberismo: si batte, il maledetto statalista, contro la grande finanza sans frontières e contro la delocalizzazione delle aziende americane. Sempre come l'ex Cavaliere, e al pari di tutti i nemici del popolo, anche il nuovo presidente degli Stati Uniti porta il parrucchino e ha un debole per le biondone. Ulteriore somiglianza: sia Trump che Berlusconi sono stati dei palazzinari, di volta in volta favoriti o sfavoriti dalla sorte, prima di diventare delle icone pop grazie alla televisione, di cui sono stati entrambi due grandi protagonisti. Come Berlusconi, infine, e come Renzi, Trump non piace a Maurizio Crozza, coscienza morale degl'italiani sciccosi. Cosa penseranno di «The Donald» i nuovi alleati strategici degli Stati Uniti (Fabio Fazio,  Laura Boldrini)?

Nei prossimi quattro anni, fino alla scadenza del mandato, i giornali progressisti, non soltanto americani ma anche (e soprattutto) italiani, continueranno a battere sempre lo stesso chiodo: impeachment, dimissioni, al rogo il nemico del popolo.

Da noi, come ricorderete, ogni volta che il centrodestra vinceva le elezioni, oppure a vincerle era un centrosinistra ostile alla Ditta, c'era subito chi saltava su a dire di vergognarsi d'essere italiano. Be', anche nei quartieri alti e progressisti di New York e Chicago oggi risuonano le stesse insulsaggini. Ma in Italia, vedrete, si oserà di più. Si pretenderà che Donald Trump venga travolto dai report tarocchi di agenzie d'Intelligence private e che si lasci correre quando le mezze pippe si rendono platealmente ridicole in Italia e all'estero.
 di Diego Gabutti  ITALIA OGGI

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