Il
catto-grillismo è unanimemente inconsapevole che i soldi prima di essere
distribuiti debbono essere guadagnati.
È il momento
di annunciare l'avvento del catto-grillismo, degenerazione del catto-comunismo, in perfetta sintonia con gli attuali
orientamenti vaticani e il Beppe Grillo-pensiero (che è un ossimoro, ma lo uso
per comodità espositiva). L'auspicio, espresso da Papa Francesco e dal
fondatore dei 5Stelle a poche ore di distanza l'uno dall'altro, della necessità
di istituire di un reddito di cittadinanza (o di emergenza) globale è il più
significativo degli indizi, anche se ce ne sono tanti altri, anche più
pregnanti.
Il
catto-grillismo è unanimemente inconsapevole che i soldi prima di essere
distribuiti debbono essere guadagnati. Se non da chi li spende o
gratuitamente li riceve da qualcun altro. Colui che, complessivamente, chiamasi
produttore.
Dobbiamo prendere atto di un vuoto politico |
È dominato da due ossessioni:
-
la ricchezza
e la distribuzione di risorse pubbliche e private a coloro che non lavorano e
non vogliono lavorare. Insomma un combinato disposto che nega
i fondamenti della società per abbracciare l'ennesima utopia di una vita senza
fatica, nella quale si sopravvive per merito della carità di Stato.
-
Implicita in
questa posizione è la condanna del capitalismo in genere e nella sua versione
attuale e, soprattutto, della società (e della cultura) liberale e laica.
I
catto-grillini hanno, come la ebbero ai bei tempi i catto-comunisti, la
convinzione di essere i più etici tra i politicanti e, perciò, di avere la
verità in tasca. Chi li contraddice non è un cittadino che la pensa diversamente, ma un
mascalzone: se i catto-grillini rappresentano in politica l'etica, chi parla
diversamente è persona non etica e, quindi, da condannare.
Il paradosso, peraltro, è che il
grillismo è ormai ridotto a un'accolta di persone divise su tutto tranne che
sull'utilità di sedere in Parlamento e di mantenere in vita, costi quel che
costi l'attuale coalizione di governo che dovrebbe garantire assenza di
elezioni sino al 2023 e, nel frattempo, l'elezione del presidente della
Repubblica.
Gli italiani non dovrebbero, però, farsi fregare da questi opportunisti. Molti italiani sanno che senza lavoro e fatica non si produce ricchezza e che, quindi,
la strada sulla quale si sono incamminati gli azionisti di maggioranza della
coalizione di governo è una strada che conduce a un dirupo.
Purtroppo non
sono le simpatie o le antipatie a segnare il destino di un paese e di un suo
governo. Sono i risultati.
Spunti da un articolo
di Italia oggi
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