domenica 10 maggio 2020

"MIO PADRE"

Il giorno della Vittoria, 9 maggio 1946
Mai arrendersi, mai disperare

ELISABETTA II
Oggi vi parlo alla stessa ora in cui lo fece mio padre, esattamente 75 anni fa. Il suo messaggio allora era un saluto agli uomini e alle donne che, in patria e all'estero, avevano sacrificato tanto nel perseguire quella che giustamente definì una "grande liberazione".



La guerra fu una guerra totale, colpì tutti e nessuno fu immune dal suo impatto. Né gli uomini e le donne chiamati a servire; né le famiglie separate l'una dall'altra; né le persone che chiesero di avere una funzione o un'attività per sostenere lo sforzo bellico: tutti hanno avuto un ruolo da svolgere.
All'inizio, la prospettiva era sembrata desolante, la fine lontana, il risultato incerto. Ma abbiamo continuato a credere che la causa fosse giusta - e questa convinzione, come ha notato mio padre nel suo discorso, ci ha fatto andare avanti. Non mollare mai, mai disperare: quello era il messaggio del Giorno della Vittoria.

Ricordo nitidamente le scene esultanti alle quali mia sorella e io abbiamo assistito con i nostri genitori e Winston Churchill dal balcone di Buckingham Palace. Il senso di gioia nelle folle che si radunavano fuori e in tutto il paese era profondo, anche se mentre celebravamo la vittoria in Europa, sapevamo che ci sarebbero stati ulteriori sacrifici. Fu solo ad agosto che i combattimenti in Estremo Oriente cessarono e la guerra finì finalmente. Molte persone hanno lasciato la vita in quel terribile conflitto. Hanno combattuto per poter vivere in pace, in patria e all'estero. Sono morti per poter vivere come persone libere in un mondo di nazioni libere. Hanno rischiato tutto per far sì che le nostre famiglie e le nostre case potessero essere al sicuro. Dovremmo ricordarli e li ricorderemo. 

Mentre rifletto ora sulle parole di mio padre e sulle gioiose celebrazioni che alcuni di noi hanno vissuto in prima persona, sono grata per la forza e il coraggio mostrati dal Regno Unito, dal Commonwealth e da tutti i nostri alleati. La generazione di guerra sapeva che il modo migliore per onorare coloro che non erano tornati, era assicurarsi che non accadesse di nuovo. Il più grande tributo al loro sacrificio è che i paesi che una volta erano nemici giurati ora sono amici, lavorando fianco a fianco per la pace, la salute e la prosperità di tutti noi.

Oggi può sembrare difficile non poter celebrare questo anniversario speciale come vorremmo. Invece lo ricordiamo dalle nostre case e affacciandosi alle nostre porte. 

Ma le nostre strade non sono vuote; sono piene dell'amore e della cura che abbiamo l'uno per l'altro. E quando guardo il nostro paese oggi e vedo cosa siamo disposti a fare per proteggerci e sostenerci a vicenda, dico con orgoglio che siamo ancora una nazione che quei coraggiosi soldati, marinai e aviatori riconoscerebbero e ammirerebbero. 
Mando i miei più calorosi auguri a tutti voi.

Nessun commento:

Posta un commento