MARCELLO VENEZIANI
Nostalgia di un Papa, grande e vero.
Nostalgia della sua figura, della sua voce, del suo carisma, del suo volto
luminoso. Nostalgia del suo pontificato, dei suoi messaggi, dei suoi gesti
rituali e perfino teatrali, della potenza della sua parola. Nostalgia della sua
Chiesa, della sua epoca. E della sua tempra, di quel che visse e scosse, la sua
lotta al nazismo e al comunismo, il suo amor patrio. Con lui la Chiesa non fu a
un passo dallo scisma e dallo scoramento.
Cosa ha lasciato Giovanni Paolo II al
mondo e alla Chiesa, oltre l’emozione di alcuni eventi, drammatici o trionfali,
e la cerimonia d’addio planetario? Altri diranno in questo suo centenario i
successi mediatici, le folle osannanti e i ragazzi plaudenti, la sua malattia e
la sua vitalità, il suo pontificato lunghissimo e larghissimo nel tempo e nello
spazio. Vorrei dirvi, invece, della sua
eredità civile e religiosa, delle sue sconfitte, della sua maestosa solitudine,
del suo pontificato sofferto. E non risparmiare neanche qualche ombra nel
suo grande papato.
Giovanni Paolo II fronteggiò la
scristianizzazione del mondo a partire dall’occidente. Woytila affrontò il
tempo in cui Dio si è ritirato, la cristianità presa a morsi e rimorsi dal
nichilismo gaio e dall’ateismo pratico, dai complessi di colpa del politically
correct e dal fanatismo islamico. Oltre a fronteggiare tanti avversari globali
e locali, a lui toccò di dover affrontare anche un deserto così esteso e
profondo d’indifferenza, cinismo e ironia. La
sua lunga lotta con l’Occidente sazio e disperato, gaio e nichlista, fu
coronata da un magnifico insuccesso. È stato il papa dell’Europa che si
unisce e tramonta, del comunismo sconfitto da un altro
materialismo, del riarmo islamico e dal relativismo etico. Mai un papa ha
parlato così tanto e a così tanta gente e mai è stato così inascoltato. Il
pensiero debole del relativismo dispone di poteri forti; il pensiero forte di
Woytila aveva invece poteri fragili, la parola e la Croce.
Giovanni Paolo II ebbe un ruolo straordinario sul piano storico, contribuì
come nessuno a mutare assetti; ma i suoi appelli furono elusi e delusi, alla
difesa della morale e della famiglia, alla fede e alle radici cristiane
dell’Europa. Un vinto, come Cristo, del resto. Lui fermò l’onda del Concilio Vaticano
II, ma senza tornare indietro, alla Chiesa preconciliare.
Non abbracciò l’idea di uno scontro di
civiltà e di un conflitto religioso col fanatismo islamico. Per lui la prima minaccia all’occidente e
alla cristianità non proviene dall’esterno, ma dall’interno. La stessa
caduta del comunismo a cui il Papa contribuì in modo decisivo, non fu letta
solo come la vittoria dei valori di libertà e dignità umana ispirati dal
cristianesimo: ma come il passaggio, denunciato più volte dal Papa e da
Solzenicyn, dall’ateismo ideologico del comunismo all’ateismo pratico delle
società capitaliste. Per Woytila il
nemico principale della cristianità non è il fondamentalismo delle fedi altrui
ma la nostra scristianizzazione.
Giovanni Paolo II denunciò il tradimento dell’Unione
Europea verso la civiltà cristiana. L’Europa unita che volta le
spalle alle radici cristiane ed inclina verso quel relativismo etico che la
porta a riconoscere legittimi l’aborto, l’eutanasia, le manipolazioni
genetiche, le famiglie gay, i matrimoni provvisori, la liberazione sessuale e
la contraccezione. E criticò il capitalismo globale.
Col suo pontificato finì in Italia l’era
della democrazia cristiana; il papa polacco generò un interventismo diretto
della chiesa sui temi civili, famigliari e morali che toccano la vita e i
principi cristiani. Ricordo quando il Papa entrò nell’aula di Montecitorio come
un apostrofo bianco nel blu istituzionale dei poteri civili. Lui curvo per
malanni, loro curvi per deferenza. La chiave del suo discorso in Parlamento fu
la tradizione, a cui si riferì più volte: “il patrimonio di valori trasmesso
dagli avi”, l’impossibilità di comprendere l’Italia e l’Europa “fuori da quella
linfa vitale costituita dal cristianesimo”, la necessità di “fondare la casa
comune europea sul cemento di quella straordinaria eredità religiosa, culturale
e civile che ha reso grande l’Europa nei secoli”, “le tracce gloriose che la
religione cristiana ha impresso nel costume e nella cultura del popolo
italiano”, il richiamo alle testimonianze d’arte e di bellezza fiorite in
Italia nel nome della fede, al diritto naturale e al sentire comune tramandato;
infine il suo appello agli italiani a “continuare nel presente e nel futuro a
vivere secondo la sua luminosa tradizione”. Un grande discorso che
dista anni luce dal presente papato.
Nel suo libro-testamento Memoria e
Identità, risuona l’antico
messaggio di Dio, patria e famiglia;
c’è la difesa dell’amor
patrio e della nazione, la lingua, la natura e la cultura dei popoli;
il richiamo alle radici
cristiane dell’Europa;
la difesa della Tradizione con
la T maiuscola;
l’equiparazione
dell’aborto allo sterminio degli ebrei,
lo sconveniente parallelo tra il nazismo e il
comunismo;
la denuncia
dell’ideologia radicale, ad esempio attraverso “il riconoscimento delle unioni
omosessuali come forme alternative di famiglia”,
la difesa della vita.
Il Papa che baciava la
terra… Messaggi silenziati dalle
fabbriche dell’opinione dominante che lo celebravano solo nei messaggi di pace
e di fratellanza, come un carillon che esce dal balcone e recita la stessa
pappa umanitaria. Non videro il suo carisma religioso per sottolineare il suo
telegenico ruolo di star. Quella fu un’ombra sul suo pontificato: la
personalità del papa al posto dell’impersonalità del pontificato e della fede.
Altre ombre, invece, furono nelle finanze vaticane e nella questione pedofilia;
il papa difese la Chiesa ma non fu del tutto efficace; con la pedofilia fu più
risoluto Ratzinger. Silenziarono i suoi messaggi pastorali da guerriero
clemente di Cristo in lotta contro le ingiurie del tempo ma lui resta un
Grande. Nostalgia di Karol Magno.
P.S. Il miracolo di san Giovanni Paolo II: nel suo centenario riaprono le
chiese.
Ma che senso ha mobilitare pure l’esercito
per sanificare chiese che sono rimaste chiuse per mesi? Il virus andava a messa
da solo? Un tempo bastava l’incenso. Comandamento corretto: ricordati di
sanificare le feste…
MV, La Verità 17 maggio 2020
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