Benedetto XVI 16 nel centenario della nascita di Papa San Giovanni Paolo II
Il Papa emerito scrive che nel santo polacco, di cui
il 18 maggio si celebra il centenario della nascita, Dio ha manifestato la sua
potenza. Ecco perché potrebbe essere definito “Magno”
Vaticano,
lì 4 maggio 2020.
(…)
Durante il trapasso di Giovanni Paolo II, Piazza San Pietro era piena di persone,soprattutto
di giovani, che volevano incontrare il loro Papa per l’ultima volta. Non
dimenticherò mai il momento in cui l’arcivescovo Sandri annunciò la scomparsa
del Papa. Soprattutto non scorderò il momento in cui la grande campana di San
Pietro rivelò questa notizia. Il giorno del funerale del Santo Padre si
potevano vedere moltissimi striscioni con la scritta “Santo subito”. Fu un
grido che, da tutte le parti, sorse dall’incontro con Giovanni Paolo II. E non
solo in Piazza San Pietro, ma in vari circoli di intellettuali si era discusso
sulla possibilità di concedere a Giovanni Paolo II l’appellativo di “Magno”.
La
parola “santo” indica la sfera divina, e la parola “magno” indica la dimensione
umana. Secondo i principi della Chiesa, la santità viene valutata sulla base di
due criteri: le virtù eroiche e il miracolo. Questi due criteri sono
strettamente collegati tra di loro.
Il concetto di “virtù eroiche” non
significa un successo olimpico, ma il fatto che quello che dentro e attraverso
una persona è visibile non ha una fonte nell’uomo stesso, ma è ciò che rivela
l’azione di Dio dentro e attraverso di lui. Non si tratta di competizione
morale, ma di rinunciare alla propria grandezza. Si tratta di un uomo che
permette a Dio di agire dentro di sé e quindi di rendere visibile attraverso di
sé l’azione e la potenza di Dio.
Lo
stesso vale per il criterio del miracolo. Anche qui non si tratta di qualcosa
di sensazionale, ma del fatto che la bontà guaritrice di Dio diventa visibile
in un modo che supera le capacità umane. Un santo è un uomo aperto, penetrato
da Dio. Un santo è una persona aperta a Dio, permeata da Dio. Un santo è uno
che non concentra l’attenzione su se stesso, ma ci fa vedere e riconoscere Dio.
Lo scopo dei processi di beatificazione e canonizzazione è proprio quello di
esaminarlo secondo le norme della legge. Per quanto riguarda Giovanni Paolo II,
entrambi i processi sono stati eseguiti rigorosamente secondo le regole
vincolanti. Così ora egli si presenta davanti a noi come un padre che ci mostra
la misericordia e la bontà di Dio.
È
più difficile definire correttamente il termine “magno”. Durante i quasi
duemila anni di storia del papato, l’appellativo “Magno” è stato adottato solo
con riferimento a due papi: a Leone I (440-461) e a Gregorio I (590-604).
La
parola “magno” ha un’impronta politica presso entrambi, ma nel senso che,
attraverso i successi politici, si rivela qualcosa del mistero di Dio stesso.
Leone Magno, in una conversazione con il capo degli unni Attila, lo convinse a
risparmiare Roma, la città degli apostoli Pietro e Paolo. Senza armi, senza
potere militare o politico, riuscì a persuadere il terribile tiranno a
risparmiare Roma grazie alla propria convinzione della fede. Nella lotta dello
spirito contro il potere, lo spirito si dimostrò più forte. Gregorio I non
ottenne un successo altrettanto spettacolare, ma riuscì comunque a salvare più
volte Roma dai Longobardi – anche lui, contrapponendo lo spirito al potere,
riportò la vittoria dello spirito.
Quando
confrontiamo la storia di entrambi con quella di Giovanni Paolo II, la
somiglianza è innegabile. Anche Giovanni Paolo II non aveva né forza militare
né potere politico. Nel febbraio 1945, quando si parlava della futura forma
dell’Europa e della Germania, qualcuno fece notare che bisognava tener conto
anche dell’opinione del Papa. Stalin chiese allora: “Quante divisioni ha il
Papa?”. Naturalmente non ne aveva.
Ma il potere della fede si rivelò una forza
che, alla fine del 1989, sconvolse il sistema di potere sovietico e permise un
nuovo inizio.
Non c’è dubbio che la fede del Papa sia stata un elemento
importante per infrangere questo potere. E anche qui possiamo certamente vedere
la grandezza che si manifestò nel caso di Leone I e Gregorio I.
La
questione se in questo caso l’appellativo “magno” sarà accettato o meno deve
essere lasciata aperta. È vero che in Giovanni Paolo II la potenza e la bontà
di Dio è diventata visibile a tutti noi. In un momento in cui la Chiesa soffre
di nuovo per l’assalto del male, egli è per noi un segno di speranza e di
conforto.
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