Ancora 48
ore, e finirà questo interminabile Sabato santo dell'assenza eucaristica di
Cristo.
Nell'attesa, ci aiuta l'intelligenza acuta e profonda di Rémi
Brague.
«Viviamo in un mondo dove
il virtuale tende a sostituire il reale.
Questo
vale in tutti gli ambiti.
C’era
un’eccezione, che era giustamente quella dei riti religiosi. Non perché
riguarderebbero la dimensione eterea della nostra esperienza, lo “spirito”,
come viene detto con un controsenso troppo diffuso.
Ma
piuttosto, al contrario, perché essi riguardano il corpo.
La Messa è
un pasto, e non si può mangiare a distanza.
Le chiese
sono dei refettori, una specie di mense popolari o ristoranti dei poveri dove
tutti sono accolti senza filtri all’ingresso.
Certo, il
nutrimento che è distribuito durante la Messa non è cibo qualunque.
Certo, lo
scopo ultimo dei sacramenti non è di farci ricordare che abbiamo un corpo.
Ma
potrebbero aiutarci a questo, per sovrappiù.
I riti religiosi associano indissolubilmente l’Altissimo con ciò che c’è
di più umile, di più elementare nella nostra condizione: nutrirsi, riprodursi
(anche il matrimonio è un sacramento), morire.
Questa
alleanza paradossale conferisce alla nostra povera e fragile specie una dignità
fuori dal comune».
(Intervista a Rémi Brague,
Le Figaro 11 aprile 2020)
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