Esce
fra una settimana il nuovo libro di
LEONARDO LUGARESI.
Non
è un libro per specialisti, ma vorrebbe essere utile alla riflessione di
chiunque, credente o non credente, sia comunque interessato alla questione della
presenza della chiesa nell'Occidente un tempo cristiano e ormai ignaro e
indifferente, quando non ostile, alle sue radici.
Intenzione e contenuto del testo sono così illustrati nei risvolti di
copertina.
«Nell’Occidente secolarizzato i cristiani sono una
minoranza. Il loro ruolo è poi sempre meno rilevante in una società in cui i
riferimenti antropologici e culturali al cristianesimo stanno ormai
scomparendo. La radicalità e la rapidità
di questo cambiamento provocano nei credenti reazioni disparate: c’è chi ne
minimizza la portata, chi lo subisce con rassegnazione e chi ne ricava
l’indicazione che il cristianesimo deve assimilarsi alla cultura dominante, nel
segno dell’uscita e dell’apertura al mondo; altri, al contrario, coltivano
forme di difesa nostalgica del passato e di chiusura alla realtà contemporanea,
o puntano a costruire in ambiti ristretti esperienze di vita cristiana
integrale che si pongano come microsocietà alternative al mondo circostante.
Ciò che accomuna i sostenitori di queste opzioni così
diverse è però la tentazione di concepirsi come gli ultimi cristiani: eredi di
un passato, poco importa se da conservare oppure da abbandonare.
In
questo libro si sostiene un’altra tesi:
il cristianesimo è per sua natura sempre
iniziale e in questo senso l’esempio delle prime generazioni cristiane è
paradigmatico per tutte quelle successive, compresa la nostra che deve
reimparare a vedersi come una generazione di «primi cristiani».
Quella di essere
una minoranza creativa immersa in un ambiente ostile è stata infatti la
condizione normale dei cristiani almeno per tutti i primi tre secoli della loro
storia. Lungi dal farsi assimilare dalla cultura dominante o al contrario dal
chiudersi ad ogni rapporto con essa per salvaguardare la propria purezza
identitaria, essi seppero esprimere una straordinaria capacità di relazione con
la cultura del mondo greco-romano, basata sulla pratica del giudizio (krisis)
e del «retto uso» (chrêsis) dei suoi contenuti.
La loro presenza nella società, in questo modo,
divenne sempre più significativa, pur restando numericamente assai ridotta e
priva di garanzie giuridiche e politiche. Dalla conoscenza di quel processo
storico possono dunque venire preziosi
spunti di riflessione. Il libro ne presenta alcuni, soffermandosi in
particolare su quattro aspetti del rapporto dei cristiani con la società
romana: la giustizia, la scuola,
l’economia e il sistema degli spettacoli».
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