lunedì 18 maggio 2020

LA TENTAZIONE STATALISTA NEGA LA NOSTRA IDENTITÀ


ROBERTO FORMIGONI 

La frustata
Un fantasma circola per l' Italia da quando si è cominciato a parlare della vera fase due, ovvero come far ripartire l' economia. È il fantasma dello statalismo, l' idea che occorra più Stato nella vita degli italiani, l' incubo di un ritorno dello Stato banchiere e imprenditore, e ancor di più dello Stato controllore occhiuto di ogni iniziativa privata.
Diciamo subito che sarebbe un disastro per l' economia e per l' Italia intera, la cancellazione della nostra identità, del nostro spirito nazionale. Noi siamo un popolo di artigiani e di imprenditori, nessun Paese al mondo ne ha una percentuale più alta. Le aziende italiane sono oltre quattro milioni, di tutte le dimensioni, grandi (poche), piccole e piccolissime, e molte sono quelle dove opera una sola persona. Tutte sono state messe in ginocchio dalla tragedia dell' epidemia, e tutte hanno un bisogno immediato di cospicui finanziamenti per non morire, trascinando nella rovina le famiglie dei dipendenti e l' Italia intera. Il compito dello Stato oggi è quello di trovare in tempi brevissimi i finanziamenti a fondo perduto per ognuna di queste aziende, tutti gli Stati del mondo si stanno muovendo in questa direzione e l' Europa, questa volta, sta facendo la sua parte. 

Risorse non erogate
Finora le risorse per le aziende sono state più volte promesse dal governo e talvolta anche stanziate, ma pochissimo erogate, sottoposte come sono a una serie di adempimenti da far impallidire qualunque burocrazia.
Si pensi che la misura più strombazzata, i prestiti dalle banche di 25.000 euro garantiti dallo Stato, che in teoria dovevano essere immediati, sono in realtà subordinati alla presentazione di diciannove documenti, uno dei quali è una sorta di business-plan a sei anni. Ragioniamo, quale artigiano o imprenditore è in grado di prevedere realisticamente che ne sarà della sua attività da qui a sei anni? E infatti le imprese che hanno ottenuto i 25.000 euro (di prestito da restituire, non a fondo perduto) sono poche migliaia.
Di fronte a questo disastro l' idea che hanno cominciato a far circolare è quella vecchia del più vieto e più volte fallito statalismo: più Stato nell' economia, più controlli statali nelle aziende! Ne ha parlato per primo, esplicitamente, il vicesegretario del Pd Orlando: «Se lo stato finanzia le aziende, deve avere un posto nei cda». Ma questa formula si è rivelata troppo cruda e inaccettabile, ed è stata smentita e ritirata sotto una pioggia di critiche.
Era un ballon d' essai, utile a saggiare il terreno, e il suo ritiro è stato la via maestra per far passare l' intenzione vera, concedere sì aiuti alle aziende (se mai il governo riuscisse a trovare i soldi, traguardo ancora non raggiunto), ma in cambio dell' accettazione di una serie di condizioni-capestro che ne farebbero delle vere piccole aziende di stato. Non a caso hanno cominciato a parlare di una nuova Iri, magnificandola come via alla ricostruzione italiana. In parole povere, andremmo ad una grande pianificazione economica preparata dallo Stato, qualcosa di non molto lontano dai programmi quinquennali della vecchia Urss. Sarebbe lo Stato con le sue brillanti task force, che hanno dato una così bella prova di sé in questa fase, a decidere gli obiettivi economici e la via per raggiungerli. Agli imprenditori il compito di centrare i risultati.
E ovviamente avremmo una poderosa assunzione di nuovo personale pubblico per i controlli e le sanzioni a chi non segue le prescrizioni

Industria nemica
La verità è che questo governo non solo è il più a sinistra della storia italiana, ma le pulsioni comuniste ed ex-comuniste di cui è intriso (Leu e Pd) si sono saldate con l' ideologia folle della decrescita felice dei 5Stelle. Più volte e a ragione il governo è stato accusato di cultura antiindustriale. La verità è che a molti di loro non dispiace l' indebolimento dell' economia, sostengono che la causa dei mali d' Italia è l' eccesso di liberismo(!), l' aver accettato il modello capitalista. Il loro modello di riferimento è, come già detto, la decrescita e quindi, inevitabilmente, l' assistenzialismo. Sognano una società di assistiti, fondata su una pletora di redditi di cittadinanza e redditi di emergenza, e quindi inevitabilmente pensano a uno Stato padrone dell' economia. Lo strumento sono le nazionalizzazioni (dell' Ilva, delle autostrade, di Alitalia, per la quale hanno stanziato alla chetichella 3 nuovi miliardi di soldi dei cittadini, ma l' Europa li ha bocciati, evviva!). E tutto questo dovrebbe essere garantito da un governo che non è nemmeno riuscito a procurare le mascherine e i guanti per i medici e gli infermieri, che in due anni di attività non ce l'ha fatta a chiudere una sola delle 150 crisi aziendali che giacciono irrisolte al Mise. 

Verrebbe da dire che hanno orecchiato «fare come la Corea», ma hanno pensato a quella del Nord. 

Attenzione che ci stanno riuscendo.

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