ROBERTO FORMIGONI
La frustata
Un fantasma circola per l' Italia da quando si è cominciato
a parlare della vera fase due, ovvero come far ripartire l' economia. È il fantasma dello statalismo, l' idea
che occorra più Stato nella vita degli italiani, l' incubo di un ritorno dello
Stato banchiere e imprenditore, e ancor di più dello Stato controllore occhiuto
di ogni iniziativa privata.
Diciamo subito che
sarebbe un disastro per l' economia e per l' Italia intera, la cancellazione
della nostra identità, del nostro spirito nazionale. Noi siamo un popolo di
artigiani e di imprenditori, nessun Paese al mondo ne ha una percentuale più
alta. Le aziende italiane sono oltre quattro milioni, di tutte le dimensioni,
grandi (poche), piccole e piccolissime, e molte sono quelle dove opera una sola
persona. Tutte sono state messe in ginocchio dalla tragedia dell' epidemia, e
tutte hanno un bisogno immediato di cospicui finanziamenti per non morire,
trascinando nella rovina le famiglie dei dipendenti e l' Italia intera. Il
compito dello Stato oggi è quello di trovare in tempi brevissimi i
finanziamenti a fondo perduto per ognuna di queste aziende, tutti gli Stati del
mondo si stanno muovendo in questa direzione e l' Europa, questa volta, sta
facendo la sua parte.
Risorse non erogate
Finora le risorse per le aziende sono state più volte
promesse dal governo e talvolta anche stanziate, ma pochissimo erogate,
sottoposte come sono a una serie di adempimenti da far impallidire qualunque
burocrazia.
Si pensi che la misura più strombazzata, i prestiti dalle
banche di 25.000 euro garantiti dallo Stato, che in teoria dovevano essere
immediati, sono in realtà subordinati
alla presentazione di diciannove documenti, uno dei quali è una sorta di business-plan
a sei anni. Ragioniamo, quale artigiano o imprenditore è in grado di prevedere
realisticamente che ne sarà della sua attività da qui a sei anni? E infatti le
imprese che hanno ottenuto i 25.000 euro (di prestito da restituire, non a
fondo perduto) sono poche migliaia.
Di fronte a questo
disastro l' idea che hanno cominciato a far circolare è quella vecchia del più
vieto e più volte fallito statalismo: più Stato nell' economia, più controlli
statali nelle aziende! Ne ha parlato per primo, esplicitamente, il
vicesegretario del Pd Orlando: «Se lo stato finanzia le aziende, deve avere un
posto nei cda». Ma questa formula si è rivelata troppo cruda e inaccettabile,
ed è stata smentita e ritirata sotto una pioggia di critiche.
Era un ballon d' essai, utile a saggiare il terreno, e il
suo ritiro è stato la via maestra per far passare l' intenzione vera, concedere
sì aiuti alle aziende (se mai il governo riuscisse a trovare i soldi, traguardo
ancora non raggiunto), ma in cambio dell' accettazione di una serie di
condizioni-capestro che ne farebbero delle vere piccole aziende di stato. Non a
caso hanno cominciato a parlare di una nuova Iri, magnificandola come via alla
ricostruzione italiana. In parole povere, andremmo ad una grande pianificazione
economica preparata dallo Stato, qualcosa di non molto lontano dai programmi
quinquennali della vecchia Urss. Sarebbe lo Stato con le sue brillanti task
force, che hanno dato una così bella prova di sé in questa fase, a decidere gli
obiettivi economici e la via per raggiungerli. Agli imprenditori il compito di
centrare i risultati.
E ovviamente avremmo
una poderosa assunzione di nuovo personale pubblico per i controlli e le
sanzioni a chi non segue le prescrizioni.
Industria nemica
La verità è che
questo governo non solo è il più a sinistra della storia italiana, ma le
pulsioni comuniste ed ex-comuniste di cui è intriso (Leu e Pd) si sono saldate
con l' ideologia folle della decrescita felice dei 5Stelle. Più volte e a
ragione il governo è stato accusato di cultura antiindustriale. La verità è che
a molti di loro non dispiace l' indebolimento dell' economia, sostengono che la
causa dei mali d' Italia è l' eccesso di liberismo(!), l' aver accettato il
modello capitalista. Il loro modello di
riferimento è, come già detto, la decrescita e quindi, inevitabilmente, l'
assistenzialismo. Sognano una società di assistiti, fondata su una pletora
di redditi di cittadinanza e redditi di emergenza, e quindi inevitabilmente
pensano a uno Stato padrone dell' economia. Lo strumento sono le
nazionalizzazioni (dell' Ilva, delle autostrade, di Alitalia, per la quale
hanno stanziato alla chetichella 3 nuovi miliardi di soldi dei cittadini, ma l'
Europa li ha bocciati, evviva!). E tutto questo dovrebbe essere garantito da un
governo che non è nemmeno riuscito a procurare le mascherine e i guanti per i
medici e gli infermieri, che in due anni di attività non ce l'ha fatta a
chiudere una sola delle 150 crisi aziendali che giacciono irrisolte al Mise.
Verrebbe da dire che
hanno orecchiato «fare come la Corea», ma hanno pensato a quella del Nord.
Attenzione che ci stanno riuscendo.
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