Un
gruppo di pediatri cesenati ha diffuso questo documento.
Il
Crocevia ne condivide lo spirito e la sostanza
La
Costituzione italiana garantisce la tutela dei diritti dei cittadini senza
distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche,
di condizioni personali e sociali. Ora
nella gestione dell’emergenza del coronavirus le istituzioni dello Stato
italiano hanno violato questo principio non tutelando i diritti dei bambini e
in particolare dei bambini appartenenti alle fasce sociali più povere.
Se infatti lo Stato nella fase
acuta dell’epidemia ha investito personale e risorse eccezionali per garantire
a tutti i cittadini le cure della salute fisica sia nella fase diagnostica che
in quella terapeutica e ospedaliera, ha invece deliberatamente ignorato i bisogni
dell’infanzia legati al diritto di istruzione e alle relazioni sociali, in comunità
dei pari, nella fase dell’allentamento dell’isolamento domiciliare.
In
questa seconda fase il mantenimento della chiusura di nidi, scuole elementari,
scuole dell’obbligo e superiori, ha privato i minori della frequenza della
comunità scolastica, che è indispensabile per sostenere e sviluppare sia i loro
apprendimenti sia il loro benessere mentale e sociale.
Qualunque cittadino,
professionista dell’infanzia e non, sa bene e ha potuto toccare con mano in
questo tempo i danni diffusi e
irreversibili che la sospensione sine die di questo diritto ha provocato e sta
provocando sul capitale umano delle future generazioni. Un trauma cognitivo
e sociale, che è tanto più grave quanto più è povera la famiglia di
appartenenza del bambino, la quale ha un bisogno insostituibile della scuola
per dare ai figli l’istruzione e il benessere.
A
fronte dei danni già subiti, si aggiunge la più completa incertezza e sulle
comunità infantili dell’estate, indispensabili a genitori e
bambini, ma soprattutto sulla futura ripresa scolastica, a duplice e triplice
scenario, ma di fatto priva di ogni programmazione a medio e lungo raggio. Se è
vero, come è probabile, che il virus sarà ancora presente e che per un periodo
si dovrà trovare modi di convivenza con esso, non si vede perché tutte le attività produttive e sociali degli adulti
saranno garantite, mentre invece l’apertura scolastica completa è messa in
dubbio.
Perché
sin d’ora, come è stato fatto per personale e strutture sanitarie, Stato,
Regioni e Comuni non predispongono un piano di investimenti per edifici, aule,
personale docente di ruolo, ex pensionato, neolaureato, per assicurare il
diritto allo studio e alla salute dei minori? Per di più in una situazione di assoluto controllo della scuola, ove da
un lato è già noto che il coronavirus colpisce in maniera rarissima i bambini
sotto i 10 anni e dall’altro l’intervento di igiene pubblica in caso di
portatori positivi (si vedano i casi di meningite nelle scuole) è consolidato e
sicuro.
“La scuola è aperta a tutti”
recita l’art. 34 della Costituzione. Questo chiedono a gran voce da oggi i
cittadini, i genitori, gli insegnanti, i professionisti dell’infanzia, che
hanno a cuore il futuro dei loro figli e del paese.
Nessun commento:
Posta un commento