Così per i cristiani le finalità ecclesiali
(annunciare il Regno di Dio a tutti gli uomini) si intrecciano con quelle
politiche (promuovere il bene comune)
* * *
II PARTE
1. Il bene comuneCristo nella sinagoga di Nazareth, 1350 circa, affresco nel monastero Visoki Decani, Kosovo
Per definire la dimensione del bene comune possiamo rivolgerci alla Dottrina sociale della Chiesa, che lo declina tra i “princìpi permanenti” dell’insegnamento sociale cattolico accanto alla dignità della persona umana, alla solidarietà e alla sussidiarietà[1]. Ciascuno di questi princìpi non può essere pienamente compreso senza riferimento agli altri.
In particolare, la dignità della persona
e la sua promozione, resta il punto di partenza e il “faro” per qualsiasi altro
contenuto o principio. Una dignità che si nutre dell’armonica integrazione di
tutte le caratteristiche costitutive dell’essere umano: fatto a immagine e
somiglianza di Dio, unità integrata e inseparabile di corpo e spirito, aperto
alla trascendenza, unico, libero e sociale.
La dignità della persona umana diviene così il criterio in base al quale interpretare l’espressione “bene comune”, oggi fra le più abusate sia nel contesto politico che nel parlare quotidiano. Con questo termine si intende l’insieme delle condizioni che permettono all’uomo, concepito sia dal punto di vista individuale che da quello comunitario, di raggiungere la propria pienezza di vita[2].
Il termine “pienezza” ci interroga profondamente. L’esperienza cristiana ci
indica come via della pienezza personale l’adesione di ciascuno alla propria
vocazione: il riconoscimento di una chiamata alla carità che ci precede e ci
sostanzia, l’offerta di sé come strumento nelle mani di Dio[3].
In questa adesione alla volontà di un
Altro su di noi riposa il nucleo della nostra piena libertà, e della nostra
capacità di promuovere il bene comune.
La spiegazione del concetto di solidarietà offerta da Giovanni Paolo II nella Sollicitudo
rei socialis ci guida nella riflessione sul bene comune: «La
solidarietà ci aiuta a vedere l’“altro” – persona, popolo o Nazione – non come
uno strumento qualsiasi, per sfruttarne a basso costo la capacità di lavoro e la
resistenza fisica, abbandonandolo poi quando non serve più, ma come un nostro
“simile”, un “aiuto” (Gen 2,18), da rendere partecipe, al pari di noi, del
banchetto della vita, a cui tutti gli uomini sono egualmente invitati da Dio»[4].
Siamo quindi solidali quando aiutiamo il prossimo a raggiungere la sua piena dignità di persona. Benedetto XVI affermava che la solidarietà è precisamente «la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno perché tutti siamo veramente responsabili di tutti»[5].
La
sussidiarietà è infine il principio che si propone di tutelare le istituzioni,
associazioni e realtà temporali le quali, create dall’uomo per raggiungere la
propria perfezione, si pongono come interfaccia fra l’uomo stesso e le
istituzioni a lui superiori[6].
Una scuola parentale o paritaria, una
cooperativa sociale, un’associazione culturale, espressioni aggregative
economiche, sono solo alcuni esempi di strumenti tramite i quali alcuni,
singoli o gruppi, possono prendere l’iniziativa ed offrire il proprio contributo
alla crescita dell’intera società. Sono strumenti che nascono dall’uomo, a
servizio dell’uomo e della comunità nel suo complesso[7].
Il principio di sussidiarietà riconosce
ad ogni uomo la capacità di mettere in campo la propria sensibilità e la
propria creatività. Per ciò stesso, sottende una precisa visione del rapporto
tra singoli/società civile e istituzioni statuali: non di dipendenza, ma di interazione creativa in
vista del bene comune[8].
2. Chiesa e politica
La missione della Chiesa nel mondo è
caratterizzata da un iniziale dualismo di prospettive, rispetto al quale sembra
difficile recuperare un orizzonte unitario.
Nel Compendio della Dottrina
sociale della Chiesa troviamo però subito l’impostazione corretta del
problema: «Gesù rifiuta il potere oppressivo e dispotico dei capi sulle Nazioni
(cfr Mc 10,42) e la loro pretesa di farsi chiamare benefattori (cfr Lc 22,25),
ma non contesta mai direttamente le autorità del suo tempo. Nella diatriba sul
tributo da dare a Cesare (cfr Mc 12,13-17; Mt 22,15-22; Lc 20,20-26), Egli
afferma che occorre dare a Dio quello che è di Dio, condannando ogni tentativo
di divinizzazione e di assolutizzazione del potere temporale: solo Dio può
esigere tutto dall’uomo. Nello stesso tempo, il potere temporale ha diritto a
ciò che gli è dovuto: Gesù non considera ingiusto il tributo a Cesare»[9].
Da
questo punto di partenza, che richiama la distinzione tra la missione della
Chiesa e quella della comunità politica, discende la necessità per quest’ultima
di rispettare l’autonomia della Chiesa nel soddisfacimento dei beni di tipo
spirituale.
Tali beni sono sempre inseriti in una
determinata realtà storica, alle cui istituzioni deve essere riconosciuto un
fine specifico. In particolare, si pone come necessario il riconoscimento della dimensione religiosa dell’uomo quale sua
dimensione fondante, accanto a quella relazionale e sociale.
La missione della Chiesa è quella di
annunciare il Regno di Dio a tutto l’uomo e a tutti gli uomini.
“A
tutto l’uomo”: rivolgendosi, cioè, non solo ai bisogni prettamente mondani e contingenti,
ma mantenendo sempre memoria della sua dimensione trascendente. Se infatti
l’uomo è fatto a immagine somiglianza di Dio, egli è strutturalmente “capace di
relazionarsi a Dio”: il riconoscimento della persona umana non può rifiutare di
fare i conti con il riconoscimento della sua dimensione religiosa. Sempre
il Compendio ci ricorda infatti che il rispetto della dignità
personale esige, inoltre, il riconoscimento della dimensione religiosa
dell’uomo. Essa non è un’esigenza semplicemente “confessionale”, ma trova la
sua radice inestirpabile nella realtà stessa dell’uomo[10].
Rientra quindi tra i “diritti” della
Chiesa la sua presenza nella vita sociale. Va ricordato che questo diritto è
per la Chiesa stessa un dovere, rinunciando al quale viene meno la fedeltà al
suo messaggio. Le vie dell’evangelizzazione che la Chiesa deve percorrere non
riguardano solo le persone singole, ma devono portare le istituzioni a
riconoscere la dimensione pubblica del fatto religioso.
Di
conseguenza, se le finalità ecclesiali si intrecciano con quelle politiche è
necessario instaurare rapporti di collaborazione che abbiano come fine comune
il servizio all’uomo, in tutte le sue dimensioni e secondo le loro reciproche
competenze.[11]
Ciò non lede la reciproca autonomia tra
il campo della vita cristiana e quello dell’agire politico in vista della
promozione umana: essi sono in stretta relazione, ma non possono essere confusi
e sovrapposti.
Le parole della Chiesa e il suo operare
nel mondo costituiscono per la dimensione politica di ogni tempo e luogo uno
stimolo alla ricerca del vero bene per l’uomo.
(2. fine)
* * *
[1]Pontificio
Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina
sociale della Chiesa, 2005, 160 (da ora in poi CDSC).
[2]Per
alcuni approfondimenti, oltre al già citato CDSC, cfr. Catechismo della
Chiesa Cattolica, nn. 357, 362; Giovanni Paolo II, Lettera
enciclica Veritatis Splendor, 6 agosto 1993, n. 14; Giovanni Paolo
II, Lettera enciclica Evangelium vitae, 25 marzo 1995, n. 12;
Costituzione conciliare Gaudium et spes, n.25.
[3]Benedetto
XVI, Messaggio al II Congresso continentale latino-americano sulle
vocazioni, Cartago, Costa Rica 1° febbraio 2011.
[4]Giovanni
Paolo II, Lettera enciclica Sollicitudo rei socialis, 30 dicembre
1987, n. 39.
[5]Benedetto
XVI, Lettera al Presidente della Conferenza Episcopale Italiana in
occasione del centenario della prima settimana sociale dei cattolici italiani,
12 ottobre 2007.
[6]Giovanni
Paolo II, Lettera enciclica Centesimus annus, 1° settembre 1991, n.
48.
[7]CDSC, n.
185.
[8]Benedetto
XVI, Discorso ai partecipanti all’Assemblea Plenaria della Pontificia
Accademia delle Scienze Sociali, Roma 3 maggio 2008.
[9]CDSC, n. 379.
[10]CDSC, n. 553.
[11]CDSC, n. 425.
https://www.tempi.it/fede-e-politica-2-il-diritto-e-dovere-della-chiesa-alla-presenza-pubblica/
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