«Avvento»: che cosa significa propriamente? «Avvento» è un vocabolo latino, che in italiano possiamo rendere con «presenza», «venuta».
Nel linguaggio dei tempi antichi era un termine per
così dire tecnico con cui si indicava l’arrivo di una personalità di rilievo, e
in particolar modo l’arrivo del re o dell’imperatore in una determinata
provincia.
Poteva però indicare anche la rivelazione della
divinità, che esce dal suo nascondimento e attesta potentemente la sua
presenza, o la cui incombenza sui destini umani era solennemente celebrata nel
culto.
I cristiani raccolsero questo vocabolo e lo fecero
proprio, per esprimere la loro peculiare relazione a Gesù Cristo. Egli è per
loro il Re che è venuto in questa miserabile provincia della terra e le fa dono
della gioia della sua visita; egli è colui alla cui presenza nell’assemblea
liturgica essi credono.
In un senso del tutto generale, con questa parola i
cristiani hanno voluto dire: Dio è presente.
Egli non si è tolto dal mondo, e non ci ha abbandonato
a noi stessi. Anche se noi non lo possiamo vedere e toccare come una cosa
qualsiasi, egli tuttavia c’è, e ci viene incontro in molti modi.
L’Avvento, perciò, ci riporta alla memoria due cose:
ü in primo luogo il
fatto che la presenza di Dio nel mondo è già cominciata, e che egli, seppur in
forma enigmatica e nascosta, è già ora presente.
ü E in secondo luogo,
esso ci ricorda che la sua presenza ha appena avuto inizio, che non è ancora
compiuta, bensì è ancora in fase di crescita, di realizzazione, di maturazione.
La sua presenza ha già avuto inizio, e noi, i
credenti, siamo coloro mediante i quali egli vuol essere presente nel mondo.
Mediante la nostra fede, la nostra speranza e la nostra carità egli vuole
sempre di nuovo far risplendere la sua luce nella notte del mondo.Sagrada Familia Barcellona
Le lampade che noi accendiamo nelle notti buie di questa stagione invernale diventano così a un tempo una consolazione e un richiamo: la consolante certezza che la « luce del mondo » si è già accesa nell’oscurità della notte di Betlemme; e che essa ha trasformato la notte sventurata del peccato dell’uomo nella Notte Santa del perdono, in cui Dio ha accolto e sanato quello stesso peccato.
Card. Joseph Ratzinger - da
"Licht, das uns leuchtet"
[Luce che ci illumina] (1978) una meditazione tenuta nel
periodo in cui fu arcivescovo di Monaco di Baviera.
Nessun commento:
Posta un commento