venerdì 9 dicembre 2022

SCUOLA G.S. 1962/63 PARTE PRIMA

Scuola G.S. 21-10-1962 tenuta da don Giussani

Oggi come premessa impostiamo il problema: Perché siamo nati come comunità così tipicamente espressa. Innanzitutto perché siamo stati colpiti dal fatto che il Cristianesimo è un nuovo modo di vivere questo mondo.



Quest’anno ci proponiamo di compiere, punto per punto, una revisione di tutta la nostra vita in comune, perché essa non sia svigorita dall’abitudine, compromessa dalla mancanza di chiarezza, confusa dalle obiezioni.

La realtà cristiana ha un’espressione ideologica che non si può capire se non impegnandosi in gesti di vita. Occorre perciò una verifica personale di ciò che la tradizione ci porta, verifica senza della quale non c’è convinzione. La convinzione non può essere frutto di un insegnamento, ma è un avvenimento nuovo per ciascun uomo: accade là dove la vita personale si impegna con una proposta concreta. Rivedere il carattere ed il significato dei singoli gesti è la strada migliore per rivivificare la nostra esperienza cristiana, per far diventare sempre più profondo dentro la nostra carne e le nostre ossa il pungolo concreto di Gesù Cristo.

Oggi come premessa impostiamo il problema: Perché siamo nati come comunità così tipicamente espressa.

Innanzitutto perché siamo stati colpiti dal fatto che il Cristianesimo è un nuovo modo di vivere questo mondo. E’ un tipo di vita nuovo: non rappresenta alcune esperienze particolari, alcuni modi, gesti accanto ad altri, alcune espressioni o parole da aggiungere al solito vocabolario. Usa il vocabolario che tutti gli uomini usano, ma il significato è diverso. Il cristiano guarda a tutta la realtà come chi non è cristiano, ma ciò che la realtà gli dice è diverso, ed egli reagisce in modo diverso.
Gesù Cristo è il tipo fisico concreto di questa umanità. Si domandavano cosa mai pretendesse, tanto era come gli altri. Quando cominciava a parlare usava le parole del suo popolo, eppure era un altro mondo che rivelava, un mondo non estraneo all’uomo, ma che all’occhio e al cuore dapprima ignaro della gente si sentiva come rinascere, risvegliare (Cfr. il brano di Nicodemo - Giov. III, 1-21.) «Uno, se non nasce di nuovo, non può vedere la realtà vera.» Sempre ci arrestiamo alla domanda di Nicodemo: «Ma come può avvenire questo?» La risposta è data solo dall’esperienza che siamo chiamati a compiere.

«I Cristiani non hanno una lingua esotica, non si separano dagli altri, non vivono una vita diversa. Pur osservando le abitudini locali, mostrano attraverso questo di avere carattere unico. La loro vita è come un paradiso. Abitano in patrie particolari, ma come gente che abita ovunque. Partecipano ai doveri di ogni cittadino e sanno accettare e vivere l’ospitalità con delicatezza e generosità sconosciute ad altri. Si sposano, hanno bambini, ma non lasciano i loro bambini sulle strade, non li abbandonano (cosa che è solita là dove il mondo non è toccato dal Cristianesimo). Mangiano come tutti, ma non nello stesso modo di tutti. Hanno un corpo di carne, ma non vivono come gli altri. Hanno il corpo sulla terra, ma sono cittadini di un altro mondo. Si innalzano liberi al di sopra di ogni legge, pur seguendo le leggi del loro paese. Sono poveri ma arricchiscono lo spirito degli altri. Mancano di tutto, e sono tranquilli come se sovrabbondassero. Sono calunniati; ingiuriati benedicono. Hanno una capacità di rispetto ignota agli altri.
Puniti, godono, perché così sono resi simili a Colui che li ha fatti nascere. Quello che l’anima è per il corpo, sono i cristiani per il mondo. Il mondo odia i cristiani, eppure essi hanno una gioia ad altri ignota. Sono trattenuti nella prigione del mondo ma sono essi che dànno senso al mondo. Dio ha loro assegnato un posto che essi non hanno la possibilità di disertare. (Dalla lettera a Diogneto, V. - VI., citata ne «La conversion au Christianisme durant les premiers siècles», di Gustave Bardy, Parigi 1949, pagg. 311-312).

Ci sono precise condizioni perché l’esperienza di queste cose avvenga. Tutta la struttura di G.S. si sforza di corrispondere a queste condizioni. Potremmo questa volta segnalare i due spunti per cui il movimento è sorto, le due, chiamiamole così, prime condizioni di G.S.

1. Vivere l’ambiente in cui si è

Ognuno di noi sente ridette a sé le frasi della lettera a Diogneto. Il posto che Dio ha affidato a ciascuno di noi è dentro questo mondo, dentro le gioie e le fatiche, là dove noi siamo, nell’ambiente: in ciò che ci circonda.

Una lealtà profonda col tuo ambiente è la prima condizione da rispettare: noi dobbiamo verificare il Cristianesimo nell’ambiente in cui viviamo.

E’ questo il primo concetto base di G.S. Il Cristianesimo si esprime in tutta la sua capacità ed autenticità non tanto là dove mi ritiro, magari per un utilissimo momento educativo, ma nell’ambiente in cui io vado: è là che si può verificare una incarnazione il più totale possibile.
Questo principio [è] fondamentale per ciascuno di noi. La convinzione può nascere esclusivamente dal paragone – continuo, come continua è la vita, spontaneo, come spontanea è la vita – tra la proposta cristiana e ciò che ci interessa, tra la proposta cristiana e ciò a cui le esigenze della nostra umanità ci spingono.

 Vivere il Cristianesimo vuol dire essere messi in condizioni migliori degli altri per vivere tutti i rapporti umani. Gesù ha colpito la gente perché si sentivano più uomini quando andavano a sentirlo.

2. Vivere cristianamente l’ambiente

Il secondo punto che ha fatto nascere il nostro movimento è la necessità di affrontare il mondo che ci circonda secondo i valori della tradizione in cui siamo nati: questo è l’unico modo per verificare i valori, ma anche per rendere giustizia ad essi. E’ un dovere per tutti noi, per ciò stesso che siamo nati in una tradizione cristiana, di fatto, volente o nolente, «ti è assegnato un posto che non ti è permesso disertare».
Potremmo riassumere questi due spunti dicendo: I. che dobbiamo vivere il mondo, II. come l’hanno vissuto i primi cristiani.

https://www.culturacattolica.it/attualit%C3%A0/in-rilievo/abbiamo-detto-gli-editoriali/t49043/scuola-g-s-1962-63

CURATORE: DON GABRIELE MANGIAROTTI

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