Scuola G.S. 21-10-1962 tenuta da don Giussani
Oggi come premessa impostiamo il problema: Perché siamo nati come comunità così tipicamente espressa. Innanzitutto perché siamo stati colpiti dal fatto che il Cristianesimo è un nuovo modo di vivere questo mondo.
Quest’anno ci proponiamo di compiere, punto per punto,
una revisione di tutta la nostra vita in comune, perché essa non sia svigorita
dall’abitudine, compromessa dalla mancanza di chiarezza, confusa dalle
obiezioni.
La realtà cristiana ha un’espressione ideologica che
non si può capire se non impegnandosi in gesti di vita. Occorre perciò una
verifica personale di ciò che la tradizione ci porta, verifica senza della
quale non c’è convinzione. La convinzione non può essere frutto di un
insegnamento, ma è un avvenimento nuovo per ciascun uomo: accade là dove la
vita personale si impegna con una proposta concreta. Rivedere il carattere ed
il significato dei singoli gesti è la strada migliore per rivivificare la
nostra esperienza cristiana, per far diventare sempre più profondo dentro la
nostra carne e le nostre ossa il pungolo concreto di Gesù Cristo.
Oggi come premessa impostiamo il problema: Perché siamo nati come
comunità così tipicamente espressa.
Innanzitutto perché siamo stati colpiti dal fatto che
il Cristianesimo è un nuovo modo di vivere questo mondo. E’ un tipo di vita
nuovo: non rappresenta alcune esperienze particolari, alcuni modi, gesti
accanto ad altri, alcune espressioni o parole da aggiungere al solito
vocabolario. Usa il vocabolario che tutti
gli uomini usano, ma il significato è diverso. Il cristiano guarda a tutta la
realtà come chi non è cristiano, ma ciò che la realtà gli dice è diverso, ed
egli reagisce in modo diverso.
Gesù Cristo è il tipo fisico concreto di
questa umanità. Si domandavano cosa mai pretendesse, tanto era come gli
altri. Quando cominciava a parlare usava le parole del suo popolo, eppure era
un altro mondo che rivelava, un mondo non estraneo all’uomo, ma che all’occhio
e al cuore dapprima ignaro della gente si sentiva come rinascere, risvegliare
(Cfr. il brano di Nicodemo - Giov. III, 1-21.) «Uno, se non nasce di nuovo, non
può vedere la realtà vera.» Sempre ci arrestiamo alla domanda di Nicodemo: «Ma
come può avvenire questo?» La risposta è data solo dall’esperienza che siamo
chiamati a compiere.
Puniti, godono, perché così sono resi simili a Colui che li ha fatti nascere. Quello che l’anima è per il corpo, sono i cristiani per il mondo. Il mondo odia i cristiani, eppure essi hanno una gioia ad altri ignota. Sono trattenuti nella prigione del mondo ma sono essi che dànno senso al mondo. Dio ha loro assegnato un posto che essi non hanno la possibilità di disertare. (Dalla lettera a Diogneto, V. - VI., citata ne «La conversion au Christianisme durant les premiers siècles», di Gustave Bardy, Parigi 1949, pagg. 311-312).
Ci sono precise
condizioni perché l’esperienza di queste cose avvenga. Tutta la struttura di G.S. si
sforza di corrispondere a queste condizioni. Potremmo questa volta segnalare i
due spunti per cui il movimento è sorto, le due, chiamiamole così, prime
condizioni di G.S.
1. Vivere l’ambiente in cui si è
Ognuno di noi sente ridette a sé le frasi della lettera a Diogneto. Il posto che Dio ha affidato a ciascuno di
noi è dentro questo mondo, dentro le gioie e le fatiche, là dove noi siamo,
nell’ambiente: in ciò che ci circonda.
Una lealtà profonda col tuo ambiente è
la prima condizione da rispettare: noi dobbiamo verificare il Cristianesimo
nell’ambiente in cui viviamo.
E’ questo il primo concetto base di G.S. Il
Cristianesimo si esprime in tutta la sua capacità ed autenticità non tanto là
dove mi ritiro, magari per un utilissimo momento educativo, ma nell’ambiente in
cui io vado: è là che si può verificare una incarnazione il più totale
possibile.
Questo principio [è] fondamentale per ciascuno di noi. La convinzione può nascere esclusivamente dal
paragone – continuo, come continua è la vita, spontaneo, come spontanea è la
vita – tra la proposta cristiana e ciò che ci interessa, tra la proposta
cristiana e ciò a cui le esigenze della nostra umanità ci spingono.
Vivere il
Cristianesimo vuol dire essere messi in condizioni migliori degli altri per
vivere tutti i rapporti umani. Gesù ha colpito la gente perché si sentivano più
uomini quando andavano a sentirlo.
2. Vivere cristianamente l’ambiente
Il secondo punto che ha fatto nascere il nostro movimento è la necessità di affrontare il mondo che ci
circonda secondo i valori della tradizione in cui siamo nati: questo è
l’unico modo per verificare i valori, ma anche per rendere giustizia ad essi.
E’ un dovere per tutti noi, per ciò stesso che siamo nati in una tradizione
cristiana, di fatto, volente o nolente, «ti è assegnato un posto che non ti è
permesso disertare».
Potremmo riassumere questi
due spunti dicendo: I. che dobbiamo vivere il mondo, II. come l’hanno vissuto i
primi cristiani.
CURATORE: DON GABRIELE MANGIAROTTI
Nessun commento:
Posta un commento