INCONTRO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI CON I GIORNALISTI DURANTE IL VOLO
VERSO IL MESSICO (VENERDÌ 23 MARZO 2012)
3a Domanda: Santità, noi Le diamo veramente il benvenuto in Messico:
siamo tutti contenti che Lei vada in Messico. La domanda è la seguente: Santo
Padre, dal Messico Lei ha detto di volersi rivolgere all’intera America Latina
nel bicentenario dell’indipendenza. L’America Latina, nonostante lo sviluppo,
continua ad essere una regione di contrasti sociali, dove si trovano i più
ricchi accanto ai più poveri. A volte sembra che la Chiesa cattolica non sia
sufficientemente incoraggiata ad impegnarsi in questo campo. Si può continuare
a parlare di "teologia della liberazione" in un modo positivo, dopo
che certi eccessi – sul marxismo o la violenza – sono stati corretti?
Santo Padre: Naturalmente la Chiesa deve sempre chiedere se si fa a
sufficienza per la giustizia sociale in questo grande Continente. Questa è una
questione di coscienza che dobbiamo sempre porci. Chiedere: che cosa può e deve
fare la Chiesa, che cosa non può e non deve fare. La Chiesa non è un potere
politico, non è un partito, ma è una realtà morale, un potere morale. In quanto
la politica fondamentalmente dev’essere una realtà morale, la Chiesa, su questo
binario, ha fondamentalmente a che fare con la politica. Ripeto quanto avevo
già detto: il primo pensiero della Chiesa è educare le coscienze e così creare
la responsabilità necessaria; educare le coscienze sia nell’etica individuale,
sia nell’etica pubblica.
E qui forse c’è una mancanza. Si vede, in America Latina ma anche altrove,
presso non pochi cattolici, una certa schizofrenia tra morale individuale e
pubblica: personalmente, nella sfera individuale, sono cattolici, credenti, ma
nella vita pubblica seguono altre strade che non corrispondono ai grandi valori
del Vangelo, che sono necessari per la fondazione di una società giusta.
Quindi, bisogna educare a superare questa schizofrenia, educare non solo ad una
morale individuale, ma ad una morale pubblica, e questo cerchiamo di farlo con
la Dottrina Sociale della Chiesa, perché, naturalmente, questa morale pubblica
dev’essere una morale ragionevole, condivisa e condivisibile anche da non
credenti, una morale della ragione.
Certo, noi nella luce della fede possiamo meglio vedere tante cose che anche
la ragione può vedere, ma proprio la fede serve anche per liberare la ragione
dagli interessi falsi e dagli oscuramenti degli interessi, e così creare nella
dottrina sociale, i modelli sostanziali per una collaborazione politica,
soprattutto per il superamento di questa divisione sociale, antisociale, che
purtroppo esiste. Vogliamo lavorare in questo senso. Non so se la parola
"teologia della liberazione", che si può anche interpretare molto
bene, ci aiuterebbe molto. Importante è la comune razionalità alla quale la
Chiesa offre un contributo fondamentale e deve sempre aiutare nell’educazione
delle coscienze, sia per la vita pubblica, sia per la vita privata.
Nessun commento:
Posta un commento