martedì 6 marzo 2012

IL GAIO NICHILISMO


Tracce dedicò la copertina del numero di febbraio 1994 a un inedito di Augusto Del Noce: si trattava della lettera scritta nel 1984 a Rodolfo Quadrelli, un inquieto e interessante letterato scomparso poco dopo. Nel testo compare un’espressione che sarebbe diventata familiare a tanti di noi: «nichilismo gaio», vero e proprio j’accuse ai maestri di un’epoca. Ecco il brano della lettera in cui il filosofo spiega che cosa intende con quella espressione

Carissimo Quadrelli, quanto mi dici sul nichilismo presente, mi trova perfettamente consenziente.

Non è più il nichilismo tragico di cui forse si potevano trovare le ultime tracce nel terrorismo. Questo nichilismo doveva portare a una soluzione rivoluzionaria più o meno confusamente intravista o meglio confusamente ricordata; un qualche elemento di rabbia c’era ancora e questo gli conferiva una sembianza lontanamente umana.

Ma il nichilismo oggi corrente è il nichilismo gaio, nei due sensi che è senza inquietudine (forse si potrebbe addirittura definirlo per la soppressione dell’inquietum cor meum agostiniano) e che ha il suo simbolo nell’omosessualità (si può infatti dire che intende sempre l’amore omosessualmente, anche quando mantiene il rapporto uomo-donna).

Non per nulla trova i suoi rappresentanti in ex-cattolici, corteggiati ancora da cattolici che riconoscono in loro qualcosa che trovano sul loro fondo.

Tale nichilismo è esattamente la riduzione di ogni valore a “valore di scambio”; l’esito borghese massimo, nel peggiore dei sensi, del processo che comincia con la Prima Guerra mondiale. Il peggior annebbiamento che il nichilismo genera è la perdita del senso dell’interdipendenza dei fattori nella storia presente; infatti, a ben guardare, non è che l’altra faccia dello scientismo e della sua necessaria autodissoluzione da ogni traccia di valori che non siano strumentali. (…)

Con viva amicizia,
tuo Augusto Del Noce
Roma, 8 gennaio 1984

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