da leggere con attenzione
Storia uno, la più recente. Un trans, in Gran Bretagna, ha partorito una
figlia. Lo racconta il suo ex fidanzato, Jason, 24 anni, che non era pronto a
fare il genitore ed ha lasciato il compagno (compagna?) quando ha saputo che
era incinta (incinto?). Il “mammo”, nato donna, durante l’intervento per il
cambio di sesso non si è fatta (fatto?) rimuovere l’utero. Le iniezioni di
testosterone non gli (le?) hanno impedito di rimanere incinta e a quel punto
Jason, futuro padre, ha deciso di troncare il rapporto perché – così ha detto
nel corso di una recentissima intervista al Sun on Sunday – essendo omosessuale
cominciava a sentire di essere nel rapporto sbagliato. Quando la bambina sarà
in grado di comprendere ciò che vede, troverà davanti a sé un uomo che si fa
chiamare papà, ma che, del suo, per farla nascere, non ha messo gli spermatozoi
ma l’utero, ed è dunque, in realtà, la sua mamma.
Storia due. Nel 2010 anche Scott Moore ha avuto un figlio. Era legalmente
sposato con Thomas. Nati come Jessica e Laura, i due si erano conosciuti in un
gruppo transgender. Thomas (ex Laura) aveva già due figli, nati da una partner
precedente (che aveva ricevuto il seme da non si sa chi). Scott (ex Jessica) ha
mantenuto gli organi femminili (melius abundare…), Thomas, invece, ha subito un’isterectomia,
e così, quando si son detti: “un figlio, perché no?”, Scott è stato inseminato
da un amico.
Ricapitolando: i primi due figli della coppia hanno, come adulti di
riferimento, una madre (nata e rimasta donna), nessun padre naturale maschio di
cui sia loro nota l’identità, ma, in compenso, due padri acquisiti (ex donne);
il terzo (terza?) nato (nata?), ora in grado di comprendere ciò che vedono i
suoi occhi, si trova di fronte due maschi (che erano due donne. Glielo diranno?
Non glielo diranno?) che, per le scelte di campo (e di sesso) si fanno chiamare
papà. Papà uno e papà due, forse. E però uno dei due, Scott, è anche la sua
mamma, perché l’ha dato (data?) alla luce. E però chissà come lo chiama, la
creatura, il padre naturale (che sarebbe poi il padre vero, che ha inseminato
il padre/madre, ma che è solo un amico di famiglia…). “Zio X”? “Papà tre”
(anche se, volendo cavillare, sarebbe più corretto dire “papà uno” e gli altri,
automaticamente, retrocederebbero di grado…)? Boh!
Terza storia. 2008. Siamo nell’Oregon. Thomas Beatie, ex donna ma uomo da
anni, è sposato con Nancy. La moglie non può avere figli. Lui, quand’era una
“lei”, si era fatta rimuovere il seno, ma non la vagina. Quando si sposa,
scoprono che lei (Nancy) non può avere figli. Non c’è problema. Ci penso io,
dice lui (che è rimasto anche un po’ la lei che era). Si recano alla banca del
seme, acquistano delle fialette per l’inseminazione domestica e… via. Dal 2008,
due figli, che hanno davanti a sé una donna che chiamano mamma, ma non li ha
partoriti, un uomo (ex donna) che chiamano papà, ma che li ha avuti in grembo
nove mesi e li ha partoriti, e sarebbe dunque la loro vera mamma, e, da qualche
parte del mondo, un padre naturale che non conosceranno ma
Da un articolo di Luisella Saro tratto dal sito Cultura Cattolica.it il 12 marzo 20
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