Seppellitelo con uno dei tabarri che gli piacevano tanto.
Quindici giorni fa, Sandro Zara del Tabarrificio Veneto mi ha detto che il
suo principale cliente era proprio Lucio Dalla: ne comprava tanti, sia per
indossarli che per farne dono, sicuro di rimanere impresso più di chi fa regali
qualunque.
Seppellitelo con il suo rosario fra le mani, lui che i miei amici
vedevano sempre a messa, a San Domenico la domenica sera oppure ai Celestini la
mattina, o alle Tremiti d’estate (il rosario che gli aveva dato la mamma quando
era partito con gli scout, mi raccontò).
Seppellitelo con un modellino di Bologna, tipo San Petronio nelle pale
d’altare, per quel suo verso, “nel centro di Bologna non si perde neanche un
bambino”, che mi ha fatto capire la città medievale ergo cristiana, insomma la
città per gli uomini e non per le macchine o per gli architetti, molto prima
che incontrassi i libri di Pierluigi Cervellati e Marco Romano (un verso che
andrebbe scritto a caratteri cubitali in ogni aula universitaria dove si
insegna urbanistica).
Seppellitelo piangendo
tutte le lacrime del caso, perché un uomo a così tante dimensioni può risorgere
ma non può rinascere.
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