DA PALERMO A PARIGI, I NODI IRRISOLTI DEI TANTI INQUILINI DI CASA BERSANI

Dalla Francia
alla Sicilia, con un apparente salto logico che in realtà tale non è. A
Palermo, nelle primarie per il candidato sindaco del centrosinistra, ha vinto
Fabrizio Ferrandelli, cattolico vicino ai gesuiti, che ha transitato nell'Idv.
Con lui, un pezzo non indifferente del Pd. Mentre il partito ufficiale, con Sel
e Idv, sosteneva Rita Borsellino. Dopo la sconfitta, Nichi Vendola e Antonio Di
Pietro hanno lasciato intendere che non accettavano il risultato. E il Partito
democratico era tentato di fare altrettanto.
Ancora una
volta molti cattolici dell'ex Ppi, che appoggiavano Ferrandelli, si sono
sentiti emarginati: ma come, se il candidato vincente non ha l'imprimatur della
sinistra, il voto non vale? Poi, per una di quelle strane alchimie della
politica siciliana, la cosa si è risolta grazie all'intervento di Massimo
IYAlema e di Enrico Letta.
Non trova
soluzione, invece, il problema che il Pd si trascina dalla nascita: quello di
non essere riuscito a mescolare due tradizioni e culture diverse. Se non vuole
un partito perennemente diviso, Bersani deve scovare gli ingredienti per un mix
in cui tutti si sentano alla pari: laici, cattolici ed ex comunisti. E,
soprattutto, deve archiviare la pretesa di un'egemonia della sinistra che ha il
sapore di un trapassato remoto che nell'anno 2012 si credeva morto e sepolto.
Corriere della
Sera di domenica 18 marzo 2012
di Meli Maria_Teresa
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