Tratto dal sito Cultura Cattolica.it il 18 marzo 2012
Ovunque volgiamo il nostro sguardo, quello che si nota con maggiore
frequenza è la capacità pervasiva dei mezzi di comunicazione, tale che sembra
sempre più diffondersi un tipo di pensiero non cristiano (e questo accade
purtroppo anche per tanti che si dicono cristiani, come abbiamo mostrato a
proposito, per esempio, di Enzo Bianchi e come su La Bussola Quotidiana ricorda
il professor Livi).
Con il sito CulturaCattolica. it abbiamo documentato molte volte questa
situazione drammatica, che ci ha fatto spesso parlare di “guerra” contro la
fede, la cultura cattolica e la presenza della Chiesa nella società.
L’ultimo attacco, in ordine di tempo (ma su questo argomento siamo certi
che non è possibile stare dietro a tutte le notizie) è la sentenza della Corte
di Cassazione a proposito dei diritti alle coppie gay.
Riporto il lucido intervento del vescovo di San Marino-Montefeltro, monsignor
Luigi Negri, che mette in chiaro i termini della questione.
«E’ una ferita mortale alla Costituzione, viene demolito ciò su cui la
civiltà poggia da millenni. E’ una contraddizione logica e giuridica. Come può
esserci vita familiare senza famiglia?». E’ profondamente turbato monsignor
Luigi Negri, vescovo ciellino di San Marino-Montefeltro, commissario Cei per la
Dottrina della fede e presidente della fondazione Giovanni Paolo II per il
magistero sociale della Chiesa. In cosa la Cassazione sbaglia? «E’ l’impostazione
relativistica di chi confonde cose distinte. Si unifica tutto a livello
neutrale ed è gravissimo che venga creata una figura inesistente nella
Costituzione: la famiglia gay. L’amore di un uomo e una donna è il fondamento
della vita umana, mentre le relazioni omosessuali contrastano con la legge
morale naturale. Equiparare le unioni gay al matrimonio va contro valori
basilari dell’umanità. La famiglia, cellula fondamentale di ogni società, è un
bene troppo prezioso per esporla al rischio di pronunciamenti distruttivi e
contrari all’etica».
Una coppia gay non può avere vita familiare? «E’ mistificatorio giocare con
le parole. Come per il matrimonio tra omosessuali, anche per la famiglia gay si
prendono i termini e si svuotano del loro significato reale. Questa sentenza
scardina quanto di più necessario occorra alla società per non precipitare nel
caos. E’ una pericolosa minaccia alla dignità umana e al futuro stesso
dell’umanità. A pagare il prezzo più alto saranno i giovani. La famiglia
fondata sul matrimonio uomo-donna non è una convenzione sociale». (Intervista
di Giacomo Galeazzi su La Stampa di venerdì 16 marzo 2012)
Ora però ci chiediamo: “che fare?”
Cattedrale di Chartres |
Ricordiamo quello che diceva il grande Péguy: “Questo mondo moderno non è
solamente un mondo di cattivo cristianesimo, questo non sarebbe nulla, ma un
mondo incristiano, scristianizzato. Ciò che è precisamente il disastro è che le
nostre stesse miserie non sono più cristiane. C’era la cattiveria dei tempi
anche sotto i Romani. Ma Gesù venne. Egli non perse i suoi anni a gemere ed
interpellare la cattiveria dei tempi. Egli taglia corto. In un modo molto
semplice. Facendo il cristianesimo. Egli non si mise a incriminare, ad accusare
qualcuno. Egli salvò. Non incriminò il mondo. Egli salvò il mondo. [Charles
Péguy, Veronique].
Fare il cristianesimo. Che cosa significa? Quali sono le caratteristiche
della presenza cristiana oggi nel mondo? Ricordiamo questi due principi
fondamentali:
- l’unità visibilmente espressa dei cristiani;
- il nesso con l’autorità della Chiesa.
- il nesso con l’autorità della Chiesa.
Se questi sono i fondamenti, bisogna però rimboccarsi le maniche per
impedire che il veleno del mondo ci contagi. L’antidoto al veleno c’è, ma viene
spesso reso innocuo dal grave problema della comunicazione oggi.
“Fare il cristianesimo” significa anche questo: rendere possibile
l’incontro con ogni giudizio che nasce dalla fede (Giovanni Paolo II diceva che
se la fede non diventa cultura non è vissuta né pensata né accolta) e qui si
colloca il grave e affascinante compito di chi usa i moderni mezzi della
comunicazione.
La rete può fare quel servizio che rende più inoffensivo o meno offensivo
il veleno del mondo. Basta saperla usare, secondo la sua dinamica specifica e
originaria. E’ rete, trama di rapporti, suggerimento di siti, scambio di notizie:
una relazione che mette insieme quelli che una volta si chiamavano gli “uomini
di buona volontà”.
Guai a chi pensa che i propri visitatori vadano “tenuti” senza nessi, come
in un recinto che non deve essere travalicato! Bisogna invece trovare il modo
affinché crescano lo scambio e la comunicazione tra le realtà positive.
Quando gli oratori si concepivano come ambito “esauriente” della vita del
giovane, il più delle volte, di fronte a momenti di crisi, perdevano la
capacità di “tenere” e guidare i ragazzi.
Riporto qui quanto diceva, anni fa,
Don Giussani ai sacerdoti della Romagna: «Così come, se c’è un ragazzo che
viene a scuola da me e non mi ascolta, perché gli sono antipatico, e a scuola
di religione si tura le orecchie o studia latino (e io non ci posso far niente,
perché, poniamo, finirei per inimicarmelo del tutto, e allora, un po’
discretamente, cerco di non farci caso), però ha in simpatia il vicario della
sua parrocchia, va alla sua parrocchia, fa la Comunione alla sua parrocchia, va
all’associazione della sua parrocchia e non aderisce al movimento cristiano che
cerco di fare nella mia scuola, io dirò: «Meno male che va là». È la stessa
cosa! L’umiliazione più grande di chi cerca di lavorare per il Regno di Dio,
che è uno, di chi cerca di lavorare per il suo Vescovo (perché la Chiesa è nel
Vescovo e stop), l’umiliazione più grande è quella di essere considerato dai
propri confratelli un transfuga o un «sovvertitore di», oppure un individuo che
tende a fare il suo proprio mondo e basta. Invece è lo stesso identico gesto!
[Appunti da un intervento di Luigi Giussani su Gioventù Studentesca. Reggio
Emilia, 1964]».
La gelosia o l’invidia tra i siti cattolici non solo è infondata e senza
senso, è infeconda!
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