L’Angelino e furioso. E
fa bene ad esserlo.
Qual è la missione del governo tecnico? Battere il partito
dello spread, tenere in ordine i conti pubblici e mettere al sicuro i risparmi
degli italiani. Mario Monti è arrivato a Palazzo Chigi -senza passare per le
urne- con questi compiti e non altri.
Tutto il resto, non è fuori dalla portata
del governo, ma non è neppure scelta esclusiva del consiglio dei ministri.
Ancor meno è possibile immaginare che il governo Monti sia espressione dell’opposizione,
della tecnocrazia, della massoneria o della Spectre jamesbondiana: il
professore ha la fiducia del Pdl, del Pd, dell’Udc e di chi ci sta.
Senza il
partito di Berlusconi Monti non c’è. Così come senza il Pd il prof evapora.
Potrebbe invece esistere senza i voti dell’Udc. Ma non sarebbe coerente per un
governo tecnico. La politica è fatta di rapporti di forza. Monti agisce in una
condizione straordinaria che gli ha consentito finora di governare per decreto,
laddove a Berlusconi e a Prodi fu reso difficile e a tratti impossibile. È bene
ricordarlo, perché l’eccezionalità prima o poi finisce.
Come ben sanno i nostri
lettori, ho sostenuto la necessità del governo di transizione e non cambio
idea, ma quando Angelino Alfano scoperchia il pentolone dell’accordo sottobanco
per commissariare la Rai e fare qualche giochino sulla giustizia, penso che
abbia fatto bene. Il Pd dovrebbe dedicare più tempo alla sua riorganizzazione
(altrettanto deve fare il Pdl) e alle riforme istituzionali di cui il Paese ha
necessità, e lasciar perdere la lottizzazione vecchia-nuova sulla tv e gli
aggiustamenti sulla giustizia, da qualsiasi parte siano ispirati. La Rai non è
oggetto di scambi con il governo. Lo dice la legge: è il Parlamento sovrano.
E
la giustizia, con tutta la storia che c’è dietro e gli ultimi diciotto anni di
guerra che parlano da soli, forse merita qualche approfondimento a Palazzo
Madama e a Montecitorio. Mettere in discussione il primato della politica è un
errore. Sottovalutare il Pdl e il suo segretario anche. La prima vittima? Sarà
Bersani, che di mestiere fa il
politico e non il tecnico.
di Mario SechiTratto da Il Tempo dell'8 marzo 2012tiere fa il politico e non il tecnico.
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