Michele Emiliano è protagonista di un "fishgate" dal quale non
sarà facile uscire. Se uno che va a caccia di appalti pubblici e ti regala
scampi, orate e cozze, e tu per soprammercato fai il sindaco, ti devi chiedere:
"Perché lo fa?"
di Mario Sechi
Tratto da Il Tempo del 19 marzo 2012
di Mario Sechi
Tratto da Il Tempo del 19 marzo 2012
Il sindaco di Bari
Michele Emiliano è finito nel frullatore per una storia di «cozze pelose» che
sono arrivate in casa sua poco prima di Natale. Regalo di un imprenditore che
gareggiava per gli appalti del Comune. Emiliano si è definito un «fesso» per
aver accettato quel regalo.
Sono d’accordissimo con lui: è un fesso ed ora il
sindaco del Pd è protagonista di un «fishgate» dal quale non sarà facile
uscire. Ho seguito il suo profilo twitter e debbo ammettere che ce la sta
mettendo tutta per apparire inadeguato. Ha dato mille risposte ai suoi
lettori-elettori indignati, ma non una convincente. Non vuole dimettersi e si
dipinge come un allocco. Giudicate voi. È vero, non c’è reato né mai penso ci
sarà, ma non siamo di fronte a un problema da codice penale, semplicemente si
tratta di una materia chiamata «politica».
Se uno che va a caccia di appalti
pubblici e ti regala scampi, orate e cozze, e tu per soprammercato fai il
sindaco, ti devi chiedere: «Perché lo fa?». Al suo posto, io che sono un fan di
Machiavelli, avrei fatto un ragionamento del tipo: «Meglio rimandarle indietro,
sono pure pelose ’ste cozze e le devo pulire. E non si sa mai che questo canti
ai quattro venti che io le ho prese e mangiate». Cosa che è regolarmente
successa.
Altro marginale elemento di questa storia: Emiliano è un magistrato
in aspettativa, uno che dovrebbe avere naso particolare nel fiutare i
lestofanti. E invece no, ha sottovalutato le relazioni pericolose tra business
e politica. Ha sempre fatto alti discorsi sull’etica e sui danni dell’era
berlusconiana, poi però ha trovato il suo contrappasso dantesco, il «più puro
che ti epura». Non mi interessa la sua carriera, non era destinato certo a
entrare nel pantheon degli statisti, ma la sua storia sì che è esemplare, è una
metafora dello sbrego tra politica e realtà. Così a Bari la seduta di
autocoscienza del centrosinistra è da giorni concentrata sulle dimensioni delle
spigole, la carne bianca e morbida degli astici e la polpa prelibata delle
ostriche imperiali. Il tavolo della politica è diviso in fazioni che si
fronteggiano tra cotto e crudo, sfilettato e marinato, al vapore o alla
griglia. Se vanno avanti così, sono fritti.
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