Studenti e docenti scendono in piazza per
protestare contro i tagli, ma sanno cosa stanno fronteggiando?
Quelle che vengono presentate come
spiacevoli decisioni dovute a contingenze economiche, sono invece l’impalcatura
su cui si costruisce il progetto di una scuola asservita alle élite.
Neanche per chi ci lavora e conosce la
situazione dall’interno è facile districarsi nella serie di provvedimenti che
ruotano intorno alla scuola, e tanto meno capire quale sia il modello verso cui
ci stiamo dirigendo. E’ allora possibile provare a farsi un’idea andando a
vedere cosa accade nel modello culturalmente dominante in occidente, in
Inghilterra, il Paese le cui mode e tendenze prima o poi finiscono per
affermarsi in tutto il mondo.
Quello che accade nella scuola inglese è stato efficacemente
descritto in un articolo intitolato Niente scuola, siamo inglesi pubblicato il 30 settembre
scorso sul Sole 24ORE:
Quello della scuola inglese è un mito da
sfatare: solo un certo provincialismo italico ci fa pensare che sia un modello
imbattibile e da imitare. Non parliamo qui dei curricula e della didattica, ma
del sistema scolastico. L’eccellenza inglese molto probabilmente è migliore
dell’eccellenza italiana, perché è una scuola più moderna nei contenuti e più
agile nei metodi di apprendimento. Ma nel Regno Unito l’istruzione d’eccellenza
è quella privata.
Nella pubblica il livello è così basso
che ogni anno si moltiplicano gli appelli e le campagne per la scolarizzazione:
un bambino di 11 anni che esce dalla primaria pubblica ha lo stesso livello di
preparazione di un bambino di 7/8 anni della privata.
Nell’articolo viene dunque segnalata una
crescente separazione tra le classi sociali, viene dipinta una realtà dove la
scuola statale è progressivamente svuotata e impoverita mentre le scuole
riservate alle classi sociali elevate forniscono alti standard di preparazione
che aprono le porte verso gli studi universitari e i posti dirigenziali.
Ma arrivati a questo punto non bisogna far
l’errore di pensare che le scuole private inglesi siano come quelle italiane, da noi la scuola
privata non è una scuola elitaria, la scuola cattolica in particolare ha le sue
radici nell’800, nell’istruzione quasi sempre gratuita offerta a tutte le
classi sociali. E ancora oggi la scuola cattolica, che per poter operare
necessita del pagamento di una retta, non rappresenta una scuola per le classi
elevate più di quanto non lo rappresentino le scuole statali.
Se l’intento è poter seguire il modello
inglese, le scuole cattoliche sono quindi un ostacolo, infatti, nonostante la quasi
totale mancanza di sostegno statale, le rette richieste consentono la frequenza
di tutte classi sociali, e in più le scuole cattoliche hanno a loro sfavore
proprio quel così poco “politically correct” appellativo di “cattoliche”.
Ecco allora che parallelamente allo
smantellamento della scuola statale si procede a quello delle scuole paritarie (spesso cattoliche). Il
meccanismo è semplice, spingerle verso l’insostenibilità economica, in poche
parole verso il fallimento. Ovviamente niente che sia così manifesto da
sollevare troppe proteste, deve trattarsi di una morte naturale, una fine
rispettosa dei canoni darwiniani della selezione naturale.
I punti su cui agire sono semplici: aumentare i costi e diminuire il numero
degli iscritti.
Sull’aumento dei costi l’ultima mossa è
stata proprio di questi giorni, il riferimento è all’introduzione dell’IMU
sulle scuole paritarie, con la risibile eccezione di quelle che richiedono un
corrispettivo “simbolico”, come riportato sul Corriere della Sera
nell’articolo Le scuole paritarie non pagheranno l’Imu solo se la retta è simbolica.
Peccato che spese e stipendi non siano simbolici.
Sul versante della riduzione degli
iscritti la crisi economica voluta dai banchieri della BCE sta già dando i suoi
frutti inducendo alcune famiglie a tagliare i bilanci, ma un ulteriore “aiuto”
può certamente giungere dall’inserimento delle rette nel redditometro, e
c’è da stare certi che ci sarà chi, comprensibilmente, non lo gradirà.
Ma l’operazione viene completata
deformando la realtà e dipingendo appunto le scuole paritarie come scuole per ricchi largamente
sovvenzionate dallo Stato, anziché come scuole sussidiarie che con la loro
presenza fanno risparmiare allo Stato centinaia di milioni di euro. E a dirlo
deve essere una deputata del PD per “giustificare” davanti ai propri
elettori il perché di un parziale finanziamento di 223 milioni alle scuole
paritarie:
A festeggiare è, in particolar modo, la
presentatrice della proposta Simonetta Rubinato (che ha un doppio incarico:
sindaco di Roncade e deputata) del Pd:
«I relatori hanno accolto il mio
suggerimento di far escludere questa somma dal patto di stabilità, trovando
copertura nel fondo per la compensazione degli effetti finanziari, rendendola
così effettivamente erogabile. E il governo è stato battuto. Una battaglia
vinta a favore delle famiglie e in particolare della rete delle scuole
paritarie che fa risparmiare allo Stato ogni anno, solo in Veneto, 500 milioni
di euro».
Ecco dunque la verità, con le scuole
paritarie lo Stato risparmia cifre ingenti e il loro sostegno sarebbe un’operazione
molto vantaggiosa per le finanze, un sostegno che potrebbe essere fatto di
esenzione IMU, di esclusione dal redditometro e di detrazione almeno parziale
delle rette versate, fatto di cui si gioverebbero le famiglie, non le scuole.
Invece in questi giorni vengono additate
le scuole paritarie come origine dei problemi per la scuola statale, e così con
provvedimenti penalizzanti si potrà giungere in tempi relativamente brevi alla
chiusura delle realtà più fragili. Potranno invece resistere solo le scuole
dove va chi può spendere cifre rilevanti, sarà allora che la scuola paritaria
per ricchi, quella che adesso è un’eccezione, sarà realizzata.
Anche noi potremo allora avere scuole private per le élite, scuole da
40.000 euro l’anno:
Ecco un altro grappolo di numeri che
fanno riflettere: negli ultimi tre anni cinque super scuole da sole hanno
mandato a Oxbridge (Oxford e Cambridge) più studenti che altri 2.000 istituti
meno blasonati tutti messi insieme. Di queste cinque super scuole, quattro sono
private (Eton, St Paul’s, Westminster e St Paul’s Girls). La retta di Eton (che
è la boarding school più esclusiva del Regno) è sulle 35mila sterline l’anno,
40mila euro. Le altre sono day school di Londra, con tasse scolastiche variabili
dalle 19mila alle 25mila sterline annue (da 23 mila a 30 mila); sport, musica e
attività extracurriculari esclusi.
Una definizione di “Guerra” di Sun tsu, del V secolo a.C. è quella che la
identifica con l’inganno:
Sun-tzu intuì che ingannando l’avversario
sulle vere intenzioni, sui piani, sulle forze e sulle proprie manovre lo si
induce a prendere decisioni sbagliate e quindi a essere sconfitto da se stesso.
Gen. F. Mini – Perché siamo così ipocriti sulla guerra?
Speriamo che la protesta non prenda
direzioni sbagliate, che non porti la scuola verso il punto prefissato da
altri, da chi non vuole che assolva alla sua funzione.
Tratto da Libertà e Persona il 27-11-2012