Che ridere! Botte tra i pm
È meraviglioso vedere, seduto dal divano di casa mia dove mi hanno
relegato, i magistrati litigare come matti sul mio arresto. Eccola la nostra
magistratura mostrare il vero volto
Che ridere. È
meraviglioso vedere, seduto dal divano di casa mia dove mi hanno relegato, i
magistrati litigare come matti sul mio arresto. Una scena esilarante che mi
compensa ampiamente dei torti subiti.
Il povero procuratore
di Milano, Bruti Liberati (che Dio lo abbia in gloria) pur di non mandarmi in
galera l’altro ieri aveva chiesto per me gli arresti domiciliari assecondando
le indicazioni del presidente comunista Giorgio Napolitano, del premier Monti
e del ministro della Giustizia Paola Severino, quella che passa le giornate in
dotti convegni invece di mandare una ispezione ai giudici che hanno firmato la
mia assurda condanna fondata su motivazioni false.
I tre signori, invece
di fare un decreto per riformare la legge (come avrebbero potuto), volevano
così evitare la vergogna mondiale del giornalista innocente al gabbio, pensavano
di chiudere la questione, complice Bruti Liberati, con i domiciliari, condendo
per di più la cosa con la balla della reggia di casa Santanchè alla quale
potevano abboccare solo due gazzettieri amici delle Procure, come Poletti,
della Stampa e Travaglio de il Fatto , entrambi cretini col botto.
Bene, io che non sono
un giurista, già ieri avevo scritto che la decisione era illegale: non ho i
requisiti per andare ai domiciliari, e se si sostiene l’inverso allora
domani mattina migliaia di detenuti nelle mie condizioni devono lasciare il
carcere e tornare a casa, perché la giustizia o è uguale per tutti o non lo è.
Non ho i requisiti
perché la sentenza su di me è roba da pazzi (delinquente abituale, socialmente
pericoloso) e non lascia spazi di manovra in quanto ho rifiutato compromessi (
servizi sociali rieducativi o cose simili). I giudici che l’hanno scritta
hanno osato l’inosabile perché nella loro immensa arroganza pensavano di avere
a che fare con un punching-ball. Le prende ingiustamente e poi si inchina. Illusi.
Inchinatevi voi,quando avrete finito di litigare.
Già, perché ieri è
scoppiata la rivolta contro Bruti Liberati. Prima gli avvocati di Milano
(«liberate dal carcere tutti i nostri clienti che si trovano nelle condizioni
di Sallusti ») poi quella, senza precedenti, dei pm di Milano che hanno
minacciato di mandare sul tavolo del loro capo migliaia di fascicoli di
persone che andrebbero arrestate ma che, seguendo la logica applicata a me,
andrebbero lasciate ai domiciliari. In realtà a loro di quelle persone e
della giustizia non interessa nulla. È solo una guerra interna tra correnti e
personaggi frustrati in cerca di vendette per carriere mancate.
Eccola la nostra magistratura mostrare il vero volto. Ed è davvero un
brutto volto. Povero il giudice di sorveglianza che oggi o domani dovrà
sentenziare definitivamente se confermare i domiciliari oppure dirottarmi in
cella. Scommetto che se ne inventerà di tutte pur di non decidere in questo
clima di odio e veleni e rinviare più in là possibile: il dentista, il saggio
di fine anno della figlia, un terribile mal di pancia. Perché schierarsi
oggi, in assenza di ordini politici altolocati, vuol dire giocarsi la
carriera. Che conta più della giustizia, del mio diritto di sapere una pena
certa, di comportarsi col direttore de il Giornale allo stesso modo di
quanto si sarebbe fatto con un anonimo cittadino. Napolitano, Monti e
Severino, guardate e vergognatevi.
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