LEGGE 40/ Roccella: certi
tribunali non curano gli embrioni, vogliono ucciderli
Eugenia Roccella
venerdì 16 novembre 2012
Per la prima
volta dall'entrata in vigore della legge 40 sulla fecondazione assistita, un
giudice ha riconosciuto il diritto di poter fare la diagnosi preimpianto. Il
Tribunale di Cagliari ha infatti autorizzato una coppia, lei malata di
talassemia major e lui portatore sano, di eseguire il test all'Ospedale
Microcitemico del capoluogo sardo. E, sempre per la prima volta in Italia,
l'ordinanza sancisce che le strutture pubbliche che eseguono interventi di
procreazione medicalmente assistita devono necessariamente dotarsi anche delle
attrezzature necessarie per svolgere la diagnosi preimpianto per le coppie
affette da malattie genetiche. Con questa sentenza, i giudici di Cagliari hanno
sostanzialmente rispettato quella precedente (e già motivo di numerose
polemiche) della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo che, lo
scorso giugno, aveva dato ragione a una coppia italiana (fertile) portatrice
sana di fibrosi cistica, bocciando l'impossibilità di accedere alla diagnosi
preimpianto degli embrioni. IlSussidiario.net commenta quest’ultimo
episodio con Eugenia Roccella, parlamentare del Pdl e redattrice delle linee
guida sulla legge 40, secondo cui la sentenza emessa dal Tribunale di Cagliari
è quanto mai “curiosa”.
Cosa pensa
della decisione del Tribunale?
Bisogna
innanzitutto dire che sono sempre gli
stessi Tribunali ad attaccare la legge 40, dando così l’impressione
all’opinione pubblica che la legge sulla fecondazione assistita sia un
“colabrodo”, facilmente smontabile sotto ogni aspetto. Ma non è affatto così.
Come mai?
Perché stiamo parlando di semplici
Tribunali amministrativi che non modificano affatto la legge ma che si
pronunciano solamente su un singolo caso. Quindi, anche se per questa coppia il Tribunale di
Cagliari ha stabilito che si può procedere con la diagnosi preimpianto,
riguarda solo ed esclusivamente questo caso e non la legge in generale, che
invece resta molto solida ed efficace. Se un’altra coppia volesse accedere alla
diagnosi preimpianto, dovrebbe comunque rivolgersi a un Tribunale
amministrativo. Nonostante i mille attacchi che ha ricevuto, quindi, la legge
40 resiste.
Entriamo nel
merito di quest’ultima decisione.
Questa
“curiosa” sentenza fa riferimento a un particolare articolo della legge, in cui
è scritto che gli operatori devono dare informazioni ai genitori riguardo la salute
dell’embrione. Le modalità con cui però possono essere fatte queste indagini
sull’embrione devono essere indicate dalle linee guida, e qui c’è un problema.
Quale?
Le linee guida della Turco sono
ambigue e non specificano nulla, con la conseguenza che sono soggette a differenti
interpretazioni. Ho personalmente preparato le nuove linee guida che devono
essere rinnovate ogni tre anni, ma dopo aver fatto quasi tutto l’iter per
l’approvazione sono giunte sul tavolo del ministro Balduzzi, dove sostano da circa
un anno. Sarebbe dunque opportuno che il ministro le firmasse o che si
prendesse la responsabilità di modificarle, anche per evitare altre sentenze di
questo tipo.
Cosa può
dirci in particolare della diagnosi preimpianto?
La legge su questo punto è chiara e
dice che le indagini sull’embrione devono essere fatte soltanto a suo
vantaggio. Il problema
è che attualmente non esistono terapie che si possono applicare direttamente
sull’embrione, quindi la diagnosi preimpianto di fatto non viene usata per curare
l’embrione, ma per scartarlo. E’ come se si dicesse che il disabile ha un
minore diritto a vivere, introducendo un pericoloso principio di
disuguaglianza. La sentenza è poi curiosa anche per un altro motivo.
Quale?
Quando sostiene che le strutture
pubbliche che eseguono interventi di procreazione medicalmente assistita devono
dotarsi delle attrezzature necessarie per svolgere la diagnosi preimpianto.
Queste non sono assolutamente
competenze di un Tribunale, perché i requisiti minimi per l’apertura di un centro
PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) vengono stabiliti dalle Regioni,
quindi è incredibilmente insolito che un Tribunale si pronunci anche su questo
aspetto.
Questa
emessa dal Tribunale di Cagliari è solo l’ultima di una serie di sentenze che sembrano
violare la legge 40. Come mai stiamo assistendo a tutti questi casi?
Con questa
domanda andiamo a toccare l'aspetto politico dell’intera vicenda: è infatti
evidente quanto dietro tutto questo vi sia una chiara e forte campagna politica con l’obiettivo di
modificare la legge, almeno nella prassi, ma senza passare dal Parlamento. E’
proprio questa la caratteristica che accomuna tutti i tentativi, e credo sia
inaccettabile non passare attraverso un dibattito e un giusto coinvolgimento
pubblico.
(Claudio
Perlini)
Salomone frainteso
Stamattina ho
sentito alla radio un’intervista a Carlo Flamigni, noto medico nel business dei
figli in provetta, a lode della recentissima sentenza sulla
legge 40 in cui ancora una volta un giudice si è preso gioco del Parlamento,
della sua professione e degli italiani tutti con una sentenza creativa.
Un giorno o l’altro mi spiegheranno perché qualcuno si può permettere di inventare le leggi invece di applicarle. Chiaramente questo tipo di processo rende inutili parlamenti, referendum e anche la volontà degli italiani, a parte uno.
Un giorno o l’altro mi spiegheranno perché qualcuno si può permettere di inventare le leggi invece di applicarle. Chiaramente questo tipo di processo rende inutili parlamenti, referendum e anche la volontà degli italiani, a parte uno.
L’episodio mi ricorda quel fatto narrato dalla Bibbia, in cui il re
Salomone, per capire a chi appartenga realmente un bimbo conteso tra due madri,
ordina di tagliarlo in due e darne una parte a ciascuna.
Salomone giudicava perché era re, ed era
saggio. Tagliare in metà il bambino conteso era un espediente per capire chi
l’amava davvero. Non è che poi si sia fatto.
Qui invece abbiamo una sentenza in cui si vogliono realmente tagliare a metà bambini, e un sacco di false mamme che applaudono.
Qui invece abbiamo una sentenza in cui si vogliono realmente tagliare a metà bambini, e un sacco di false mamme che applaudono.
L’intervista a Flamigni terminava con lui che
invitava ad avere coraggio, a farsi beffe della legge. Oltre che coraggio ci
vuole anche faccia tosta, e il cuore di un uomo con la spada.
Da
quando ci hanno imposto un Presidente della Repubblica comunista, questo è il
minimo da aspettarsi. Prima di tutto si devono creare dei cittadini fedeli al
Paese (non si dica Patria, per carità) con l'imposizione obbligatoria dell'Inno
d'Italia (massonico) cantato all'inizio di ogni lezione; poi si devono avere
cittadini "perfetti", senza tare o difetti fisici (per capirci,
ariani, come sosteneva Adolf). Mala tempora currunt. Per fortuna abbiamo un
Papa che tiene botta e non si lascia impressionare dalle aberrazioni di taluni
e c'invita ad approfondire la nostra fede per una vita, che non necessita di
esami prenatali... (Francesco Pianori)
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