Appello
del Card. Caffarra
Mi sia consentito di esprimere
una mia grave preoccupazione, e fare udire come un vero grido di dolore.
Come sapete, il recente sisma
ha colpito numerose chiese: alcune sono veri capolavori; altre, umili chiese ma
amate e curate. Abbiamo pertanto numerose comunità che non possono usare i loro
edifici di culto, vuoi perché distrutti vuoi perché non sicuri.
I luoghi allestiti sotto
l’urgenza, a causa dell’approssimarsi dell’inclemenza della stagione, a breve
non saranno più o saranno difficilmente agibili. Risultato: comunità private
dei loro luoghi sacri o a rischio di esserlo a breve termine. La prossimità delle
feste natalizie rende ancora più dolorosa la situazione.
Che cosa sta accadendo? Non ci
vengono concessi i nulla-osta per la preparazione di dignitosi pre-fabbricati,
ovviamente a nostre spese. Di conseguenza non siamo nel rischio che numerose
comunità di fedeli a breve termine si potrebbero trovare senza i luoghi di
culto, ma nella certezza del verificarsi di una tale ingiusta situazione.
Privati dell’esercizio di un diritto fondamentale: poter disporre di propri
edifici di culto.
Aspettare che siano agibili le
chiese distrutte o lesionate, significa aspettare mesi o perfino anni: ed
intanto? Dove celebrare funerali eventuali, matrimoni, battesimi; e soprattutto
l’Eucaristia festiva?
Ho ancora troppa stima delle
nostre autorità competenti per pensare che non si rendano conto della gravità,
dell’urgenza e della responsabilità che si assumono anche davanti a Colui che,
giudice di tutti, vede che i suoi fedeli non possono celebrarLo in luoghi
dignitosi.
Non ho alcun potere, se non
quello di farmi voce dolente di tante comunità che potrebbero sentire
aggiungersi amarezza ad amarezza.
+ Card. Carlo Caffarra
10 novembre 2012
L'arcivescovo di Bologna ha
inaspettatamente lanciato un appello che suona anche come giudizio non
propriamente leggero per le amministrazioni emiliane. Per Natale molta gente
delle zone terremotate in Emilia rischia di non poterlo celebrare nemmeno in
qualche decente prefabbricato, perché la burocrazia pubblica - Regione, Comuni
e Soprintendenza - non dà permessi, nonostante mesi di solleciti. Nota bene:
paga tutto la Chiesa. Un assessore regionale s'è affrettato a dire che non è
vero, che si sta lavorando per permetterlo, ecc. ecc. La verità, non detta e
che ci verrebbe smentita, è però un'altra: nell'agenda politica post sisma
(inevitabilmente sempre anche un po’ propagandistica, inutile scandalizzarsene)
le Chiese eran scivolate molto in basso. Il potere locale ha messo prima scuole
(giusto), case e poi, ritardando un po’, le imprese. Sembrerebbe molto
corretto, in un mondo laico e progressista. Il problema vero è che se non c’è
speranza, non c’è benzina e risorse per ripartire e ricostruire, qualunque
pacco di finanziamenti si riesca a rimediare. Ed anche la ricca Emilia ha
dannatamente bisogno di speranza, perché scarseggia. Bene ha fatto Caffarra.
Non si tratta di ritualismo da assicurare. In quella notte riaccade l'annuncio
della più impensabile avventura della storia umana. Che ci crediate o no
(leggere Sartre, il suo racconto di Natale scritto nel lager, per farsene una
idea).
(nota da "clanDESTINO ZOOM)
Nessun commento:
Posta un commento