sabato 17 novembre 2012

VIVERE LA FEDE IN FACCIA AL MONDO

LETTERA DI MONS LUIGI NEGRI AL DIRETTORE DE "ILFOGLIO"

Cl continuerà a vivere la fede  “in faccia al mondo”

Per l’amicizia che ci lega e con la mia consueta libertà di parola intendo intervenire brevemente sulla tua “noterella sui movimenti e la loro nuova scelta religiosa”.

1. La prima osservazione riguarda quelle righe in cui tu sintetizzi questa conversione
spirituale che sarebbe in atto in alcuni movimenti ecclesiali, e, al di là di essi, nella intera chiesa. A un certo punto dici, riferendoti a coloro che starebbero vivendo questa riforma spirituale “… lontani dalle tentazioni della storia e della politica, immersi nella vita dello spirito che ha le sue regole…”.

Non c’è un’immagine più lontana dalla sensibilità e dalla cultura di monsignor Giussani che questa. Egli, attraverso il suo carisma, ha precisamente fatto emergere dalla grande tradizione ecclesiale ambrosiana un avvenimento di popolo, di popolo cristiano, caratterizzato da una fede ecclesiale e dal desiderio di comunicare questa stessa fede agli uomini, dentro le vicende concrete e quotidiane della società.

Questo il messaggio della sua ultima intervista al Corriere della Sera, pochi mesi prima di morire: “Vivete coraggiosamente la fede in faccia al mondo”. Sapeva bene don Giussani, e noi l’abbiamo imparato da lui fin dai primi giorni della nostra amicizia con lui, che il cristianesimo autentico non è mai uno spiritualismo individualistico, pietistico e moralista, che rende sostanzialmente impossibile una presenza visibile e apprezzabile dei cristiani nella vita della società. Non una esperienza “aristocratica”, intellettualistica e moralistica: questo iniziava e favoriva l’inesorabile declino della grande tradizione cattolica che aveva segnato in modo straordinario la vita del nostro popolo e della nostra società. Per Giussani il protagonista della storia è il popolo cristiano: quel popolo che “mangia e beve, veglia e dorme, vive e muore non più per se stesso, ma per Lui, che è morto e risorto per noi”.

2. Nelle ultime righe del tuo intervento dici che sarebbe stato meglio “proiettare la forza dei movimenti novecenteschi sulla scena europea e mondiale, ormai sempre più saldamente occupata dalla spiritualità gay e politicamente corretta, per dire delle cose realistiche, di fede e ragione”. Caro Ferrara, da oltre cinquant’anni è solo questo che abbiamo tentato di fare nella chiesa e nella società. Abbiamo detto cose di fede e di ragione, alla luce del grande magistero di Pio XII e poi di Giovanni XXIII e di Paolo VI fino alla straordinaria esperienza di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. (Perché anche nella interpretazione del Magistero pontificio vale l’ermeneutica della continuità e non quella della discontinuità).
Questo e solo questo è l’esperienza di vita e di testimonianza che abbiamo vissuto di cinquant’anni e che viviamo anche oggi. La storia della vita di Comunione e liberazione è la storia di una realtà ecclesiale:con grandi e quotidiani esempi di quella che il Concilio ha chiamato “la santità comune del popolo di Dio”, e io ho visto e vedo tantissime testimonianze in questo senso. Ma è certamente anche la storia dei limiti e degli errori, che accompagnano inevitabilmente ogni esperienza umana.

Nessuno ha comunque il diritto di leggere in modo esclusivamente negativo la storia di Cl. Lo dico per le centinaia e centinaia e migliaia di persone che si sono aiutate a vivere di fede, che hanno vissuto la loro testimonianza negli ambienti: la loro è stata ed è una vita buona, sacrificata e lieta. Né posso dimenticare, perché i loro nomi e i loro voltimi sono presentissimi alla coscienza e al cuore, quei tanti studenti, liceali e universitari,
massacrati fisicamente nelle scuole e nelle università, nei tempi buidell’extraparlamentarismo violento e dell’iniziale terrorismo, solo per la loro volontà di essere autenticamente cristiani presenti nel loro ambiente e certamente non preoccupati di alcuna “egemonia”.
Questa è la storia cristiana di Comunione e liberazione, della luce di questa storia sono lieto da tanti anni, i limiti di alcuni porto con chiarezza di giudizio e compassione. A nessuno concedo il diritto di criminalizzare questa storia, di cui mi sento orgogliosamente partecipe, oggi ancor più che all’inizio. Con tutta la mia amicizia e con un augurio sincero che tu non cessi la tua grande battaglia per la libertà e la ragione, in questa società così triste e avvilita.

Luigi Negri vescovo di San Marino – Montefeltro 15 nov 2012
IGI NEGRI AL DIRETTORE DE "IL FOGLIO"

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