LO SCONTRO ANTROPOLOGICO FRA GLI STILI AMERICANI DI OBAMA E ROMNEY

Il presidente scherzava, ma nemmeno
troppo. Fra una rapa e un cetriolo si sorprendono a invidiare Liza Ryan, dieci
anni, figlia del candidato vicepresidente dei repubblicani, una che la domenica
mattina imbraccia il suo fucile Remington 700 in versione bambino e va con il
padre per i boschi del Wisconsin a stanare cervi. “Sono anni che mi accompagna
quando vado a caccia – ha detto Ryan – ma finalmente è pronta per sparare anche
lei”. Lui preferisce la caccia con l’arco, pratica primordiale che ha
solleticato la facile ironia dei commentatori italiani, ma è in compagnia di
altri cinque milioni di americani che il fine settimana si presentano nel loro
bosco di riferimento vestiti da Navy Seal con archi in stile Rambo e si
acquattano aspettando la preda. Non serve andare nelle radure del Kansas per
incontrare questi personaggi, basta guidare per venti minuti fuori da
Washington o andare in autobus a City Island, nel Bronx, dove c’è un pub in cui
“friggono tutto tranne i cocktail”, come dice l’agrodolce film con Andy Garcia.
Così, mentre
Michelle e Barack gustano deliziosi sformati di cavolo, ricchi di antiossidanti, Paul e Liza se ne tornano a casa con un cervo o
un paio di tacchini selvatici nel cassone del pick up, sperando che la nonna
abbia già messo sul davanzale qualche apple pie.

I democratici
sperano di brindare alla rielezione con la birra prodotta da Obama alla Casa
Bianca, e nonostante il mormone Romney vada ad acqua minerale, anche
nell’apparato gastronomico dei partiti si scorge il fossato culturale che
separa due idee d’America, due mondi che condividono lo stesso territorio.
E’ la “maggioranza silenziosa” che si
scontra con la “minoranza rumorosa”, secondo una
vecchia espressione rivitalizzata da John Fitzgerald Kennedy e che, per
paradosso, ha fatto la fortuna di Richard Nixon e ora anima la resurrezione di
Mitt Romney.
tratto da "ilfoglio"di Annalena Benini
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