Hollande sogna la “Festa nazionale della laicità”. Il
cardinale di Parigi risponde così: “Non vedo perché si dovrebbero fare
processioni il 9 dicembre in Francia”. I fasti robespierriani e le offensive
ideologiche
C’è già il
testo legislativo pronto per il Parlamento. “Considerando che la laicità è il
principio fondamentale, ciò che ci permette di vivere insieme nel rispetto
delle convinzioni e delle opinioni di ciascuno, si chiede che la Repubblica
francese, come garante della coesione repubblicana, fissi per il 9 dicembre una
Giornata nazionale della laicità”. Se ne farà portavoce il deputato Jean-Christophe
Lagarde, il quale ha già spiegato che tipo di laicità abbia in mente. Non
all’americana, ma alla francese, aggressiva: “La laicità non si basa sulla
tolleranza delle differenze, ma l’uguaglianza dei cittadini”, ha detto Lagarde,
evocando il detto di Jean Jaurès secondo cui “democrazia e laicità sono due
termini identici”.
Il 19
novembre l’Osservatorio nazionale della laicità, la commissione governativa
voluta dal presidente François Hollande, ha spedito sul tavolo dei ministri
competenti un progetto di legge robespierriano che fissa al 9 dicembre la
Giornata della laicità (il 9 dicembre 1905 fu siglata la legge sulla
separazione tra chiesa e stato). Jean-Louis Bianco, presidente
dell’Observatoire, e il segretario Nicolas Cadène, hanno scritto che si deve
partire già dal prossimo mese a celebrarla, in particolare quest’anno verrà
usata per “leggere e spiegare” la Carta della laicità introdotta nelle scuole
dal ministro dell’Istruzione, Vincent Peillon.
Bianco non è
timido nel nominare le cose col loro nome: “Il laicismo è un valore di
emancipazione”, scrive il presidente nel chiedere di accelerare l’approvazione
della giornata laica, ferma al Senato, dove è stata già approvata. Una giornata
della laicità è già celebrata spontaneamente in tutta la Francia, ma adesso se
ne vuole fare una sorta di festa nazionale. Dietro l’iniziativa del 9 dicembre
ci sono associazioni raggruppate sotto il nome di “Collectif laïque”, come la
Fédération Droit Humain, la Ligue de l’enseignement, la Ligue des droits de
l’Homme, la Libre Pensée e la Mémoire de la Commune de Paris, dunque un misto
di umanitarismo militante e di simboli della cultura di sinistra. Fra i nomi di
spicco quello di Marc Blondel, presidente della Federazione nazionale del
libero pensiero.
Si tratta d’istituire una giornata repubblicana del “vivere insieme per condividerla con quelli che non hanno la stessa cultura e la stessa religione”. Blondel, fra gli ispiratori della giornata del 9 dicembre, ha chiarito che laicità non vuole essere libertà religiosa, ma libertà di coscienza, una libertà obbligatoria, inculcata. Il cardinale di Parigi, Vingt-Trois, ha condannato l’iniziativa: “La laicità non è una religione che deve organizzare festività religiose, è un modo di governo, un’organizzazione della vita collettiva e da vivere in maniera positiva, non vedo perché si dovrebbero fare processioni il 9 dicembre in Francia”.
Il calendario è al centro di una offensiva ideologica. “Il calendario francese delle festività è ‘troppo cristiano’”, aveva denunciato Dounia Bouzar, uno dei membri dell’Osservatorio nazionale per la laicità, che ha proposto che nel calendario fossero tolte due ricorrenze, per esempio Ognissanti e la Pentecoste, per sostituirle con la festa ebraica dello Yom Kippur e l’Eid, durante la quale i musulmani celebrano tradizionalmente la fine del Ramadan. A riprova del carattere intimidatorio della nuova laicità francese c’è chi cita una frase pronunciata proprio dal relatore di quella legge del 1905, il socialista Aristide Briand: “Ritengo che il germe di tutte le divisioni tra francesi sia nelle questioni di coscienza”.
Si tratta d’istituire una giornata repubblicana del “vivere insieme per condividerla con quelli che non hanno la stessa cultura e la stessa religione”. Blondel, fra gli ispiratori della giornata del 9 dicembre, ha chiarito che laicità non vuole essere libertà religiosa, ma libertà di coscienza, una libertà obbligatoria, inculcata. Il cardinale di Parigi, Vingt-Trois, ha condannato l’iniziativa: “La laicità non è una religione che deve organizzare festività religiose, è un modo di governo, un’organizzazione della vita collettiva e da vivere in maniera positiva, non vedo perché si dovrebbero fare processioni il 9 dicembre in Francia”.
Il calendario è al centro di una offensiva ideologica. “Il calendario francese delle festività è ‘troppo cristiano’”, aveva denunciato Dounia Bouzar, uno dei membri dell’Osservatorio nazionale per la laicità, che ha proposto che nel calendario fossero tolte due ricorrenze, per esempio Ognissanti e la Pentecoste, per sostituirle con la festa ebraica dello Yom Kippur e l’Eid, durante la quale i musulmani celebrano tradizionalmente la fine del Ramadan. A riprova del carattere intimidatorio della nuova laicità francese c’è chi cita una frase pronunciata proprio dal relatore di quella legge del 1905, il socialista Aristide Briand: “Ritengo che il germe di tutte le divisioni tra francesi sia nelle questioni di coscienza”.
© - FOGLIO
QUOTIDIANO
Nessun commento:
Posta un commento