“IL CRISTIANESIMO È IL PIÙ
GRANDE PROGRESSO DELLA STORIA”
L’ateismo ha trovato la sua prova
definitiva a Stalingrado, dove due filosofie ateistiche si fecero la guerra con
l’intenzione di distruggersi. Non ci fu pietà e tutto ciò che era umano venne
cancellato. Il nichilismo alla fine fu il solo risultato”.
“Le attuali discussioni sulla religione
nascono, da un lato, come una risposta al confronto tra cristianesimo e scienza
e dall’altro lato come una risposta agli attacchi dell’11 settembre”. Si apre così
“The Soul of the World”, il manifesto contro il neo ateismo di Roger Scruton,
docente alla Saint Andrews University, culla di regalità britannica, definito
dal Wall Street Journal “il filosofo più famoso d’Inghilterra”, fondatore della
Salisbury Review (la più prestigiosa rivista del conservatorismo inglese) e
autore di trenta libri, fra cui “The Meaning of Conservatism” (la bibbia della
rivoluzione Thatcher). In uscita per le edizioni di Princeton, il libro di
Scruton ha una tesi esplosiva e apologetica, inusitata nella pubblicistica
filosofica contemporanea: il
cristianesimo è superiore a ogni altra religione, perché per la prima volta
nella storia dell’umanità una religione non è stata incentrata sui sacrifici di
altri esseri umani, ma sull’autosacrificio.
Scruton, qui
a colloquio con il Foglio, è stato spinto all’analisi del meccanismo e del
fenomeno religioso, dai Vangeli a Feuerbach, dal fatto che
Chagall Crocifissione bianca |
“la nostra
situazione attuale è senza precedenti nella storia del mondo. Le società
occidentali sono organizzate da istituzioni e leggi laiche, da usi e costumi
laici, e non c’è, o quasi, accenno al trascendente, sia come fondamento
dell’autorità temporale sia come ultima corte d’appello per le nostre
controversie. Questo stato di cose in sé non è nuovo: era così anche nel XIX
secolo quando coesisteva con una fede ampiamente sentita dalla gente e un
rispettoso scetticismo delle élite. Quello
che invece è nuovo è il diffuso ripudio del sacro, la cacciata delle ombre del
divino dalla vita della città, dalla vita del corpo, dalla vita delle emozioni
e dalla vita della mente. Si deridono relazioni sacramentali come il
matrimonio, che è stato ristrutturato sotto forma di contratto; consuetudini e
cerimonie non hanno più un loro posto nell’esistenza contemporanea e insieme al
sacro svaniscono le virtù dell’innocenza, del rispetto e della vergogna”.
Il desiderio
di sacrificio è radicato nel profondo di ogni essere umano, scrive Scruton. “Ma la grande differenza è tra le religioni
che richiedono il sacrificio di sé e le religioni (come quella degli aztechi),
che richiedono il sacrificio di altri. Se esiste qualcosa che possa essere
chiamato il progresso nella storia religiosa dell’umanità, risiede nella
pretesa morale del cristianesimo, che
ha spostato il sacrificio dagli altri al sé. Il cristianesimo ha
invertito il sacrificio, da allora è stato il sacrificio di sé per gli altri e
non più il sacrificio degli altri per sé. Nel giudicare le religioni siamo
profondamente consapevoli che i sacrifici che richiedono sono i sacrifici degli
altri o i sacrifici di sé. Questo è entrato nella nostra consapevolezza
attraverso le azioni dei ‘martiri’ islamisti”.
Scruton nel
libro scrive che l’islam non è una spiegazione del mondo, della sua creazione e
del suo significato. “L’islam
ha origine in un bisogno di sacrificio e obbedienza. Non c’è dubbio che gli
islamisti abbiano fatto proprie molte credenze metafisiche, tra cui la
convinzione che il mondo sia stato creato da Allah. Ma essi credono anche di
essere stati chiamati a sacrificarsi in nome di Allah, e che le loro vite
avranno acquisito un significato quando saranno state gettate via per amore di
Allah. L’islamismo è dunque un grido
disperato rivolto a Dio perché riveli se stesso, è la speranza di riuscirci
attraverso un numero incredibile di morti”.
Scruton tira
in ballo Jean-Jacques Rousseau per spiegare l’ideologia contemporanea:
“Rousseau ha
eretto un Dio che non è nel mondo, ma rimosso da esso, le cui tracce sulla
terra si trovano in un passato così lontano che ora sono indiscernibili. Questo
spiega lo zelo straordinario con cui i seguaci di Rousseau hanno intrapreso la
loro rivoluzione. La loro era una guerra santa, una guerra contro la superstizione nel nome di Dio. Ma Dio non era
altro che un nome. L’‘Essere supremo’ di Robespierre, la divinità astratta di
Voltaire, tutti questi termini denotano non Dio, ma il buco a forma di Dio che
deve essere riempito da sacrifici umani”. Secondo
Scruton, la moderna bioetica stessa è una forma di sacrificio umano perché
“impegnata nel mantenimento dei vivi a spese dei morti e dei non nati, una
sorta di hubris in cui adesso è l’unico momento che conta. Gli
scienziati stanno tentando di svelare il segreto della creazione, in modo da
prenderlo in carico. Questo progetto, salutato da persone lungimiranti come la
vittoria finale sulla malattia, la sofferenza e la morte stessa, è stato
predetto e respinto da Aldous Huxley nel suo romanzo ‘Brave New World’”.
Il messaggio
di Huxley, spiega Scruton, è davvero religioso: “Se gli
esseri umani riusciranno a svelare il proprio codice genetico, egli predisse, useranno questa conoscenza per sfuggire
alle catene della natura. Ma così facendo, si legheranno a catene fatte da loro
stessi. Le catene della natura sono quelle che Dio ha creato. Esse sono
chiamate ragione, libertà, moralità e scelta. Le catene umane predette da Huxley sono di una composizione molto
diversa: sono realizzate interamente con la carne e i piaceri della carne. Non
c’è sofferenza nel ‘Brave New World’, nessun dolore o dubbio o terrore. Né vi è la felicità. E’ un mondo di
piaceri affidabili da cui sono state bandite ogni speranza e ogni gioia. Gli
abitanti di Huxley sono campioni da laboratorio, non nascono ma sono prodotti,
in conformità con i requisiti di un governo benigno e razionale. Non esiste una
cosa come il successo o il fallimento e tutti sono mantenuti allo stesso
livello di soddisfazione da un sistema di intrattenimento di massa. Solo una cosa
potrebbe distruggere l’equilibrio e questa cosa è la riproduzione sessuale, con
il suo esito genetico imprevedibile. Per evitare questo, le autorità
incoraggiano la promiscuità universale combinata con la contraccezione
universale, assieme alla fornitura sponsorizzata dallo stato di stupefacenti.
Così si mantiene ogni cittadino in uno stato di acquiescente gentilezza. E’ il paradiso degli utilitaristi, in cui il
piacere è stato ottimizzato e il dolore superato. Noi istintivamente rifiutiamo
questa nuova forma di vita come mostruosa, disumana”.
Secondo
Scruton, anche “l’aborto di massa ha reintrodotto i sacrifici umani, ma è
diverso dall’infanticidio con cui si sfamava Moloch con i bambini”. E’ quasi
peggio, dice Scruton: “L’aborto è scelto
per far sì che il volto della vittima non sia più visto da colui che decide”.
Il riferimento di Scruton è al dio a cui venivano offerti i primogeniti per
essere bruciati vivi. Nel libro, Scruton critica la concezione evoluzionistica,
“che ad esempio non spiega il nostro orrore per l’incesto”, oppure che non sa
addurre spiegazioni plausibili sull’origine del linguaggio: “Non sappiamo come
sia nato. Ma sappiamo che il linguaggio ci permette di capire il mondo come
nessun animale potrebbe capirlo. Il
linguaggio ci permette di distinguere la verità e la menzogna, passato,
presente e futuro, possibile, reale e necessario, e così via”. Oppure
l’altruismo: “In tutti i casi l’altruismo nelle persone comporta una sentenza,
ovvero ciò che è male per l’altro è qualcosa di cui ho un motivo per porre
rimedio. E l’esistenza di questo pensiero è proprio ciò che non si spiega con
la teoria che ci dice che l’altruismo è anche una strategia dominante nel gioco
della riproduzione. Negli ultimi due decenni il darwinismo ha invaso il campo delle
scienze umane in un modo che Darwin
stesso avrebbe difficilmente potuto prevedere. Nelle mani dei loro divulgatori,
queste scienze invitano le persone a credere che tutte le peculiarità della
condizione umana abbiano la propria origine nel nostro make-up genetico e che
una scienza completa del gene umano avrebbe mostrato i nostri pensieri e gli
ideali più preziosi. Ma Kant ha ragione,
un essere razionale ha motivo di obbedire alla legge morale a prescindere dal
vantaggio genetico”.
Che cosa ci
rende umani?, si chiede Scruton.
“Il fatto che soltanto noi poniamo
domande. Tutti gli animali hanno interessi, istinti e concezioni. Ma soltanto noi
rifiutiamo di essere definiti dal mondo in cui viviamo. Nei monasteri, nelle
biblioteche e nelle corti dell’Europa medievale, le grandi domande erano
costantemente dibattute. Le persone venivano messe al rogo per le loro domande
e altre attraversavano terra e mare per punire le persone per le loro risposte.
Nel Rinascimento e nell’Illuminismo alle grandi domande sono seguite morte e
distruzione, come nelle guerre religiose e nella Rivoluzione francese. Il comunismo e il fascismo sono iniziati in
filosofia, entrambi hanno portato all’omicidio di massa. La nostra natura
di mettere in discussione sembra avere un costo enorme. Ma dovremmo allora
rinunciare all’abitudine di fare domande? Io credo di no. Sarebbe come smettere
di essere pienamente umani”. E questa sete di domande ha un’origine religiosa,
appunto.
Secondo
Scruton, la religione è, infatti, parte integrante della struttura della mente
umana.
“E’ evidente
almeno da Durkheim che la religione è un fenomeno sociale e che la ricerca individuale di Dio risponde
a un bisogno profondo della specie. Di fronte allo spettacolo delle
crudeltà perpetrate nel nome della fede, Voltaire gridò ‘Ecrasez l’infâme!’.
Schiere di pensatori illuminati lo hanno seguito, dichiarando la religione
organizzata come il nemico del genere umano, la forza che eccita e autorizza
l’omicidio. La religione però non è
la causa della violenza, ma la soluzione a essa. Lo stesso si può dire per
l’ossessione per la sessualità: la religione non ne è la causa, ma un tentativo
di risolverla”.
Anche il
laicismo, dice Scruton, ha una natura religiosa, di sostituto del
cristianesimo: “Dopo un periodo caratterizzato da cinismo e dubbio, la seconda ondata di
secolarizzazione ha dato vita a un bizzarro simulacro della struttura mentale
religiosa. Il nuovo disgusto nei confronti dell’eresia e il desiderio di ortodossia fanno pensare che l’ideologia
laica stia tentando ora di colmare la lacuna lasciata dalla vecchia forma di
appartenenza sociale”. Scruton demolisce i tentativi del nuovo ateismo di
caratterizzare la religione come irrazionale: “L’esperienza del sacro non è un
residuo irrazionale di paure primitive né una forma di superstizione che un
giorno sarà cacciata via dalla scienza”.
Scruton dice
che il volto dell’uomo è il depositario della condizione umana: “Il volto
umano ha una sorta di ambiguità. Esso può essere visto in due modi, come
veicolo per la soggettività che brilla in esso e come una parte del corpo
umano. La tensione qui viene alla ribalta nel
gesto del mangiare, come è stato sostenuto da Leon Kass e Raymond Tallis. A
differenza degli animali, noi non siamo spinti con le nostre bocche verso il
cibo. Eleviamo il cibo verso la bocca, mantenendo la postura eretta che ci
permette di dialogare con i nostri vicini”. Poi c’è il sorriso. “Gli animali non sorridono, nel migliore dei
casi fanno una smorfia. Nessun altro animale ride”.
Soltanto
l’uomo prova vergogna del proprio corpo. “C’è una intuizione importante
contenuta nel libro della Genesi, per quanto riguarda il luogo della vergogna nella nostra comprensione del sesso. Adamo ed Eva hanno mangiato il frutto
proibito, e ottenuto la ‘conoscenza del bene e del male’, in altre parole la
capacità di inventare per sé il codice che governa il loro comportamento.
Si nascondono, coscienti per la prima volta dei loro corpi come oggetti di
vergogna. Questa ‘vergogna del corpo’ è
una sensazione straordinaria che solo un animale consapevole potrebbe avere”.
Scruton
torna, infine, su concetti che aveva già esposto nella sua autobiografia
culturale, “Gentle Regrets”: “Che cosa perdiamo esattamente noi
europei se la religione cristiana si allontana da noi? La gran parte del genere
umano non è in grado di vivere priva di religione, senza smarrirsi nel terribile nichilismo che ha per due volte spazzato
tutto il nostro continente.
L’ateismo ha trovato la sua prova
definitiva a Stalingrado, dove due filosofie ateistiche si fecero la guerra con
l’intenzione di distruggersi. Non ci fu pietà e tutto ciò che era umano venne
cancellato. Il nichilismo alla fine fu il solo risultato”.
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