LUIGI GIUSSANI
La prima domenica di Avvento ci fa iniziare la nuova vita della Chiesa, un
nuovo anno. Un anno ha una importanza grande nella vita, perché nella vita di
anni ce ne sono ottanta, novanta (ottanta nel migliore dei casi e novanta se si
è eccezionalmente fortunati). Di questi ottanta o novanta, quindici, se non
venti, sono persi inutilmente, o pressappoco, sono incoscienti (per chi ha
incontrato la comunità cristiana, invece di venti facciamo diciassette!).
Perciò, un anno ha una importanza grande nella vita. E anche se, da un certo
punto di vista, può sembrare artificioso il dividere il tempo in questo modo,
il dare importanza a questa divisione io credo che sia molto più intelligente
che artificioso. La Chiesa aumenta di molto questa certezza, perché, con l’anno
liturgico, seguendo - almeno per noi del mondo occidentale - i ritmi della
natura e paragonando ai ritmi della natura i ritmi dell’esistenza cristiana
(dell’esistenza cristiana come storia e dell’esistenza cristiana come persona),
ritmando così il suo anno sui tempi della natura, che così immediatamente
simboleggiano e segnano i tempi dell’esistenza personale e i tempi
dell’esistenza storica, veramente la Chiesa fa un’opera pedagogica non
indifferente.
Credo che sia molto importante, realmente, questo momento. È importante, una volta che lo si richiami, molto di più per l’avvenimento d’una coscienza in noi, d’una vigilanza in noi, che neanche per le parole che possiamo sentire su di esso. Qualche parola, però, può aiutare la nostra coscienza. Ma tutto il problema sta nella nostra coscienza.
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Credo che sia molto importante, realmente, questo momento. È importante, una volta che lo si richiami, molto di più per l’avvenimento d’una coscienza in noi, d’una vigilanza in noi, che neanche per le parole che possiamo sentire su di esso. Qualche parola, però, può aiutare la nostra coscienza. Ma tutto il problema sta nella nostra coscienza.
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