di Alfredo Mantovano17-12-2013
RENZI non ha il pregio della precisione. Per questo, nel momento in cui ha
evocato la legge sulle unioni civili come uno dei punti qualificanti per il suo
Pd, non ha specificato quale articolazione dovrebbe avere questa novità (novità
relativa: di pacs e di dico si parla in Italia da un bel po’…). Immaginiamo
allora che Matteo Renzi, appena acclamato segretario dei Democratici, ci
conceda qualche minuto per soddisfare pochi elementari quesiti, sul terreno
dello stretto diritto positivo, e quindi al netto di qualsiasi considerazione –
che pure sarebbe interessante fare – di ordine etico.
La prima domanda sulla quale sarebbe bello che Renzi rispondesse è se è proprio
convinto che le misure che saranno contenute nella proposta di legge da lui
annunciata non siano già previste dall’ordinamento. Provate a mettere su due
colonne, gli uni a fianco agli altri, i diritti di cui oggi in Italia godono i
coniugi e i diritti riconosciuti ai componenti di una unione di fatto:
scoprirete che è più facile dire che cosa è precluso ai secondi rispetto a ciò
che è invece loro riconosciuto; restano fuori soltanto la quota di legittima
nelle successioni, la possibilità di adottare un bambino, la reversibilità del
trattamento pensionistico e qualche incompatibilità a fare da testimone in
giudizio.
Tutto il resto c’è già! E c’è già o per espressa previsione legislativa o per stabile
acquisizione giurisprudenziale. Un solo esempio, che riguarda un argomento
spesso adoperato per invocare la legge sollecitata da Renzi: quello
dell’assistenza sanitaria. L’art. 3 della legge n. 91/1999, Disposizioni in
materia di trapianti e di prelievi di organi e di tessuti, prevede che, “i
medici (…) forniscono informazioni sulle opportunità terapeutiche per le
persone in attesa di trapianto nonché sulla natura e sulle circostanze del prelievo
al coniuge non separato o al convivente more uxorio”. Che cosa vuol dire? Che
il convivente è così coinvolto nelle decisioni sulla salute del partner che
addirittura può esprimere il consenso per il trapianto o per l’espianto di un
organo: e qualcuno pensa che un ordinamento attribuisce a uno dei conviventi
una decisione così impegnativa e complessa sulla persona del partner, poi si
veda preclusa l’assistenza al convivente malato? In base a quale norma o
circolare? Se Renzi trovasse un solo riferimento normativo in senso opposto è
invitato a segnalarlo! Di più: l’art. 4 della Legge n. 53/ 2000 riconosce a
ogni lavoratore il diritto a permessi retribuiti per morte o per grave
infermità del coniuge, del parente entro il secondo grado, e del convivente, realizzando
anche in tal caso la parificazione di quest’ultimo ai familiari.
Potrei continuare, riportando analoghi riferimenti a proposito
dell’iscrizione anagrafica, della successione nella disponibilità
di un alloggio economico popolare e di un alloggio preso in locazione, nella
fruizione dei benefici delle vittime del terrorismo, nell’educazione dei figli,
ma l’elenco è veramente lungo e farei torto alla conoscenza del lettore. E
allora, se questo è il quadro normativo, non è opportuno fornire qualche elemento
di maggiore dettaglio?
A Renzi andrebbe poi domandato se ritiene che la nuova legge debba estendere alla
fruizione del convivente anche parte della quota di legittima nelle
successioni. Sarebbe una ben strana innovazione: avrei pensato che, interessandosi
del tema e nel solco del suo tratto di innovatore, il nuovo leader del Pd
puntasse di più a eliminare del tutto l’istituto della legittima! Oppure ha in
mente di rendere reversibile il trattamento pensionistico? Se così fosse, più
che il Forum delle famiglie andrebbe sentita la Ragioneria generale dello
Stato: nel momento in cui la legge di stabilità recupera 40 milioni di euro
tagliando proprio sul fronte delle pensioni, con lesioni non da poco di diritti
acquisiti, come si esprimerebbe su una simile ipotesi? Quanto alla possibilità
di adottare un bambino, se questo è un obiettivo non è il caso di enunciarlo
con chiarezza, vista la delicatezza della materia?
L’impressione è che Renzi punti anzitutto a un risultato di immagine, che gli permetta di
conseguire una meta finora non riuscita a tanti suoi predecessori. Nel merito,
l’inserimento della formalizzazione delle unioni civili nell’ordinamento
avrebbe da subito l’effetto di rivitalizzare i numerosi registri delle coppie
di fatto aperti in numerosi municipi, finora con scarsa fortuna per il basso
numero di iscritti e per il rilievo giuridico nullo. Nel medio e lungo periodo,
porrebbe le condizioni per giungere al matrimonio fra persone dello stesso
sesso. Avere Renzi puntato più sulle unioni civili che sulla legge anti
omofobia conferma la scaltrezza del personaggio: se quest’ultima ha creato
problemi e divisioni meglio ripiegare sulla prima, che si presenta meglio.
Poiché l’obiettivo è egualmente ideologico, alla scaltrezza del neo segretario
deve seguire l’intelligenza di chi gli chiede di scoprire le carte e di parlare
chiaro e preciso, scendendo nel dettaglio.
Ricordando al sindaco di Firenze che sul tema in Italia altri prima di lui
hanno preso qualche scottatura. Una opposizione sul punto motivata ed
estesa, dentro e fuori il Parlamento, pari per intensità a quella che sta
creando ostacoli e problemi ai promotori della legge sull’omofobia, potrebbe
indurlo a più miti consigli. L’acquiescenza, o addirittura la manifestazione di
interesse, verrebbe scambiata per un via libera. Ancora una volta, la partita
dipende da ciascuno di noi, piuttosto che dal neo leader del Pd.
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