UNO STATO DI DEMOCRAZIA
SOSPESA CON PIENI POTERI AL PRESIDENTE CONTE
C'è il rischio che la crisi
sanitaria ed economica causata dall'epidemia di Covid-19 si trasformi anche
in emergenza giuridica e democratica, a
partire dall'abuso dei Dpcm, decreti ministeriali non aventi forza di
legge, per adottare misure di restrizione delle nostre libertà fondamentali, di
circolazione, riunione e impresa (una delle quali, la quarantena, una vera e
propria forma di detenzione) per le quali la Costituzione prevede
esplicitamente una riserva di legge assoluta.
E quasi quotidianamente purtroppo riceviamo conferme della fondatezza delle
nostre preoccupazioni, come l'assenza di un sia pur minimo coinvolgimento del
Parlamento in un passaggio cruciale come il negoziato che si è svolto questa
settimana all'Eurogruppo sugli strumenti europei da mettere in campo per
affrontare la crisi. La conferenza stampa di venerdì scorso del presidente del
Consiglio Giuseppe Conte rappresenta
purtroppo uno degli episodi più inauditi e allarmanti, ma ogni giorno che
passa confessiamo che è sempre più difficile trovare le parole.
Abbiamo visto un premier con i nervi a pezzi che, nel pieno di una tragedia
nazionale, con alle spalle e ancora davanti una gestione fallimentare
dell'emergenza, dopo una trattativa
persa malamente in Europa, condotta non solo senza mandato ma senza nemmeno
essersi mai presentato in Parlamento per discuterne, utilizza una conferenza stampa, l'ennesimo proclama, per lanciare dito
indice puntato uno scomposto attacco a reti unificate contro le opposizioni.
Ora, sappiamo tutti che è avvenuto non di rado, nel nostro passato recente,
che il premier o esponenti del governo lanciassero degli attacchi o delle
frecciate all'opposizione durante le conferenze stampa istituzionali convocate
per illustrare le loro decisioni e i loro provvedimenti. Vi invito però a riflettere
sul fatto che oggi ci troviamo in un contesto del tutto diverso, imparagonabile
alle situazioni sia pure critiche in cui abbiamo visto svolgersi fino ad oggi
la dialettica politica.
Ci troviamo
con un premier che ha accentrato su di sé un potere enorme, i veri «pieni
poteri», grazie ad una delega in bianco per decreto che gli consente di governare
per Dpcm, come ricordato prima anche per adottare provvedimenti di restrizione
delle libertà fondamentali. Un parlamento convocato a singhiozzo; i nostri diritti politici, di riunione e
associazione, compressi; le opposizioni che non potrebbero nemmeno convocare
una manifestazione; referendum ed elezioni rinviati a data da destinarsi; i cittadini
chiusi in casa, molti dei quali senza alcun reddito; un premier - altra grave
anomalia - che ormai comunica al popolo i suoi provvedimenti per proclami,
giorni e giorni prima che i testi siano disponibili. Abbiamo perso il conto
delle task force e dei comitati di saggi istituiti, con procedure di selezione
dei membri a dir poco opache, tanto da far temere l'esautoramento non solo del
Parlamento ma persino del Consiglio dei ministri.
(…)
Va ricordato tra l'altro che per settimane le opposizioni hanno mantenuto un basso profilo, preoccupate di non
farsi accusare di sciacallaggio, sono rimaste quasi silenti e silenziate, raggirate da una promessa di
collaborazione, auspicata dal capo dello Stato ma anch'egli evidentemente
distratto, che si è rivelata una indecente pantomima. Non solo il governo
non ha accolto alcuna loro proposta, ma non ha nemmeno condiviso minime informazioni
sulle sue strategie, dal contrasto dell'epidemia al negoziato in Europa.
E per oltre un mese siamo stati sottoposti ad una martellante campagna
mediatica «restiamo uniti», «non è il momento di fare polemiche», come se
muovere delle critiche fosse una condotta ormai equiparata a quella del
disertore o del sabotatore. Ma il concetto di «restare uniti» non può essere
tradotto in «noi continuiamo a governare e voi state zitti, altrimenti vi
bolliamo come sciacalli». Il vero sciacallaggio è appigliarsi al «non è il
momento di fare polemiche», è strumentalizzare l'emergenza per delegittimare
chi critica e non assumersi le proprie responsabilità quando si ricoprono
cariche istituzionali.
(…)
Tutto questo
ha un nome: emergenza democratica. Un attacco a reti unificate contro le
opposizioni come quello dell’altra sera, nell'emergenza in cui ci troviamo (lo
ripetiamo: con libertà e diritti politici sospesi), è da caudillo sudamericano.
Il governo è intoccabile, proprio mentre ogni giorno emergono le evidenze della
fallimentare gestione della crisi? La politica è sospesa fino a nuovo ordine? Persino il
direttore del tg di La7, Enrico Mentana, certamente non di simpatie leghiste,
ha espresso il suo disappunto: «Se avessimo saputo che Conte avrebbe fatto un
uso personalistico della conferenza stampa attaccando l'opposizione, non
avremmo mandato in onda quella parte».
Il presidente
Mattarella dovrà decidersi a intervenire, e in fretta, perché finora ha coperto
di tutto, ma proprio di tutto, e il Paese ci sta rimettendo l'osso del collo. A
meno che non abbia già deciso di non farlo…
FEDERICO PUNZI
ITALIA OGGI
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