ASSOLTO IL CARDINALE GEORGE PELL.
IL 7 APRILE
l’Alta corte di Canberra ha assolto il
cardinale George Pell dalle accuse di abusi sessuali. I giudici supremi hanno
così posto la parola fine a una caccia alle streghe che dura da oltre due anni
e che ha fatto scontare ingiustamente all’ex tesoriere del Vaticano già oltre
un anno di carcere.
UN PROCESSO
ASSURDO FIN DAL PRINCIPIO
L’annuncio
è stato dato brevemente dalla presidente Susan Kiefel nell’aula giudiziaria di
Brisbane, con pochissimi giornalisti a causa dell’epidemia di coronavirus,
mentre le ragioni della sentenza saranno disponibili sul sito della
corte. Il processo è statoi costellato di falle e punti oscuri fin dal
principio, come dichiarato anche dai media australiani e internazionali. Pell è
stato condannato in primo e secondo grado per aver commesso abusi sessuali su
due giovani membri del coro nella sagrestia della chiesa di San Patrick, a
Melbourne, al termine di una Messa domenicale nel 1996. Uno dei due ragazzini,
però, prima di morire nel 2014 aveva dichiarato alla madre di non essere stato
abusato.
LA «CACCIA
ALLE STREGHE»
La sentenza
di condanna a carico di Pell a sei anni di carcere è stata emessa in primo
grado nel dicembre 2018 e tenuta segreta fino a marzo a causa di un secondo
processo a suo carico. La giuria popolare che ha preso la decisione si è
insediata solo dopo che una prima non era riuscita a trovare l’unanimità, anche
se 10 membri su 12 erano favorevoli a scagionare Pell. Il verdetto di
colpevolezza è arrivato nonostante oltre 20 testimoni abbiano scagionato
l’allora arcivescovo di Melbourne. Non a caso George Weigel, biografo di san
Giovanni Paolo II e Distinguished Senior Fellow presso l’Ethics and Public
Policy Center di Washington, descrivendo il processo nel dettaglio, ha parlato
di «caccia alle streghe»
Pell è
stato incarcerato nel febbraio 2019 e per oltre un anno ha vissuto in
isolamento, senza la possibilità di celebrare Messa o di recitare il breviario.
Nell’agosto 2019 la sentenza di colpevolezza è stata confermata in appello, ma la corte formata
da tre giudici si è divisa 2 a 1. Proprio gli argomenti usati nella sua relazione
di dissenso dal magistrato Mark Weinberg sono stati fondamentali per
l’assoluzione di stamattina: secondo il giudice, infatti, nel suo caso non
poteva essere emesso un verdetto «oltre ogni ragionevole dubbio», senza contare
che l’onere della prova era stato ribaltato. Motivazioni simili sono state
esposte dal filosofo del Diritto all’università cattolica di Notre Dame, John Finnis.
«GLI ABUSI
ERANO IMPOSSIBILI»
Nonostante
l’enorme pressione mediatica per condannare Pell, c’è chi si è speso anche in
Australia in sua difesa. In particolare Andrew Bolt, autore e giornalista di
Sky News, agnostico e conservatore. «Non è solo improbabile che il cardinale
abbia commesso gli abusi dei quali viene accusato, è letteralmente
impossibile», dichiarava mesi fa a Tempi fornendo
una prova cronometrica della sua innocenza. «Questo processo è un vero
scandalo, una macchia per la nostra giustizia».
LE DOMANDE
RIMASTE APERTE
Ora che il
cardinale è stato assolto, nella consapevolezza che nessuno potrà restituirgli
questi due anni in cui ha ricevuto ingiurie e calunnie irripetibili e ingiuste,
non si può non tornare alle domande che poneva Weigel su Tempi:
«• Perché la polizia dello Stato di Victoria ha
lanciato l’“Operazione Incatenamento” (quella che cercò informazioni su Pell un
anno prima che fosse incriminato, nda)? Di che cosa si discuteva tra la polizia
e l’ufficio del procuratore mentre si svolgeva quella indagine e dopo la sua
conclusione?
• È una pura coincidenza che questa farsa sia iniziata proprio nel momento in cui, nell’ambito del suo lavoro in Vaticano, il cardinale Pell aveva cominciato a scoperchiare una corruzione finanziaria di notevole dimensione? Chi ha tratto beneficio dalla persecuzione di Pell nei torbidi ambienti della finanza internazionale?
• Chi paga per i cartelli stampati in modo professionale che vengono sollevati davanti alle telecamere ogni volta che il cardinal Pell appare in pubblico? Chi organizza le folle all’esterno del tribunale di Melbourne?
• E le risposte a questi tre insiemi di domande si intersecano?».
• È una pura coincidenza che questa farsa sia iniziata proprio nel momento in cui, nell’ambito del suo lavoro in Vaticano, il cardinale Pell aveva cominciato a scoperchiare una corruzione finanziaria di notevole dimensione? Chi ha tratto beneficio dalla persecuzione di Pell nei torbidi ambienti della finanza internazionale?
• Chi paga per i cartelli stampati in modo professionale che vengono sollevati davanti alle telecamere ogni volta che il cardinal Pell appare in pubblico? Chi organizza le folle all’esterno del tribunale di Melbourne?
• E le risposte a questi tre insiemi di domande si intersecano?».
Uscito di prigione il
cardinale Pell ha dichiarato:
«Ho subito una grave ingiustizia alla quale l’Alta
corte ha posto rimedio. Non nutro alcun rancore verso il mio accusatore. Il mio
processo non era un referendum sulla Chiesa cattolica, ma sul fatto se io
avessi commesso questi orribili crimini e io non li ho commessi. Grazie a tutti
quelli che hanno pregato per me: l’unica base per la giustizia è la verità».
Leone
Grotti TEMPI 7 aprile 2020
Nessun commento:
Posta un commento