venerdì 10 aprile 2020

SI PUÒ ANDARE IN CHIESA COME SI VA ALLA CONAD?



Sta vincendo una pseudocultura politica intollerante e autoritaria che, dove è andata al potere, ha sempre proibito ogni manifestazione pubblica della fede, sostituendo le liturgie, le gerarchie, le speranze religiose con altre liturgie, gerarchie, speranze.


Nei giorni scorsi Matteo Salvini è stato duramente attaccato per aver chiesto che, pur con tutte le cautele necessarie, le chiese vengano riaperte ai fedeli per la messa di Pasqua. Quello che ha disturbato di più, non è il rischio contagio che si potrebbe innescare, quanto il fatto che il Capitano, come ha già fatto altre volte, si faccia portavoce di un tradizionalismo religioso inviso a tutta la cultura progressista e anche a molti vescovi. Salvini è tacciato, in sostanza, di strumentalizzare la fede per fini meramente elettorali.

Non ci sono dubbi che la separazione tra la sfera politica e quella religiosa sia uno dei contributi più rilevanti del cristianesimo alla civiltà occidentale (Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio) e che la riduzione della fede a instrumentum regni sia una delle tentazioni più subdole del potere politico, come insegna la storia della chiesa e come conferma l'attuale integralismo islamico.
Ma queste accuse oggi vengono da una cultura politica che, dove è andata al potere, ha sempre proibito ogni manifestazione pubblica della fede, sostituendo le liturgie, le gerarchie, le speranze religiose con altre liturgie, gerarchie, speranze.
La fede è stata al massimo tollerata come forma di sentimentalismo individuale. Ma tutti i tentativi fatti finora per sradicare il senso religioso sono storicamente falliti, perché l'uomo non può fare a meno di interrogarsi sul senso del suo vivere, del suo soffrire, del suo morire e queste risposte non arrivano dalla scienza.
Il tema del rapporto tra fede e politica, pur essendo delicato e complesso, ha infiammato per secoli il dibattito pubblico: se è vero che la prima invocazione del Padre nostro, sia santificato il Tuo nome, chiede proprio di purificare il rapporto con Dio da ogni secondo fine (e tra questi il più pericoloso è proprio la ricerca del potere), è altrettanto vero che la fede cristiana non è riducibile a un'ascesi individuale e non può non incarnarsi in una comunità, con tutto quello che ne consegue in termini di creazione di codici etici e giuridici, gerarchie, liturgie.
Possibile che non si riesca a trovare il modo per consentire a chi vuole di partecipare alla messa, almeno a Pasqua, senza mettere a rischio la salute pubblica, come si fa al supermercato?
Marino Longoni
Da Italia Oggi

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