di Giuliano Ferrara
Tratto da Il Foglio del 18 febbraio 2013
Tratto da Il Foglio del 18 febbraio 2013
Pubblichiamo l'editoriale di Giuliano Ferrara apparso ieri sul Giornale
La poetessa Sylvia Plath, che conosceva l'umanità e se ne doleva, scriveva
che «ogni donna ama un fascista». La Littizzetto, che usa l'umanità per
divertirsi al botteghino delle idee facili, al primo buffetto («Se non ora,
quando?») va dal magistrato a denunciare quello stronzo che l'ha toccata. Io
odio la violenza sulle donne, non sono disposto a perdonarla per alcun motivo,
e per questo non ho mai capito come la sinistra internazionale radical chic
abbia potuto trovare in fondo elegante e amabile («Che peccato, che peccato
quella storiaccia nell'albergo») quel tipo di predatorio, di rapace del sesso,
che è il loro idolo nascosto Dominique Strauss Kahn, mentre ha dannato gli
scherzi da cherubino e le malandrinate cochon del dolce e gentile Silvio
Berlusconi.
Non ho mai capito come possano le varie Littizzetto accogliere senza il
vaglio della loro identità universalistica il particolarismo islamico, la
religione civile fondata sull'esclusione della donna dai diritti non familiari,
e sulla divinizzazione del potere brutale del capo famiglia sulla sua compagna
o sulle sue compagne di sesso femminile, eppoi darsi allegramente alla denuncia
del maschilismo occidentale.
Odio quella violenza, ma anche per le ragioni ora ricordate sento che la
campagna sul femminicidio, come quella sui matrimoni gay, come quella
sull'omofobia, come ieri quella sul diritto di avere figli o sul diritto di
morire, è solo parte di un gigantesco movimento nella direzione del banale
universale che anche in Italia, dove il fondo cristiano-cattolico aveva fino
adesso funzionato da revulsivo, sta per trionfare definitivamente.
Sanremo è stata la prova generale del regime politicamente e
ideologicamente corretto che ci aspetta. Con l'eccezione del grandissimo Tony
Renis e del suo amico Celentano quando ancora era Celentano (ricorderete la
danza provocatoria all'insegna del motto sovversivo da clan a clan: «Anch'io ho
amici criminali»), il Festival della città dei fiori è sempre stato una
cerimonia di cementificazione edificante delle coscienze, un andare a letto
sicuri di essere nel giusto di stato, garantito da mamma Rai. Ieri il giusto
erano i mutandoni delle ballerine, l'innocenza canora di Non-ho-l'età, e altre
bellurie di vario genere; oggi è l'amore gay, con il matrimonio per traguardo,
e la elezione delle donne a idolo della piazza mediatica, ma solo se vittime
virtuali, solo in un simbolo dei buoni sentimenti e dell'edificazione
progressista.
Ma il mondo è più complicato. Il poeta scrittore e artista maledetto Jean
Genet scriveva che «violenza e vita sono pressappoco sinonimi», ciascuno di noi
sa che l'amore non sopporta il controllo di legalità dei chierichetti della
religione di massa del contemporaneo, quelli che stanno sempre a celebrare una
strana e insincera messa cantata all'insegna del bene sociale, ma hanno scarsa dimestichezza
con i concetti di bene e di male morale. L'amore potrà essere indotto a dire
tutti i suoi nomi, anche quelli più risibili che le leggi matrimoniali di nuovo
conio consentiranno ai coniugi omosessuali, ma sarà sempre bene attento a
nascondere la sua realtà. Ma come si fa dopo le omelie banalizzanti di Fazio
& Littizzetto, dopo la prevedibile distruzione di ogni ironia e di ogni
civiltà che si annuncia nel testo di una legge Bersani contro l'omofobia, a
continuare, non dico ad amare in libertà, non importa il sesso dei contraenti
il patto d'amore, ma anche solo a leggere Madame Bovary o Anna Karenina? Come
si fa a far traslucere il mondo di stupidità ipercorretta e poi pretendere di
formarsi categorie adulte, intelligenti, per afferrarlo, per capirlo, per
viverci?
Una donna non si tocca nemmeno con un fiore. Non bastava il proverbiale e
aristocratico e forse patriarcale riconoscimento dello status femminile
assoluto? No, ci voleva il piccolo tribunale di piazza mediatico, ci voleva la
prolusione della bontà socializzata e venduta come un pannolino. Questo ci
voleva per edificare il regime prossimo venturo.
Nessun commento:
Posta un commento