Toccherà anche all’Italia la stessa fine?
La Grecia è definitivamente crollata e quel che in questi giorni si sta
consumando ai piedi del Partenone è un vero e proprio dramma della fame.
Nell’indifferenza generale e nel silenzio dei media, i Greci nelle ultime ore
stanno prendendo d’assalto i supermercati. A compiere tali saccheggi non sono
però delinquenti armati di tutto punto, a rubare nei supermercati sono normali
cittadini i quali non avendo più di che vivere cercano di procurarsi il cibo
come meglio possono.
La rivolta di questi giorni è opera di circa 200 produttori agricoli, ex
proprietari di caseifici, che da padroni della propria azienda sono diventati
impiegati della Müller, multinazionale bavarese, che si è appropriata delle
loro aziende indebitate acquistandole, per pochi euro, grazie al credito
agevolato bancario. Gli ex produttori, inferociti per questo stato di cose, hanno
preso i loro prodotti – 40.000 vasetti di yogurt, l’eccellenza del made in
Greece -, li hanno caricati sui camion e invece di portarli al Pireo, per
imbarcarli verso il mercato continentale della grande distribuzione, li hanno
regalati alla popolazione offrendoli davanti a scuole e ospedali.
Tale forma di protesta esprime un dato di fatto incontrovertibile:
l’economia ellenica, sotto il gravoso debito contratto con la BCE, è
definitivamente crollata e forse non è un caso che Monti, nelle ultime ore,
citi frequentemente la Grecia associandola al populismo di Grillo. No, non è un
caso considerato che la Grecia è vicina all’Italia non solo geograficamente, ma
lo è anche e soprattutto dal punto di vista dell’impostazione politica ed
economica. E’ bene allora avere coscienza di quanto sta accadendo a due passi
dal nostro Paese, nella speranza che possa servire da monito per la scelta da
compiere il prossimo 24 e 25 febbraio.
Nei mesi scorsi l’informazione mondiale ha impostato le notizie sul
ritornello secondo il quale per “la Grecia sarebbe il momento dell’austerità”,
un ritornello tanto semplice quanto falso perché induce a pensare a un popolo
fatto di virtuosi che stringe la cinghia e va avanti, mentre è vero l’esatto
contrario: la Grecia è un paese fallito da tempo. I dati parlano chiaro: la
disoccupazione, in un solo anno, è raddoppiata; droga e prostituzione hanno
invaso le città; 439.000 bambini vivono in condizioni di estrema povertà (molti
dei quali sono sottopeso); il numero di reati e suicidi è aumentato in modo
esponenziale. A fronte di tale drammatica situazione la tanto sbandierata
solidarietà europea pare consistere unicamente in prestiti (ché non si regala
niente a nessuno!) concessi a condizioni draconiane, impossibili da onorare.
Così, dalla manovra finanziaria di quest’anno, ci si attende un’ulteriore
decrescita del 3.8%, un debito che lieviterà oltre il 179% e tagli del welfare
per altri 8 miliardi di Euro. Per il 2013, inoltre, il Pil greco dovrebbe
scendere ancora, toccando – rispetto al 2008 – un calo del 23% (-4,5% rispetto
al 2012).
Di fronte a una situazione del genere a nulla sembrano valere le
osservazione del prof. Hans Werner Sinn il quale, assieme ad altri 50
economisti e supportato da sir Moorald Choudry, al Consiglio d’Europa, alla presidenza
della BCE e all’Ufficio centrale della Commissione bilancio e tesoro
dell’Unione Europea, ha presentato un rapporto urgente dove si sostiene che “la
Grecia deve uscire, subito, temporaneamente dall’euro, svalutando la loro
moneta del 20-30%, pena la definitiva distruzione dell’economia, arrivata a un
tale punto di degrado da poter essere considerata come “tragedia umanitaria” e
quindi cominciare anche a ventilare l’ipotesi di chiedere l’intervento
dell’Onu”.
Insomma, in Grecia dopo 5 anni di recessione è morta la speranza, ma questo
non basta ai burocrati europei per ravvedersi e cambiare rotta. In Europa
l’imperativo continuerà ad essere uno ed uno solo: costruire un nuovo ordine
economico mondiale. Costi quel che costi. La Grecia e i Paesi come la Grecia?
Piuttosto muoiano se non sono in grado di inserirsi in un cambiamento di tale
portata.
Su tutto quanto sta avvenendo in Grecia c’è allora molto da meditare, anche
per quanto riguarda il prossimo futuro della nostra amata Italia.
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