Dualismo
pubblico-privato
Dal punto di vista dell’azione sociale
un primo elemento s’impone con una notevole forza persuasiva. Mi riferisco
all’eclisse di quella concezione adeguata, perché vera, dell’azione umana – e
quindi della filosofia morale, politica, del diritto – per cui ogni azione di
ogni uomo deve essere armonicamente tesa a perseguire la vita buona di tutto l’uomo e di tutto il popolo, senza dualismi e false separazioni
tra dimensione personale e dimensione sociale dell’azione stessa.
Oggi, invece, ci troviamo davanti a
un’immagine dell’azione che divide il «privato» dal pubblico, che contrappone
l’etica pubblica all’etica cosiddetta privata, fedele riflesso della divisione
esistente fra libertà personale e libertà civile e giuridica. Un’etica
pubblica sempre più formale e basata solo sulle norme, dalla quale viene bandita,
come osserva giustamente MacIntyre, la dimensione della virtù, abbandonata al
«privato», al puro arbitrio di un individuo pensato come separato dalla società.
E l’esito è una dialettica insanabile
tra la sfera dell’interesse soggettivo e il campo delle esigenze morali
obiettive, creando un’artificiosa opposizione tra desiderio e compito, tra
volere e dovere. Facciamo qualche esempio. Nell’ambito
della famiglia constatiamo questo dualismo nell’opposizione tra il
desiderio di paternità e di maternità, da una parte, e il figlio come soggetto
personale capace di autonomia socio-giuridica, dall’altra. Il figlio non viene
più considerato come un frutto gratuito dell’amore dei coniugi, bensì come un oggetto sottoposto alla volontà sovrana dei genitori. Sia nella coscienza individuale che nell’immaginario collettivo (come
si vede nelle legislazioni approvate dalle democrazie cosiddette avanzate), il figlio ha perso
rilevanza. Se non è desiderato si ricorre all’aborto. Se invece esistono
problemi per procrearlo, tutto è permesso, purché venga soddisfatto il desiderio
soggettivo dei genitori (basti pensare alla cosiddetta «procreazione
medicalmente assistita» che trasforma il figlio nell’esito di un processo di
produzione).
Un secondo esempio è la dicotomia tra
economia e diritto. Non è necessario fare riferimento al dibattito, presente in
tutte le società occidentali, sullo stato di benessere (Welfare), per riconoscere che
il rapporto fra diritti ed economia sta attraversando oggi un grave conflitto.
Paradossalmente, la riduzione sempre più accentuata dei diritti della persona
alla sfera dell’individuo, conseguenza di una lettura formalistico-kantiana
della regola d’oro «non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te», può
spiegare questo conflitto. Sostenere, infatti, i diritti della persona
svincolando la libertà di coscienza (che si pretende assoluta) dal suo
necessario riferimento alla verità, finisce di fatto col favorire la logica
della riduzione di ogni bene in termini di denaro e di mercato, che diventano
le chiavi per interpretare e soddisfare qualsiasi desiderio-necessità dell’uomo.
In questo contesto, i diritti fondamentali finiscono per essere rilevanti solo
in quanto si riferiscono alle necessità alle quali il mercato è in grado di
rispondere in termini monetari. In questo senso, il conflitto tra economia e
diritti presuppone un’ulteriore radicalizzazione della dicotomia tra libertà
personale e libertà civile, riflesso a sua volta della separazione tra pubblico
e privato.
Dal punto di vista politico, infine, assistiamo alla dialettica tra
forme utopistiche non conclamate (segnate dall’ideologia) e una sorta di
ideologia pragmatica del mercato come modalità di affermazione egoistica
dell’io, del proprio gruppo o lobby, della propria
nazione, del proprio popolo o della propria zona di influenza
mondiale(nord/sud).
Invece l’uomo – in quanto soggetto razionale – tende normalmente ad agire
secondo fini e beni precisi, ai quali si sforza di proporzionare i mezzi.
L’uomo di per sé – al di là dei suoi limiti e delle sue fragilità – tende a una
vita buona.
Senza artificiose separazioni tra privato e pubblico, la vita buona – cui
ogni azione umana è ordinata – deve avere di mira, simultaneamente, tutti i
comportamenti personali e sociali dell’uomo.
Tratto dal libro :Una nuova Laicità" pag. 69
Tratto dal libro :Una nuova Laicità" pag. 69
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