di Andrea Tornielli
Per cercare di comprendere come sarà il pontificato di Francesco, è
illuminante leggere alcuni passaggi dell'intervento che il cardinale Bergoglio
lo scorso 7 marzo tenne alla congregazione generale dei cardinali. Parlò a
braccio, ma il cardinale dell'Avana, Jaime Ortega y Alamino, gli chiese il
testo e si vide recapitare il giorno successivo dal confratello di Buenos Aires
un foglio manoscritto sul quale aveva riportato i punti detti in aula.
«La Chiesa, quando è autoreferenziale, senza rendersene
conto, crede di brillare di luce propria; smette di essere il "mistero
della luna" e dà luogo a questo male così grave che è la mondanità
spirituale (secondo De Lubac, il male peggiore che può colpire la Chiesa). Quel
vivere per darsi gloria gli uni con gli altri. Per semplificare, ci sono due
immagini di Chiesa: la Chiesa evangelizzatrice, che esce da se stessa; la
Chiesa "Dei Verbum religiose audiens e fidenter proclamans" (quella
che "religiosamente ascolta e fedelmente proclama la Parola di Dio",
ndr), oppure la Chiesa mondana che vive in sé, da sé e per sé. Questo deve
illuminare i possibili cambiamenti e le riforme che bisogna fare per la
salvezza delle anime».
Il passaggio più significativo è contenuto
nell'ultima riga. Eventuali cambiamenti e riforme, quelle che tanti porporati
hanno chiesto durante le discussioni prima del conclave, vanno fatte «per la
salvezza delle anime». L'unico scopo, l'unico obiettivo, dell'azione della
Chiesa deve essere quello di raggiungere con il messaggio del Vangelo più
persone possibile, deve essere quello di salvare più anime possibile. Sono
parole che da sole servono a spazzare interpretazioni parziali o interessate
del messaggio del nuovo Papa.
Ha colpito, nella Messa del Crisma che ha celebrato in
San Pietro, l'identikit che Francesco ha tracciato del sacerdote: «Il Signore
lo dirà chiaramente: la sua unzione è per i poveri, per i prigionieri, per i
malati e per quelli che sono tristi e soli. L’unzione non è per profumare noi stessi
e tanto meno perché la conserviamo in un’ampolla, perché l’olio diventerebbe
rancido … e il cuore amaro».
«Il buon sacerdote si riconosce da come viene unto il
suo popolo. Quando la nostra gente viene unta con olio di gioia lo si nota: per
esempio, quando esce dalla Messa con il volto di chi ha ricevuto una buona
notizia. La nostra gente gradisce il Vangelo predicato con l’unzione, gradisce
quando il Vangelo che predichiamo giunge alla sua vita quotidiana, quando
scende come l’olio di Aronne fino ai bordi della realtà, quando illumina le
situazioni limite...».
Il Papa ha messo in guardia dal rischio di «diventare
pelagiani», di «minimizzare il potere della grazia, che si attiva e cresce
nella misura in cui, con fede, usciamo a dare noi stessi e a dare il Vangelo
agli altri, a dare la poca unzione che abbiamo a coloro che non hanno niente di
niente. Il sacerdote che esce poco da sé, che unge poco - non dico “niente”
perché la nostra gente ci ruba l’unzione, grazie a Dio - si perde il meglio del
nostro popolo, quello che è capace di attivare la parte più profonda del suo
cuore presbiterale».
«Chi non esce da sé - ha detto ancora
Papa Bergoglio - invece di essere mediatore, diventa a poco a poco un intermediario, un
gestore. Tutti conosciamo la differenza: l’intermediario e il gestore “hanno
già la loro paga” e siccome non mettono in gioco la propria pelle e il proprio
cuore, non ricevono un ringraziamento affettuoso, che nasce dal cuore. Da qui
deriva precisamente l’insoddisfazione di alcuni, che finiscono per essere
tristi e trasformati in una sorta di collezionisti di antichità oppure di
novità, invece di essere pastori con “l’odore delle pecore”, pastori in mezzo
al proprio gregge, e pescatori di uomini».
Ogni parola e ogni gesto del nuovo Papa rendono evidente
questo cuore. Il cuore di un pastore che va a cercare la pecora smarrita nelle
periferie geografiche ed esistenziali del nostro mondo. E trovandola le dice
anzitutto che è amata da Dio ed è perdonata da Lui se solo si riconosce
bisognosa della sua misericordia.
Andrea Tornielli, vaticanista de «La
Stampa» e nostro collaboratore, è l'autore di «Francesco. Insieme» (Piemme, pp.
182, 12,90 euro), la biografia di Papa Bergoglio. Il volume ripercorre i
momenti salienti dell'elezione di Francesco e i primi passi del pontificato, ma
soprattutto racconta la vita del nuovo Pontefice attraverso testimonianze
dirette di chi l'ha conosciuto.
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