La sinistra ha un disturbo. Bipolare
Non riesce ad
accettare l'esistenza di un polo antagonista da riconoscere come avversario
anziché negare come nemico indegno di stare al mondo
Marcello
Veneziani - Gio, 21/03/2013
La sinistra soffre di un disturbo bipolare. Non riesce ad accettare
l'esistenza di un polo antagonista da riconoscere come avversario anziché
negare come nemico indegno di stare al mondo. L'atteggiamento verso le altre
forze oscilla tra l'annessione e la criminalizzazione: o sei un nostro
affluente inconsapevole o sei il diavolo in persona. Vuoi un rinnovamento? Te
lo diamo noi, gli unici abilitati a farlo. Da qui discende il doppio tentativo
di fagocitare i grillini e squalificare invece il Pdl (con te non parlo).
Magari se la sinistra fosse davvero preoccupata della sua impresentabilità. In
realtà non perdona a Berlusconi di aver vinto più volte e di aver sfiorato la
vittoria. Fosse perdente e remissivo, ci sarebbero meno problemi. Intendiamoci,
sono macroscopici pure gli errori del centrodestra e imbarazzanti le sue
scelte. E non è pensabile un governo Bersani sostenuto anche dal Pdl.
Sarebbe una forzatura e non andrebbe lontano. Alle elezioni non ha vinto
nessuno ed è uscito dalle urne un tripolarismo anomalo e inconciliabile.
L'unica via è un governo istituzionale, non tecnico-bancario (ci basta e ci
avanza un Monti di pietà) ma di personalità eminenti appoggiato da un'ampia
maggioranza trasversale. Un governo col mandato breve o medio, per rivotare con
una nuova legge o governare sul serio. Ma la sinistra non ci sta e alza le
barricate dell'antiberlusconismo. Non ha capito che quella stagione è finita e
il miglior modo per seppellirla è superarla d'ambo i lati, gettando le basi per
una nuova fase.
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