L'inaspettata
rinuncia di Benedetto XVI si è – nella sua prima parte – compiuta, lasciando la
Chiesa in attesa dell’opera dello Spirito Santo e dell’elezione di un nuovo
Pontefice.
Che tempo
è dunque questo, in cui un grande gesto si è compiuto senza che il frutto
ancora si veda?
Il
pensiero va istintivamente al Sabato Santo, a quel giorno strano ed eccezionale
in cui ogni anno le chiese si trovano senza Eucarestia, così come la Chiesa si
trova ora senza Papa.
Anche nel
Sabato Santo, nel primo intendo, c’è stato un grande gesto, un grande sì di
Gesù, la cui obbedienza al Padre si è compiuta totalmente con la salita in
croce. Senza quel sì non ci sarebbe stata la gioia della Resurrezione.
Eppure
Gesù non è risorto subito. Ci ha messo 3 giorni. E ha donato alla Chiesa il
tempodel Sabato Santo.
E’ come se
la Passione e la Resurrezione da sole non bastassero.
Tra loro,
a legarle, c’è un’altra cosa – il tempo, appunto, del Sabato Santo – che non
diluisce né attutisce il dramma e la grandiosità dei due eventi principali della
Salvezza, ma consente di coglierne un aspetto umano e misterioso, utile anche
per vivere questo tempo di sede petrina vacante.
Questo
aspetto è – mi pare – quello della libertà.
Nel Sabato Santo, dopo la
croce e prima della resurrezione esiste solo la libertà di Gesù che è salito
sulla croce confidando nella volontà del Padre. Oggi, dopo la rinuncia del Papa
vecchio e senza avere ancora un Papa nuovo, esiste solo la libertà di Benedetto
XVI che ha
detto sì
alla medesima volontà del Padre.
Le chiese
vuote del Sabato Santo ci invitano e quasi costringono a guardare, a
contemplare la libertà umanissima di Gesù. Analogamente, la Sede vacante ci
invita e quasi costringe ad entrare nel dinamismo della libertà di Benedetto
XVI.
Qual è
l’origine di queste libertà?
Di fronte
a questa domanda la nostra personale libertà può risvegliarsi e rinfrancarsi,
recuperando la propria dimensione autentica, grata per questo incalzare
imprevisto di eventi che – a ben guardarli – sembrano fatti apposta per
ciascuno di noi.
Allora
anche la preghiera per il nuovo Papa non è più dominata dalla paura che i
Cardinali sbaglino la scelta, ma dalla speranza saggiamente incosciente di un
cuore lieto, com’era il mio avvicinandomi alla chiesa il giorno del mio
matrimonio.
Che tempo
è questo, in cui il frutto ancora non si vede? E’ il tempo dei fiori e della
primavera. Godiamocelo.
FRANCESCO ORIOLI
FRANCESCO ORIOLI
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