Nel Vaticano di papa Bergoglio la
confusione è totale. Ogni giorno ce n’è una. Dopo lo sconcertante caso “Leoncavallo
in Vaticano”, ora, con la firma di “Jorge Mario Bergoglio-Papa Francesco”, la
Libreria editrice vaticana pubblica il volume “Interviste e conversazioni con i
giornalisti”, dove vengono raccolte “le interviste rivolte a papa Francesco,
riconosciute e pubblicate come tali dal giornale della Santa Sede L’Osservatore
romano e da altre testate”.
E’
clamoroso e significativo che fra di esse ci siano anche le due con Eugenio
Scalfari perché finora molti le consideravano controverse. Il fatto creerà imbarazzo.
Ricordiamo i loro contenuti più esplosivi.
“NON ESISTE UN DIO CATTOLICO”
Nell’intervista del 1° ottobre 2013,
a proposito dei “mali più gravi” che “affliggono il mondo”, incredibilmente
Bergoglio non parla della perdita della fede, della cancellazione di Dio o
dell’attacco alle basi della morale e della legge naturale.
No.
Dice: “la disoccupazione dei giovani” e “la solitudine dei vecchi”.
Scalfari, stupito, gli fa presente
che questi sono un “problema politico ed economico” che “riguarda gli Stati, i
governi, i partiti e i sindacati”. Il Papa dovrebbe occuparsi di Dio.
Ma Bergoglio ribatte che quelli da
lui enunciati, anche per la Chiesa, sono “il problema più urgente e più
drammatico”.
Poi il passo più dirompente, dove il
papa afferma: “Ciascuno di noi ha una
sua visione del Bene e anche del Male. Noi dobbiamo incitarlo a procedere
verso quello che lui pensa sia il Bene (…). Ciascuno ha una sua idea del Bene e
del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li
concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo”.
Molti hanno osservato che questo
concetto, che nega l’oggettività del Bene e del Male, contraddice tutto il
magistero della Chiesa ed è molto pericoloso perché potrebbe essere usato
perfino da Stalin e Hitler per autogiustificarsi.
Un altro passaggio bergogliano che
ha creato forte disagio: “i Capi della Chiesa spesso sono stati narcisi,
lusingati e malamente eccitati dai loro cortigiani. La corte è la lebbra del papato” (è stato ricordato a Francesco che
lui più di tutti deve guardarsi dalle lusinghe dei cortigiani).
Nell’intervista papa Bergoglio si scaglia poi duramente contro il
“liberismo selvaggio”, ma non pronuncia parole di condanna verso il comunismo e
neanche verso la teologia della liberazione (in entrambi i casi elogia
le persone che hanno professato queste ideologie).
Il
papa argentino condanna inoltre il “proselitismo” cattolico (“una solenne
sciocchezza”) dicendo che “il nostro obiettivo non è il proselitismo, ma
l’ascolto dei bisogni, dei desideri, delle delusioni”.
Al contrario di quanto prescrive
Gesù nel Vangelo: “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli
battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando
loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate” (Mt 28, 19-20).
In un altro passo stupefacente, papa
Bergoglio diceva: “io credo in
Dio. Non in un Dio cattolico, non esiste un Dio cattolico, esiste Dio”.
Strane anche le parole
sull’escatologia dove dice che, dopo la fine del mondo, “la luce di Dio
invaderà tutte le anime” e ripete che “tutta la luce sarà in tutte le anime”.
Quel “tutte” apre qualche
interrogativo, soprattutto se si tiene presente che nel magistero ordinario di
Bergoglio è difficile trovare la parola “inferno” (io non l’ho trovata).
IMBARAZZO VATICANO
Questa intervista, uscita il 1°
ottobre su “Repubblica”, fu ristampata l’indomani anche sull’”Osservatore
romano” e fu collocata nel sito internet del Vaticano.
Qualche coraggioso provò a dar voce
allo sconcerto che era di molti cattolici per quelle parole mai pronunciate da
un papa.
Padre Lombardi tentò di arrampicarsi
sugli specchi dicendo che Francesco non aveva rivisto personalmente il testo,
che tuttavia Scalfari aveva inviato prima della pubblicazione.
Non convinse nessuno.
Il fatto poi che non arrivasse
nessuna smentita precisa e incontestabile alle dichiarazioni più sorprendenti
fece crescere lo sconcerto.
Così, dopo un mese e mezzo, il 15
novembre, fu decisa la cancellazione di quell’intervista dal sito ufficiale del
papa e del Vaticano.
Per l’occasione padre Lombardi tornò
ad arrampicarsi sugli specchi spiegando che “l’intervista è attendibile in
senso generale, ma non nelle singole valutazioni: per questo si è ritenuto
di non farne un testo consultabile sul sito della Santa Sede. In sostanza,
togliendola si è fatta una messa a punto della natura di quel testo. C’era
qualche equivoco e dibattito sul suo valore. Lo ha deciso la Segreteria
di Stato”.
A quel punto perfino “Vatican
Insider”, che è la “curva sud” dei tifosi bergogliani, notò che “in effetti
l’articolo conteneva espressioni difficilmente attribuibili a Papa Francesco”.
Sennonché adesso l’intervista viene
ripubblicata addirittura in un libro del papa. Dunque ora cosa diranno?
Non solo. Gli incontri fra Scalfari
e Bergoglio sono proseguiti. E il 13 luglio di quest’anno su “Repubblica” è
uscita un’altra intervista di Scalfari al papa.
L’IRA DEI CARDINALI
Anche stavolta vi si leggono passi
stupefacenti. Per esempio, papa Bergoglio afferma
che “se (una persona) sceglie il male perché è sicura che da esso deriverà un
bene dall’alto dei cieli queste intenzioni e le loro conseguenze saranno
valutate. Non possiamo dire di più perché non sappiamo di più”.
Poi il papa dice che, a proposito
degli ecclesiastici, “il celibato fu stabilito nel X secolo” (notizia che ha
sorpreso gli storici della Chiesa) e che, per quanto riguarda il matrimonio dei
preti, “ci vuole tempo, ma le soluzioni ci sono e le troverò”.
Infine il passo più esplosivo.
Parlando della pedofilia nella Chiesa, il papa dette una percentuale sbagliata
(in eccesso) e aggiunse che fra questi pedofili ci sono “sacerdoti e perfino
vescovi e cardinali”.
La mattina stessa dell’uscita
dell’intervista, il 13 luglio, pur essendo domenica, pare che alcuni importanti
porporati abbiano telefonato usando parole di fuoco. Così il solito padre
Lombardi si precipitò subito a fare una dichiarazione su quel colloquio
“cordiale e molto interessante”.
Disse: “come già in precedenza in
una circostanza analoga, bisogna far notare che ciò che Scalfari attribuisce al
Papa, riferendo ‘fra virgolette’ le sue parole è frutto della sua memoria di
esperto giornalista, ma non di trascrizione precisa di una registrazione e
tantomeno di revisione da parte dell’interessato”.
Quindi “non si può e non si deve
parlare in alcun modo di un’intervista… Se quindi si può ritenere che
nell’insieme l’articolo riporti il senso e lo spirito del colloquio… occorre
ribadire con forza”, come la volta precedente, “che le singole espressioni
riferite, nella formulazione riportata, non possono essere attribuite con
sicurezza al Papa”.
“In particolare” padre Lombardi
smentì due affermazioni che “non sono attribuibili al Papa. Cioè che fra i
pedofili vi siano dei ‘cardinali’, e che il Papa abbia affermato con sicurezza,
a proposito del celibato, ‘le soluzioni le troverò’ ”.
Lombardi notò che in queste due
affermazioni “attribuite al Papa”, Scalfari apriva le virgolette, ma non le
chiudeva: “dimenticanza” si chiedeva il portavoce vaticano “o esplicito
riconoscimento che si sta facendo una manipolazione per i lettori ingenui?”.
E’ curioso che una parola così
pesante (“manipolazione”) venga usata verso un giornalista che il papa ha
continuato a ricevere più volte. Curioso pure che la smentita sia stata precisa
e dura su punti scottanti, come quello relativo ai cardinali e la pedofilia, ma
non sulle affermazioni di contenuto dottrinale, che sarebbero anche più
importanti.
E ORA ?
Infine, che valore ha questa smentita
di luglio, pur riportata, senza commenti, nell’introduzione del libro firmata
da don Giuseppe Costa, dal momento che adesso il papa ripubblica quelle due
interviste integrali, tali e quali, in un libro con la sua firma?
Può un papa seminare questa confusione
fra i fedeli?
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