la tangente inesistente, le regionali, Cl e quei
magistrati che dovrebbero «pensarci un attimo». Il caso Finmeccanica
Ottobre
10, 2014 Emanuele Boffi
«Il fatto non
sussiste». Così la sentenza su un caso scoppiato a due settimane dal voto
regionale in Lombardia.
Giustizia a
orologeria? «Macché», direbbe Gad Lerner.
I siti di
informazione on line ieri – e oggi sarà interessante verificare cosa
scriveranno i quotidiani cartacei – titolavano: “Fatture false, l’ex
Finmeccanica Orsi condannato a due anni” (corriere.it) e
“Finmeccanica, tangenti AgustaWestland condannati Orsi e Spagnolini a due anni”
(repubblica.it). I
titoli sono giusti, ma la vero notizia è l’altra, colleghi.
Infatti è vero che «l’ex amministratore delegato di Finmeccanica Giuseppe Orsi e l’ex ad di Agusta Westland Giuseppe Spagnolini sono stati condannati a due anni (pena sospesa) dal tribunale di Busto Arsizio» per false fatture, ma la parte più succosa dell’inchiesta, e cioè l’accusa a Orsi di corruzione internazionale (leggi: tangenti), bè, per quella «il fatto non sussiste». Ripetiamo: il fatto non sussiste. Se permettete, colleghi, è questa la notizia, visto che era su questo capo d’imputazione che il pm Eugenio Fusco aveva puntato, chiedendo sei anni per Orsi e cinque per il suo successore Spagnolini.
AFFARI IN FUMO. E’ questa la notizia soprattutto
alla luce del gran polverone che su questa vicenda è stato sollevato e che ha
avuto non piccole conseguenze economiche. Giusto per farvi capire: la mattina
in cui fu arrestato Orsi e messo ai domiciliari Spagnolini, sui giornali
si scrisse che era stata pagata una tangente da 51 milioni di euro al
governo indiano per la vendita di 12 elicotteri. Conseguenza? L’India
bloccò tutto (e quel furbone di Hollande si
inserì nell’affare).
Insomma, ci siamo giocati il primo mercato su cui faceva affari Finmeccanica (uno dei nostri pochi gioielli industriali). Che l’India fosse il nostro primo mercato non lo diciamo noi, ma il Sole 24 Ore che, guarda caso, proprio il giorno dell’arresto di Orsi se ne usciva in edicola con un’intervista a Massimo Pugnali, senior vice president per market e business development di Finmeccanica, che dichiarava: «Quello indiano è ormai il nostro primo mercato al di fuori di Italia, Regno Unito e Stati uniti, che noi consideriamo “domestici”». Secondo un grafico pubblicato quel giorno dal Sole, si stimava che entro il 2020 il settore della Difesa indiano avrebbe potuto arrivare a valere 75 miliardi di dollari. Avrebbe potuto, però.
Insomma, ci siamo giocati il primo mercato su cui faceva affari Finmeccanica (uno dei nostri pochi gioielli industriali). Che l’India fosse il nostro primo mercato non lo diciamo noi, ma il Sole 24 Ore che, guarda caso, proprio il giorno dell’arresto di Orsi se ne usciva in edicola con un’intervista a Massimo Pugnali, senior vice president per market e business development di Finmeccanica, che dichiarava: «Quello indiano è ormai il nostro primo mercato al di fuori di Italia, Regno Unito e Stati uniti, che noi consideriamo “domestici”». Secondo un grafico pubblicato quel giorno dal Sole, si stimava che entro il 2020 il settore della Difesa indiano avrebbe potuto arrivare a valere 75 miliardi di dollari. Avrebbe potuto, però.
PENSARCI UN ATTIMO. Quando ha saputo dell’assoluzione,
Orsi ha dichiarato: «Finisce un incubo. Non ho mai corrotto nessuno. E’ vero
che i magistrati si dovrebbero occupare dei reati e non delle loro conseguenze,
ma in alcuni casi i pm ci dovrebbero pensare un attimo”.
Ora, scrive serafico il sito di Repubblica «la notizia potrebbe essere positiva anche per la stessa Finmeccanica. Il governo indiano aveva bloccato tutti i contratti e la consegna degli elicotteri dopo l’avvio dell’inchiesta. Ora, la società italiana, caduta l’accusa di corruzione internazionale, potrebbe chiedere a New Delhi di rivedere la sua decisione. Anche perché l’India finora ha ottenuto di escutere fidejussioni per circa 225 milioni e si è tenuta i primi tre elicotteri, che valgono circa 37 milioni di euro l’uno». Già, la notizia potrebbe “essere positiva”. Ma quanto tempo è stato perso e quanti affari rovinati per un’inchiesta che i quotidiani (Repubblica in testa) hanno cavalcato con titoloni cubitali? Solo questo giornale e pochi altri hanno sollevato qualche dubbio.
LA TANGENTE A CL. A proposito di titoloni, c’è ancora
un piccolo particolare da far notare. Per mesi i quotidiani sono andati avanti
a scrivere che quei soldi sarebbero finiti nelle tasche della Lega e del
«partito di Comunione e liberazione». L’accusa, in sé, era insussistente, come
vi facemmo già notare qui, dopo aver letto l’ordinanza.
Eppure si è continuato a scrivere della «tangente a Cl», fregandosene anche
delle reiterate lettere di smentita del
capo ufficio stampa del movimento, Alberto Savorana. Ma sai com’è, in quei mesi
in Lombardia si votava per le regionali. Orsi fu arrestato il 12 febbraio, il
24 e 25 si votò. Giustizia a orologeria? «Macché», come scrisse Gad
Lerner.
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