L'ARCIVESCOVO
DI TRIESTE GIAMPAOLO CREPALDI, GIUSEPPE PELLEGRINI, VESCOVO DI
CONCORDIA-PORDENONE, ANDREA BRUNO MAZZOCATO, ARCIVESCOVO DI UDINE, PRENDONO
POSIZIONE CONTRO I SINDACI CHE HANNO APERTO ALLE COPPIE GAY.
«Nelle nostre Diocesi abbiamo splendide famiglie
cristiane che hanno fondato il loro amore sulla grazia del sacramento e, confidando in Dio, si conservano indissolubilmente fedeli e aperte a generare nuove
creature. Esse sono un Vangelo vivente che diffonde la speranza
che è possibile superare la diffusa fragilità affettiva e maturare la forza di
donarsi reciprocamente per tutta la vita (Relatio Synodi, 10). Queste famiglie
ci impegneremo ad amare e a sostenere in ogni modo perché sono, da tutti i
punti di vista, un patrimonio
per la Chiesa e per tutta la società».
«In
questo contesto non possiamo nascondere la sofferenza per certi travisamenti della realtà della
famiglia e del matrimonio recentemente sostenuti da
rappresentanti di istituzioni pubbliche. Ci riferiamo, in particolare, ai sindaci di alcuni comuni italiani
che hanno dato vita ad iniziative
non rispettose degli ambiti del loro potere, finalizzate alla
trascrizione nel registro dello stato civile di un matrimonio tra persone dello
stesso sesso celebrato
all’estero. Tali iniziative hanno lo scopo di forzare la legislazione nazionale sui temi relativi ai cosiddetti “nuovi
diritti” e l’intento di condizionare l’opinione pubblica. Nei giorni scorsi un
simile orientamento è stato concordato anche dai comuni di Pordenone, Udine e
Trieste. Da più parti è già stato messo in luce che i provvedimenti di
un’amministrazione comunale non possono debordare l’ambito loro proprio e porsi
in contrasto con le leggi vigenti. Come Vescovi delle Diocesi in cui sono
presenti i comuni sopra citati, più che per gli aspetti tecnici che lasciamo
valutare prudentemente ad altri, siamo preoccupati per le questioni di
sostanza. La legalità, di cui una
comunità ordinata vive, ha molti aspetti che riguardano il bene comune. La pace
è sempre tranquillitas ordinis, la tranquillità dell’ordine. Nel disordine non
c’è pace e non c’è bene comune. Chi ha dei ruoli pubblici, come è il caso dei
sindaci, ha in ciò una responsabilità maggiore di altri, proprio in quanto
investito di un potere pubblico in ordine al bene comune. Il potere deve essere
sempre responsabile se vuole essere autorevole e non arbitrario».
«Non si può, poi, in nome
della difesa dei diritti di qualche cittadino snaturare il concetto di famiglia accolto nella Costituzione italiana. I diritti fondamentali della
persona vanno indubbiamente rispettati, ma senza estendere la legislazione
familiare e matrimoniale a relazioni
affettive e sessuali che, per natura loro, famiglia e matrimonio non sono.
Su un tema tanto delicato e decisivo per il futuro della società, ci sembra che
le argomentazioni addotte dai responsabili delle amministrazioni comunali
interessate, siano superficiali
e ambigue».
«Ci
permettiamo, inoltre, di farci interpreti di tante famiglie che continuano a
lottare contro una pesante
precarietà economica e lavorativa. Grazie alla loro forza di
coesione e di solidarietà esse stanno dando a tutta la società un decisivo contributo
per reggere in questa prolungata crisi. Aggiungiamo, poi, che “i fattori di
ordine economico esercitano un peso talvolta determinante contribuendo al forte calo della natalità che indebolisce il tessuto sociale,
compromette il rapporto tra generazioni e rende incerto lo sguardo sul futuro”
(Relatio Synodi, 57). È sotto gli occhi di tutti quanto la denatalità sia una
delle più preoccupanti emergenze
anche dei nostri territori. Per questi motivi le esigenze delle
famiglie dovrebbero essere collocate tra i primi posti dell’agenda
dei nostri amministratori nei quali vorremmo vedere maggiore convinzione nel
promuovere politiche più incisive a favore della famiglia».
«Siamo
coscienti che i punti toccati esigerebbero più approfondite argomentazioni, non
compatibili con questo breve messaggio. Tuttavia, li offriamo come stimolo a
promuovere una pastorale familiare sempre più convinta e ricca nelle nostre
Chiese diocesane. Con questo Messaggio - conclude il comunicato - intendiamo,
inoltre, rinnovare la nostra piena disponibilità a confrontarci con tutti sulla
base dell’onestà intellettuale e del principio intangibile del rispetto della
persona nella sua identità naturale. Non possiamo rassegnarci perché troppo decisivi e preziosi sono la
famiglia e il matrimonio anche
nei nostri contesti umani, culturali e sociali e vivi restano nelle autentiche
aspirazioni dei giovani. Mentre vi assicuriamo la nostra preghiera, a tutti
vogliamo far giungere la nostra benedizione».
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