“Può esserci più
amore cristiano in una coppia irregolare che in una sposata in chiesa"
Parla padre Adolfo Nicolas, superiore generale dei gesuiti, il “papa nero”
che guida 18mila religiosi sparsi in 112 nazioni
GIACOMO GALEAZZI
CITTA’DEL VATICANO
CITTA’DEL VATICANO
“Può esserci più amore
cristiano in un’unione canonicamente irregolare che in una coppia sposata in
chiesa”. Padre Adolfo Nicolas, superiore generale dei gesuiti, attraversa a
piedi l’ingresso vaticano del Petriano con la borsa nera in mano: sul bavero
del clergyman la traduzione araba del motto assegnato da Sant'Ignazio di Loyola
alla Compagnia di Gesù: “Per la maggior gloria di Dio”. Il “papa nero” che
guida 18mila religiosi sparsi in 112 nazioni riscontra che “Il Sinodo sta
completando il Concilio”.
Sarà
aggiornata la morale familiare?
“La discussione, libera e franca, si
sta indirizzando verso il cambiamento, l’adeguamento pastorale alla mutata
realtà dei tempi odierni. E’ un segno epocale perché invece in questi anni
ci sono state forze che hanno tentato di
riportare indietro la Chiesa rispetto alla grande stagione conciliare”.
E per
la comunione ai divorziati risposati?
“Non si può impedire al Sinodo di discuterne come vorrebbe qualcuno. I
vescovi non sono stati convocati per ribadire idee astratte a colpi di
dottrina, bensì per cercare soluzioni a
questioni concrete. Significativamente il Papa e molti padri sinodali hanno
fatto riferimento nei loro interventi ai testi del Concilio. Ad esprimersi è
quella la Chiesa in ascolto dello
spirito che anche il cardinale Martini ha auspicato fino alla fine della
sua vita”.
I
conservatori parlano di dottrina in pericolo…
“E’ sbagliato assolutizzare. Prendiamo il caso delle unioni di fatto. Non è
che se c’è un difetto tutto è male. Anzi c’è da qualcosa di buono laddove non
si fa male al prossimo. Francesco lo ha ribadito: “Siamo tutti peccatori”. Va
alimentata la vita in ogni campo. Il
nostro compito è avvicinare la gente alla grazia, non respingerla con i
precetti. Per noi gesuiti è prassi quotidiana. Lo sa bene l’Inquisizione”.
In che
modo?
“Il nostro fondatore Sant’Ignazio è stato sottoposto per ben otto volte
all’esame dell’Inquisizione dopo aver parlato di ascolto dello Spirito. Allora come oggi per noi conta più lo
Spirito perché viene da Dio rispetto alle regole e alle norme che invece
sono opera degli uomini. Alla morale familiare e sessuale servono dolcezza e
fraternità. Non si tratta di dividere ma di armonizzare. Non si può evangelizzare le persone a
colpi di Vangelo. Solo la scelta di concentrarsi su Cristo mette al
riparo dalle sterili dispute, dalle controversie ideologiche astratte. Le
lacune e le imperfezioni non inficiano l’interezza dell’evoluzione della
famiglia nella società degli ultimi decenni. Se c’è qualcosa di negativo, non
significa che tutto è negativo”.
NOTA DEL BLOG
Penso
che più o meno tutti conosciamo coppie che convivono che sono ottime persone,
sappiamo che esistono matrimoni celebrati col cuore che valgono di fronte a Dio
.
Allora,
dove sta la novità di queste parole?
Sta nella confusione tra
pastorale e dottrina, tra persona e legge, tra peccatore e peccato.
Si descrivono singole
situazioni eccezionali e si guarda alla legge, così che in nome dell'eccezione
si vuole rifondare la regola.
Ma
questo strabismo è un errore diabolico che semina confusione e divisione.
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