Mi si piazza davanti, a pochi centimetri, faccia a
faccia, e tira fuori nervosamente un libriccino rosso. Le mani gli
tremano leggermente mentre lo apre al primo capitolo. Sorrido tra me. Non c’è
niente da avere paura, vorrei dirgli. Capisco che comunque ci voglia un certo
coraggio. Quantomeno a non seguire la massa degli altri contromanifestanti, che
dietro le transenne a un paio di metri da me scandiscono cori e parole non
proprio affettuose.
Se
la precedente “veglia” delle sentinelle in piedi era
andata abbastanza liscia, questa volta non è così. Il centro è chiuso, domenica
ecologica, ho dovuto lasciare la macchina a quasi due chilometri. Così arrivo
in ritardo di un paio di minuti. Ed ho il mio daffare a cercare di entrare in
Piazza Carignano.
Sembra proprio una cittadella assediata, con le
sentinelle sugli spalti e l’orda di zombie alla Romero che tenta di sfondare le
transenne. La polizia ha il suo daffare a tenere indietro i più esagitati,
esaltati dai flash dei giornalisti. Io dopo un po’ riesco ad entrare, dalla
parte opposta rispetto all’epicentro dei contestatori. Meno male che ci sono i
fotografi a fare da cordone a quelli che vogliono scavalcare…
Le parole megafonate mi giungono un po’ distorte. Si riesce a distinguere una sequela di contumelie quasi ininterrotta nei confronti di questa o quella sentinella, con particolare predilizione per gli insulti scatologici. Tutte le possibili variazioni e usi degli escrementi…ogni pochi minuti parte un coro di vergogna, vergogna nei nostri confronti.
Le parole megafonate mi giungono un po’ distorte. Si riesce a distinguere una sequela di contumelie quasi ininterrotta nei confronti di questa o quella sentinella, con particolare predilizione per gli insulti scatologici. Tutte le possibili variazioni e usi degli escrementi…ogni pochi minuti parte un coro di vergogna, vergogna nei nostri confronti.
Rimproverano alle sentinelle l’uso di terreno
pubblico. Insultano la polizia che impedirebbe a loro di manifestare
liberamente, ovvero non li lascia entrare in contatto diretto con coloro che
stanno in piedi, silenziosi, a leggere. E’ chiaro che cercano la reazione, la
rissa che li legittimerebbe, dimostrerebbe il nostro odio. Falliscono.
Non riesco a sentire bene, non è neanche che mi interessi più di tanto. I contromanifestanti più vicini a me provvedono con le loro parole, non amplificate ma più dirette, a erudirmi sulla mia ignoranza, il mio aspetto fisico, il mio stato mentale, sulla necessità che io torni in chiesa invece di stare con gli altri clericofascisti lì a odiare.
A verrebbe tanto da dire: ma che odio? Aprite gli occhi, aprite le orecchie: chi sta odiando chi, chi sta insultando chi? Chi sta in silenzio, chi sbraita? Chi sta fermo, chi cerca di rompere gli sbarramenti? Chi cerca di esprimere il suo pensiero, e chi cerca di impedirlo?
Non riesco a sentire bene, non è neanche che mi interessi più di tanto. I contromanifestanti più vicini a me provvedono con le loro parole, non amplificate ma più dirette, a erudirmi sulla mia ignoranza, il mio aspetto fisico, il mio stato mentale, sulla necessità che io torni in chiesa invece di stare con gli altri clericofascisti lì a odiare.
A verrebbe tanto da dire: ma che odio? Aprite gli occhi, aprite le orecchie: chi sta odiando chi, chi sta insultando chi? Chi sta in silenzio, chi sbraita? Chi sta fermo, chi cerca di rompere gli sbarramenti? Chi cerca di esprimere il suo pensiero, e chi cerca di impedirlo?
Invece taccio, e leggo. Ad occhio siamo un duecento,
forse più, altrettanto quelli fuori. Che fanno cordone, “spiegando” a loro modo
alla gente chi siamo. Sì, ci sarebbe da dire a quei passanti: ma non vedete?
Usate la testa!
Anche
il ragazzo davanti a me legge. Il libretto che ha in mano è di Pasolini. Da
fuori lo insultano: ma come, leggi Pasolini e sei lì dentro? E lui a spiegare
che sì, ha un libro, è dentro, ma è al contrario, si oppone. Gli sussurro: “Io
l’avevo capito”. Alza la testa, come stupito del mio sorriso.
Lui mi chiede: “Posso domandarle una cosa?” E io, “Ma certo, tra un quarto d’ora, alla fine della veglia”.
Torniamo alla lettura, tra il clamore assordante di chi è incapace di guardare in silenzio e dimostra efficacemente perché siamo lì. Fossi negli organizzatori mi congratulerei con gli oppositori per averlo reso così immediatamente evidente. Ancora una volta, a chi vuole sentire e vedere, non a certi giornalisti.
Lui mi chiede: “Posso domandarle una cosa?” E io, “Ma certo, tra un quarto d’ora, alla fine della veglia”.
Torniamo alla lettura, tra il clamore assordante di chi è incapace di guardare in silenzio e dimostra efficacemente perché siamo lì. Fossi negli organizzatori mi congratulerei con gli oppositori per averlo reso così immediatamente evidente. Ancora una volta, a chi vuole sentire e vedere, non a certi giornalisti.
La
veglia finisce, Il mio dirimpettaio mi dice “Ho scelto lei perché ha l’aspetto
di uno che ha dei figli, dei nipoti…”
“Ah, non sono così vecchio!”
“Come zio…”
“Va bene, quello sì…”
“Pensi se i suoi figli crescessero nell’odio e nella paura che sono rivolti a noi. Questo volevo dirle.”
Vuole offrirmi il suo libro, ma gli dico che Pasolini già lo conosco e l’apprezzo. Fa per andarsene, gli offro la mano che stringe un po’ stranito. Gli chiedo se vuole parlare ancora un po’, ma mi saluta e va via. Accidenti, avrei dovuto citargli quei versi di Pasolini che conosco a memoria, quelli che fanno
“Ah, non sono così vecchio!”
“Come zio…”
“Va bene, quello sì…”
“Pensi se i suoi figli crescessero nell’odio e nella paura che sono rivolti a noi. Questo volevo dirle.”
Vuole offrirmi il suo libro, ma gli dico che Pasolini già lo conosco e l’apprezzo. Fa per andarsene, gli offro la mano che stringe un po’ stranito. Gli chiedo se vuole parlare ancora un po’, ma mi saluta e va via. Accidenti, avrei dovuto citargli quei versi di Pasolini che conosco a memoria, quelli che fanno
“(…) vi troverete vecchi senza l’amore
per i libri e la vita:
perfetti abitanti di quel mondo rinnovato
attraverso le sue reazioni e repressioni, sì, sì, è vero,
ma sopratutto attraverso voi, che vi siete ribellati
proprio come esso voleva…
oh sfortunata generazione
piangerai, ma di lacrime senza vita
perché forse non saprai neanche riandare
a ciò che non avendo avuto non hai neanche perduto“
perfetti abitanti di quel mondo rinnovato
attraverso le sue reazioni e repressioni, sì, sì, è vero,
ma sopratutto attraverso voi, che vi siete ribellati
proprio come esso voleva…
oh sfortunata generazione
piangerai, ma di lacrime senza vita
perché forse non saprai neanche riandare
a ciò che non avendo avuto non hai neanche perduto“
Avrei dovuto chiedergli se aveva visto in me davvero
quell’odio che si aspettava di trovare. Se gli slogan dei suoi compagni non gli
facevano venir domande, vacillare certezze. Ma è già andato. Posso solo sperare
che ripenserà a quanto successo.
A chi davvero odiava.
la Polizia ci fa uscire velocemente dalla piazza perché “non è in grado di garantirci l’incolumità”. I contestatori srotolano il loro striscione: “L’amore è inarrestabile”, dicono.
Ma il loro sembra tutto tranne che amore.
A chi davvero odiava.
la Polizia ci fa uscire velocemente dalla piazza perché “non è in grado di garantirci l’incolumità”. I contestatori srotolano il loro striscione: “L’amore è inarrestabile”, dicono.
Ma il loro sembra tutto tranne che amore.
Nessun commento:
Posta un commento